Paola Clemente, la bracciante di Andria è morta per 27 euro al giorno: ecco la busta paga

Paola Clemente, la bracciante agricola di 49 anni morta il 13 luglio scorso nelle campagne di Andria, lavorava per 27 euro al giorno. A denunciarlo è il marito della donna, Stefano Arcuri, che definisce «un’assurdità» morire per guadagnare una cifra così bassa.

 

paola clemente(Immagine da Il Corriere della Sera)

 

A confermalo sono le buste paga, dalle quali emerge ad esempio che lo scorso mese di novembre la lavoratrice ha visto contabilizzare a saldo appena 257,38 euro dai 1.489 euro lordi per effetto di trattenute per accontro stipendi pari a 727 euro e trattenute complessive di 829. Ne parla il Corriere della Sera in un articolo a firma di Michelangelo Borrillo:

Ventisette euro al giorno che, per i sindacati, «sono circa la metà di quanto dovuto per il lavoro che stava facendo Paola – spiega Giuseppe Deleonardis, segretario Flai Cgil Puglia – perché per il cosiddetto acinino dell’uva la paga è 49 euro». Su questa differenza si stanno interrogando in procura, a Trani, cercando anche di far luce sul gioco degli acconti e dei saldi contabilizzati in busta paga dalle agenzie interinali alle migliaia di braccianti che – in Puglia e non solo – lavorano come la sfortunata donna tarantina un’intera giornata nei campi per portare a casa poche decine di euro. Paola, come si legge nella sua busta paga, nello scorso mese di novembre ha visto contabilizzare a saldo appena 257,38 euro. Perché nella parte alta dello stesso cedolino sono evidenziate trattenute per acconto stipendi pari a 727 euro che portano il totale trattenute a 829 euro e il saldo finale a 257 euro dai 1.489 euro lordi. La busta paga di dieci mesi fa era a carico dell’agenzia per il lavoro Quanta. «Ma quando la signora Clemente è morta – specifica l’avvocato Vito Miccolis che assiste il marito di Paola – lavorava per Inforgroup: abbiamo fiducia che anche in tal caso la procura farà piena luce su eventuali meccanismi di acconti e saldi».

I sindacati, insomma, accusano le agenzie interinali. «Sollevammo il problema lo scorso 8 luglio, quindi prima ancora della morte di Paola, perché diversi lavoratori, una sessantina, vantano crediti di circa 500 euro che, pur presenti in busta paga, non sono mai stati corrisposti», ha detto Deleonardis. Al Corriere il vice presidente di Quanta Vincenzo Mattina intanto afferma:

Se dobbiamo dare qualcosa ai lavoratori, la daremo, chiariremo tutto. Come abbiamo già fatto nel 2014 dopo le segnalazioni dell’ispettorato del lavoro: abbiamo chiesto all’Inps di normalizzare tutte le posizioni non regolari, in gran parte sottoinquadramenti dei lavoratori. Il ravvedimento, per la sola Puglia, ci è già costato 120 mila euro per la prima tranche e complessivamente ce ne costerà 400 mila».

(Foto di copertina da Il Corriere della Sera)

Share this article