La supercasta dei Notai
05/11/2012 di Tommaso Caldarelli
Gli ordini professionali sono una delle istituzioni più gattopardesche d’Italia: nel senso che si parla sempre di come sarebbe opportuno metterci mano, riformarli, cambiarli, e poi non succede, tradizionalmente, quasi niente. Principalmente perché queste lobby sono in grado di influenzare il gioco politico grazie alla loro potenza ed evitare qualsiasi riforma metta mano alla loro rendita di posizione.
L’ITALIA DELLE PROFESSIONI – In una precedente inchiesta pubblicata su queste pagine abbiamo indicato la stranezza di un ordine professionale italiano: quello dei dottori commercialisti. Curiosa professione, praticamente unica nel panorama europeo e occidentale, in cui lo stesso soggetto calcola la base imponibile e calcola anche la quantità di tasse che il soggetto deve pagare allo Stato; proponendo poi il tutto all’amministrazione che controlla, verifica ed eventualmente contesta. C’è un’altra professione, in effetti, che svolge un compito centrale nella dinamica economica quotidiana italiana, compito talmente forte ed articolato da non avere pari ed eguali nella legislazione dei paesi affini al nostro.
COMPITI DI RESPONSABILITA’ – E’ quello del notaio. La firma del notaio in Italia è necessaria per dare validità ad una serie di atti importantissimi, quelli pubblici per l’esattezza; è dunque pubblico ufficiale a pieno titolo, in grado di attribuire pubblica fede agli atti firmati in sua presenza, che così saranno incontrovertibili se non tramite querela di falso andata a buon fine. Ma come spiega chiarissimamente il sito Notariato.org, accanto alla veste di certificatore di pubblica fede il Notaio è anche libero professionista, dunque consulente, esperto, e onerato del funzionamento finanziario del suo studio. E’ proprio in quest’ibrido che nasce la lobby: compiti importantissimi, come quelli della certificazione dell’atto con fede pubblica; organizzazione interamente privatistica.
PRIVILEGIUM – Un privato dunque che agisce per nome dello Stato, offre servizio pubblico e dunque, fra le altre cose, è ad esempio strettamente contingentato dal ministero della Giustizia, in rapporto proporzionale con la popolazione (un notaio ogni 7mila abitanti). Michele Ainis, noto giurista di Diritto Costituzionale, ha pubblicato Privilegium, un viaggio nell’Italia delle rendite di posizione, delle prebende, dei privilegi; l’Espresso di questa settimana pubblica per intero uno stralcio del libro di recente uscita interamente dedicato ai notai e alle caratteristiche del loro operato, evidenziando l’unicità di alcune caratteristiche di questo pubblico ufficiale genuinamente italiano.
UNA STORIA IMPORTANTE – L’origine del mestiere di notaio in effetti è interamente italiana, perché dopo la caduta dell’Impero Romano i sistemi giuridici nell’Italia divisa si sovrapponevano; il vocabolo era noto anche in epoca romana per essere lo schiavo che aveva il compito di “prendere appunti”, appunto note, delle attività del Dominus. Come si legge nell’Enciclopedia dell’Italia Medievale a cura di Christopher Kleinhenz, italianista americano, il notaio nei Tempi Bui diventa una “figura fondamentale” per la comunità, funge da assistente a papi, signori, re e ai comuni cittadini; spesso è “l’unica figura erudita” nelle comunità post-romane. Scrivevano contratti valevoli per le transazioni ad esempio fra genti di diritto barbarico e romanico, scrivevano lettere, si occupavano degli archivi e delle comunicazioni ufficiali, tenevano copie degli atti importanti. Sostituivano, o impersonavano, in un certo senso, lo stato: non è che la situazione, dunque, sia cambiata tantissimo.
NESSUNA RISPOSTA – Un mestiere pieno di storia, prestigio e responsabilità che, scrive Ainis, ultimo di tanti ad occuparsi dei privilegi e delle baronie del notariato, sono degenerate in una lobby blindatissima, ricchisima e inaccessibile. Abbiamo contattato il Consiglio Nazionale del Notariato per un confronto sulle caratteristiche e le prospettive della professione, partendo dallo scritto di Ainis: la capo ufficio stampa ha parlato di una replica come “doverosa” essendo il pezzo di Ainis “pieno di imprecisioni”; ci ha indirizzato verso altri due numeri, costantemente occupati o che squillano a vuoto. Ogni comunicazione è cessata e qualsiasi risposta alla nostra mail non è pervenuta.