Peppino Impastato e la sua ironia (dimenticata) sulla tribù di Mafiopoli
09/05/2015 di Stefania Carboni
Tano seduto, il Grande Capo e Geronimo Stefanini. Non è una tribù indiana ma la sua Mafiopoli raccontata con ironia da Peppino Impastato nella sua radio Aut. Il progetto di edilizia Z11 viene raccontato con sottofondo spaghetti western. «Il grande capo Tano Seduto si aggira come uno sparviero per la piazza. La commissione è riunita, si aspetta il verdetto. Tutti i grandi capi delle grandi famiglie indiane sedute qua. C’è manu cusuta, cusuta mano. C’è quarara calante, eccola la col suo bel pennacchio».
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PEPPINO IMPASTATO: RADIO AUT E FORUM SOCIALE ANTIMAFIA NON PARTECIPANO – Peppino Impastato veniva ucciso 37 anni fa. Ci sono varie iniziative in tutta Italia, in occasione del ricordo della sua morte, avvenuta 37 anni fa: da un festival a suo nome organizzato a Bologna alla visione di film a tema, fino all’intitolazione di una strada a Siracusa. Ma nella sua Cinisi stavolta ci sarà un 9 maggio diverso. Amaro. Radio Aut non ci sarà. Non ci sarà perché neanche il Forum Sociale Antimafia ci sarà. Cosa succede? «Quello che le TV locali e forse anche nazionali vi mostreranno – commentano in una nota – è altra cosa. Una danza di pupi e pupari dove la figura di Peppino Impastato viene svuotata e usata a piacimento Per trasformarlo in un eroe piccolo borghese amante della legalità e della bellezza. Noi non vogliamo partecipare». Sfileranno in corteo ma stavolta niente striscione. Il casolare dove fu ucciso Peppino Impastato è chiuso. Lo è da un anno, ovvero da quando la Giunta regionale siciliana ha firmato l’atto di avvio del procedimento per far diventare il casolare “luogo di interesse culturale” e “monumento della legalità”. Finora però non è cambiato nulla. Nonostante l’appello della rete 100 passi la struttura non è stata ancora espropriata. In un paese in cui è stata dedicata anni fa una via a Salvatore Badalamenti, il fratello di don Tano, il boss che fece uccidere Peppino. Quella targa – assicurano – sarà rimossa. Ma il casolare dove perse la vita il giovane militante di Radio Aut rimane ancora chiuso. Trentasette anni dopo: davanti a quei cento passi che oggi sembrano persi per strada.
(In copertina foto ANSA/FRANCO LANNINO)