Paolo Puddu: la storia del ragazzo che si laurea parlando con gli occhi
28/11/2012 di Floriana Rullo
Un sogno diventato realtà. Ecco cos’è per Paolo Puddu, 27enne cagliaritano affetto da tetraparesi spastica, la laurea a pieni voti, conquistata martedì a Cagliari. Perché lui è la dimostrazione vivente che la malattia si può sconfiggere e che soprattutto i luoghi comuni si possono sfatare. E soprattutto dimostra che anche chi non è normodotato può raggiungere grandi risultati e traguardi importanti nella vita.
GLI OCCHI DI PAOLO PUDDU – E questo lo sa bene Paolo, affetto da una malattia che lo ha completamente immobilizzato e obbligato a comunicare in un unico modo: muovendo gli occhi. Così per lui ogni singola frase, da quella diretta agli amici fino alla risposta alle domande degli esami universitari, l’ha sempre dovuta dire indicando con lo sguardo le lettere di una tavoletta. Un gesto per lui normale. Tanto che vedere i suoi occhi muoversi svelti mentre saltano da una letterCa all’altra, per chi lo circonda, è ormai diventato un gesto abituale. Ma la sua tenacia e forza in realtà sono esempio per tutti di coraggio e voglia di lottare. Fino all’ultimo. Così neanche la malattia è riuscita a soffocare il suo desiderio, quello di laurearsi. Un titolo conquistato con fatica e tanta forza di volontà, ma che l’ha reso dottore nella facoltà di Lettere di Cagliari, a pieni voti, 110 e lode, con una tesi dal titolo “Trasporti aerei e disabilità”, uno studio che elimina le barriere durante il viaggio in aereo, esperienza che, come tanti, ha vissuto sulla sua pelle.
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IL SOGNO DI PAOLO PUDDU – Ma la laurea di Paolo non è solo un esempio di tenacia ma deve essere un monito per chi ha anche solo pensato di dare un taglio ai fondi per la non autosufficienza, si direbbe. Una laurea attesa, cercata, sospirata. Perché per lui l’obbiettivo era chiaro sin da subito. Il suo sogno era diventare “Operatore culturale per il turismo”. E niente e nessuno lo ha potuto, o voluto, fermare. Così il suo percorso, prima scolastico e poi universitario, si è basato su questo desiderio. “Ma soprattutto è stato un esempio di come se i progetti vengono sostenuti si possano ottenere risultati strepitosi”. Parola di Francesca Palmas, presidente dell’Associazione bambini celebrolesi Sardegna. “Basta pensare che Paolo ha un’assistenza personalizzata, degli educatori che lo aiutano nella comunicazione e nella sua autonomia personale e che gli hanno dato la possibilità di raggiungere questo importante risultato”. Un appello chiaro e deciso quello di chi tutti i giorni si trova a convivere con queste malattie che rendono non autosufficienti. “Rischiare di perdere questi servizi” afferma Francesca Palmas, “significherebbe rischiare che tanti, anche come Paolo, non riescano più a vivere la loro vita dignitosamente”. E questo il nostro Paese di certo non può permetterselo.
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L’EMOZIONE – Ma oggi Paolo ha dimostrato che se si desidera con tutte le proprie forze qualcosa, si tutto si può ottenere. Anche conquistare una tappa importante per il proprio futuro professionale. Nonostante non si venga considerati “come gli altri”. Così per lui martedì 27 novembre resterà per sempre il giorno più bello della vita. “ Questo è un obiettivo che ne racchiude tanti altri” ha detto. “C’è quello professionale, ma anche la conquista a livello personale. Sono molto emozionato”. Felicità e commozione dimostrata anche da colleghi, amici, familiari che hanno assistito alla discussione della tesi. “Paolo è il nostro orgoglio” racconta ancora Francesca Palmas, “ma questa soprattutto è una vittoria per tutte le famiglie”. E davvero lo è visto che Paolo ha un’assistenza personalizzata che gli permette di vivere una vita indipendente, anche grazie alla legge 162/98 diventata il modello Sardegna, invidiato in tutta Italia.
LA VITTORIA – Una vittoria anche e soprattutto per i genitori, che nel giorno più bello del figlio non potevano certo mancare. Loro che da sempre hanno creduto nel loro ragazzo, nonostante abbia da sempre dovuto lottare con la malattia. Così ancora una volta al suo fianco erano lì, a raccogliere con lui i frutti del suo sacrificio e della sua fatica, con gli occhi lucidi di chi solo sa quanto impegno ci ha messo Paolo per arrivare davanti a quella commissione. E gli occhi lucidi di mamma Susanna, di papà Enrico e della sorellina Elena parlavano chiaro. “Sono orgogliosa di avere questo figlio. Paolo è un ragazzo forte, non si è mai piegato alla sofferenza” hanno raccontato. E, questa volta certo non era solo il cuore di mamma a parlare. E ora il traguardo della laurea è raggiunto Paolo pensa già ai prossimi obiettivi. Come la sfida quotidiana con la malattia che se proprio non riesce a vincere, vorrebbe almeno pareggiare
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