Pearcookers do Brasil

La seconda volta in quattro anni che veniamo rispediti al mittente dai Campionati del Mondo. Noi non riusciamo a emergere nei Mondiali dei Paesi Emergenti. Ci siamo decisamente immersi. Che dire? L’Italia avrà giocato male, ma non è che l’Uruguay fosse il Brasile di Pelè. Inoltre abbiamo avuto come arbitro Moreno 2 la Vendetta che ha espulso a vanvera il più fotomodello dei nostri calciatori. Poi è stata un po’ la sfortuna che ha fatto fare il goal all’avversario e non a noi. Infine ecco ripetersi il solito copione. Dopo la partita con l’Inghilterra cori di tripudio, un po’ di scetticismo dopo il Costarica e adesso seppelliamo di insulti questi ragazzi. Sì, ricchi e viziati quanto vuoi, ma umiliati anche loro quanto noi. Abbiamo fatto una bella figura da peracottari, in Brasile. Pearcookers do Brasil. Si spera non forever.

MAGONCINO – Posso dirlo? Io voglio bene all’Italia. Mi commuovo quando sento l’inno, sono contenta quando gli Azzurri vincono. Non me ne vergogno. Sarà patriottismo stucchevole, non mi interessa. Voler bene all’Italia richiede pazienza, una santa pazienza, questo si sa. Quando l’arbitro Moreno (non voglio dirgli parolacce per iscritto, ma confesso di averne tratta qualcuna dal mio vocabolario di trivialità) ha fischiato la fine dell’incontro mi è salito un magoncino. Sì, lo confesso, vedere l’Italia perdere mi ha fatto rimanere male e trovo veramente disdicevole non tanto chi, come fanno molti tifosi italiani, se la prende con Prandelli e soci definendoli scoppiati e bolliti, quanto chi dice che è contento, che il calcio è tutto una truffa e una corruzione e bla bla. Un atteggiamento livoroso quanto inutile e aspecifico.

PIUTTOSTO VADANO AL CINEMA – Perché certa gente che usualmente si disinteressa di calcio deve interessarsene solo per gioire della sconfitta del suo paese? Perché un italiano deve sentirsi in dovere di tifare la squadra avversaria? Perché i fallimenti calcistici devono per alcuni diventare metafora dell’ineluttabile fallimento di tutta una nazione? Con tutto il rispetto, perché non se ne vanno al cinema? Quello che mi fa più inviperire è che in questi ultimi giorni ho letto su internet un sacco di roba del genere scritta da persone che magari subito prima o subito dopo una pagina velenosa quanto millenarista sull’Italia del pallone si profondono in frasi di grande empatia verso il calamaretto delle Galapagos, il virus Ebola o qualsiasi essere vivente si senta emotivamente turbato. Insomma, questi qui vogliono bene a tutto eccetto che all’Italia e agli italiani. Ma che simpatici! E la cosa più irritante è che questo disamore lo devono proprio rimarcare, così come il loro attaccamento a tutto il resto del pianeta. Chissà che vantaggio gliene viene.

LA BALA ES TONDA – A me la Nazionale non è piaciuta molto (forse è piaciuta giusto al calamaretto delle Galapagos e al virus Ebola), ma ci sono rimasta male che abbia perso. Anche se ha meritato di perdere, ci sono rimasta male lo stesso. D’altronde nemmeno io mi piaccio sempre e in quanto a vincentismo sono peggio dei nostri Azzurri, nei quali mi identifico per quanto riguarda lo spirito e l’umore che avevano martedì, non certo nel fisico e nel conto corrente. Dai, in due partite abbiamo preso due gol del cavolo perché gli avversari hanno avuto due botte di fortuna. Fine. In altri mondiali abbiamo giocato altrettanto male ma la fortuna l’abbiamo avuta noi. Adesso non è che ogni volta dobbiamo mettere in discussione il Colosseo e il Rinascimento perché, come dice il geniale personaggio di un allenatore sudamericano nel libro Bar Sport di Stefano Benni, “la bala es tonda”. La bala es tonda è un concetto che va accettato e che spiega perché stavolta siamo tornati a casa. Tutto qui. Fine. Certo, poi ognuno deve fare i conti con se stesso. Per esempio io non ho voluto mettere in pratica le mie solite scaramanzie da Mundial e Coppa dei Campioni perché ho voluto fare la superiore. E guarda un po’ che disastro. Nel 2018, in caso abbia la ventura di essere ancora su questa Terra, non farò più un simile errore, questo è certo. Continuerò a tifare Italia, perché, malgrado le delusioni, non ho intenzione di appendere le scarpe al chiodo.

Share this article