Angelo Metlicovec, vittima dell’orsa KJ2: «Non dovevano ucciderla»
14/08/2017 di Redazione

Secondo Angelo Metlicovec, vittima dell’orsa KJ2, abbattuta ieri, l’animale non doveva essere ucciso. Lo spiega a La Stampa, in una intervista in cui ricorda l’aggressione subita a luglio.
«Ma perché l’hanno uccisa? Non dovevano. La dovevano portare via e basta. Catturarla, sedarla e lasciarla in vita. Ma abbatterla no, proprio no».
LEGGI ANCHE > HANNO UCCISO L’ORSA KJ2
Metlicovec ha ripreso a camminare. Fu aggredito venti giorni fa da KJ2 mentre passeggiava in Valle dei Laghi, su un sentiero che collega il secondo lago di Lamar con Terlago, con il suo cane.
Si è spostato da Trento per la convalescenza. A casa è rimasto suo figlio Andrea. È lui a smistare il traffico di chi cerca
con insistenza uno dei due uomini che hanno incontrato Kj2 e hanno rischiato la pelle. È lui ad avergli telefonato per raccontargli che i forestali avevano ucciso l’orsa. «Non spetta a me dare i numeri», dice ora Andrea Metlicovez, «però è evidente che non serve a niente uccidere un orso quando ce ne sono altri cento e più in circolazione. Servirebbe una gestione più ragionata della situazione».
Suo padre Angelo di questo non vuole parlare. Ripete soltanto: «Mi dispiace che sia finita così». Sa di essere vivo per
una combinazione di fortune: «Me lo sono trovato davanti. Deve essersi impaurito alla vista del mio cane, Kira. Ma io avevo più paura di lui. Non ho fatto nemmeno in tempo a scappare. Me lo sono trovato addosso in un attimo. Ho fatto appena in tempo a mettere il braccio sinistro davanti al viso che mi ha morso. Se non ci fosse stato il cane chissà come sarebbe finita».
(foto ANSA/ UFFICIO STAMPA/ CORPO FORESTALE DELLO STATO)