Pensioni, dal 2016 ci si va più tardi

Dal 2016 si andrà in pensione più tardi: scattano gli adeguamenti previdenziali previsti da una norma del governo di Silvio Berlusconi, velocizzati da quanto disposto dalla riforma Fornero. Si tratta di un meccanismo di indicizzazione automatica all’aspettativa di vita: il presidente dell’Inps Tito Boeri ha diffuso la circolare applicativa della riforma che entrerà in vigore il 1 gennaio dell’anno prossimo.

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DAL 2016 IN PENSIONE PIU’ TARDI

Il Corriere della Sera spiega di che tipo saranno gli aumenti.

Questo significa che dal primo gennaio 2016 ai lavoratori dipendenti maschi, sia del privato sia del pubblico e ai lavoratori autonomi, per andare in pensione di vecchiaia non basteranno più 66 anni e tre mesi d’età, come fino alla fine del 2015, ma ci vorranno 66 anni e sette mesi (oltre a un minimo di 20 venti anni di contributi). Stessa cosa per le lavoratrici dipendenti del pubblico impiego, mentre per quelle del settore privato l’aumento, sempre nel 2016, sarà più forte perché segue uno specifico percorso di armonizzazione previsto dalla legge, che prevede un aumento da 63 anni e 9 mesi, valido fino al termine del 2015, a 65 anni e 7 mesi. Discorso analogo per le lavoratrici autonome che passeranno dagli attuali 64 anni e 9 mesi a 66 anni e un mese dal primo gennaio 2016.

Analogamente il lavoratore potrà chiedere di rimanere in servizio per un tempo maggiore: 70 anni e 7 mesi; saliranno anche i requisiti di prepensionamento: “Dal 2016 il requisito salirà a 42 anni e dieci mesi per gli uomini e a 41 anni e dieci mesi per le donne”

Le tabelle elaborate dalla Ragioneria generale dello Stato al momento della riforma Fornero sviluppano fino al 2050 e oltre le conseguenze della norma sull’adeguamento periodico dei requisiti alla speranza di vita. Sulla base di queste stime, peraltro confermate dallo scatto decretato per il 2016, l’età per la pensione di vecchiaia salirà progressivamente fino a 70 anni nel 2050

Così ancora il Corriere della Sera, che spiega inoltre: il meccanismo previsto dalla legge serve per garantire la sostenibilità complessiva del sistema, “più si allunga la durata della vita, più tardi si va in pensione”.

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