Papa Francesco ai mafiosi: «Convertitevi o finirete all’inferno»
21/03/2014 di Redazione
A conclusione di una veglia di preghiera con i famigliari delle vittime delle mafie, organizzata nella parrocchia romana di San Gregorio VII da Libera di don Luigi Ciotti, Papa Francesco si rivolge direttamente ai carnefici:«Per favore, cambiate vita, convertitevi, fermatevi di fare il male», hadetto il pontefice aggiungendo anche: «Noi preghiamo per voi. Convertitevi, lo chiedo in ginocchio, è per il vostro bene. Questa vita che vivete adesso non vi darà piacere, non vi darà gioia, non vi darà felicità. Il potere, il denaro che voi avete adesso da tanti affari sporchi, da tanti crimini, denaro insanguinato e potere insanguinato, non potrai portarlo all’altra vita. Convertitevi, c’è ancora tempo per non finire nell’inferno, quello che vi aspetta se continuate su questa strada. Avete avuto un papà una mamma pensate a loro, piangete un po’ e convertitevi. Preghiamo insieme la nostra madre Maria che ci aiuti».
IL MESSAGGIO AI FAMIGLIARI DELLE VITTIME – Ai famigliari delle vittime ga detto poco prima: «Vi sarò vicino in questo cammino che richiede tenacia e perseveranza» aggiungendo inoltre «Grazie, perché non vi siete chiusi ma vi siete aperti e siete usciti per raccontare la vostra storia di dolore e di speranza. È tanto importante per i giovani. Il desiderio che sento è di condividere con voi una speranza, ed e’ questa: che il senso di responsabilita’ piano piano vinca sulla corruzione, in ogni parte del mondo». Il pontefice poi ha proseguito «E questo deve partire da dentro, dalle coscienze, in modo da risanare i comportamenti, le relazioni, le scelte, il tessuto sociale, così che la giustizia guadagni spazio, si allarghi, si radichi e prenda il posto dell’inequità». Bergoglio poi ha aggiunto: «Su di voi sentite fortemente questa speranza e voglio condividerla con voi, dirvi che vi sarò vicino anche questa notte e domani a Latina: vicino a voi in questo cammino che richiede speranza, tenacia e perseveranza».
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I NOMI DELLE VITTIME – Ogni anno “Libera” organizza questo appuntamento nel primo giorno della primavera: è la prima volta che partecipa un Papa. Per un incontro al quale partecipano anche non cattolici, è stata scelta una parrocchia poco lontana dal Vaticano, ma significativamente fuori dallo Stato pontificio. Sceso dalla berlina blu, Bergoglio, dopo aver tirato su il finestrino da cui aveva salutato i fedeli assiepati fuori dalla chiesa, è sceso dall’auto ed ha abbracciato don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, che – accanto al parroco, il francescano Paolo Maiellolo – ha poi accompagnato dentro la chiesa tenendolo per mano. Nel corso della veglia, sono stati letti gli 842 nomi delle vittime delle mafie. Tra gli altri, si sono alternati al microfono anche Rosaria Schifani, vedova dell’agente di scorta Vito Schifani, il cui discorso ai funerali della strage di Capaci è rimasta nella storia d’Italia («Io vi perdono, però dovete mettervi in ginocchio»), ha aggiunto oggi: «Grazie Gesù perché in tutti questi anni non ho perso la speranza», ha aggiunto la donna al microfono. Ha concluso la lettura dei nomi il giudice Giancarlo Caselli, che ha citato tra l’altro Domenico Petruzzelli, bambino ucciso a Taranto pochi giorni fa, ed ha poi aggiunto: «Con loro vogliamo ricordare tutti quelli di cui conosciamo il nome e quelli di cui non abbiamo ancora informazioni sufficienti a tutti assicuriamo il nostro fermo impegno». Tra le autorità presenti dietro le transenne all’inizio della navata centrale, la presidente della commissione anti-mafia Rosy Bindi, il sindaco di Roma Ignazio Marino, e Pietro Grasso, presidente del Senato ed ex procuratore anti-mafia. In parrocchia, presente tra l’altro la sorella di Giovanni Falcone Maria. C’era anche l’ex segretario della Cei, mons. Mariano Crociata – ringraziato dal Papa – ora vescovo di Latina, dove domani si svolgerà l’annuale grande raduno per la giornata della memoria e dell’impegno.
I SACERDOTI ANTIMAFIA E I SILENZI DELLA CHIESA – L’incontro era stato aperto dalla testimonianza di una donna famigliare di una vittima di mafia, Stefania Grasso: «Ci guardi, Santo Padre – aveva detto – guardi ognuno di noi, legga nei nostri occhi il dolore della perdita di un padre, di una madre, di un figlio, di una sorella, di un fratello, di un marito, di una moglie. Guardi i segni della loro assenza, ma anche del loro coraggio, del loro orgoglio, della nostra voglia di vivere, capaci di andare avanti per testimoniare il loro esempio. Guardi e legga nel nostro cuore la speranza di coloro che sono certi che le cose possono cambiare e per questo continuano a combattere». Don Ciotti invece ha esordito così: «Desideravamo incontrare un padre, abbiamo trovato anche un fratello, fratello Francesco». Il sacerdote ha ricordato che nei confronti della mafia vi sono stati in passato anche «silenzi, resistenze, sottovalutazioni, eccessi di prudenza, parole di circostanza» della Chiesa. Don Ciotti ha ricordato, poi, le parole di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi, quelle di Benedetto XVI a Palermo, e poi, ancora, la testimonianza di sacerdoti anti-mafia come monsignor Raffaele Nogaro, monsignor Giovanni Nervo, don Italo Calabrò, don Pino Puglisi, don Peppe Diana, don Cesare Boschini, «ucciso a borgo Montello, nel comune di Latina, dove domani saremo in migliaia e cammineremo insieme per la giornata della memoria e dell’impegno, senza dimenticare che si fa memoria 365 giorni all’anno». Dopo la lettura dei nomi, e prima della riflessione di Papa Francesco, è stato letto il brano del Vangelo sulle beatitudini. Don Ciotti ha dato a Bergoglio la stola di don Diana e il Papa l’ha baciata. La veglia è finita poco dopo le 19.
(Fonte: ANSA)