Perché i deputati pagano metà dell’Irpef di un cittadino
08/02/2014 di Redazione
Deputati fortunati: pagano metà dell’Irpef che paga un qualunque cittadino, ad esempio un manager, grazie ad escamotage vari decisi dal Parlamento. La denuncia è contenuta nel libro di Stefano Livadiotti «Ladri, gli evasori e i politici che li proteggono», che ricostruisce questa ennesima prova di malapolitica.
I DEPUTATI E L’IRPEF – Il giornalista apre l’ultimo capitolo del libro (‘Onorevoli aliquote’) spiegando come si è sviluppato il rapporto tra ”il partito dei ladri di tasse” che ha portato a ”benefici fiscali” per gli ”onorevoli” ancora piu’ ”scandalosi” rispetto ai privilegi economici e pensionistici. Livadiotti, utilizzando documenti ufficiali (la relazione della commissione Giovannini) fa due conti e scopre che in media il trattamento del deputato (arricchito di vari benefit) è pari a 189.431 euro. Ma per l’onorevole ”grazie ai trattamenti di favore architettati dal Parlamento stesso la base imponibile ai fini Irpef e’ di soli 98.471 euro”. Che corrisponde ad un’aliquota media del 18,7% (35.512 euro in tutto da pagare all’erario).
L’IRPEF DEI CITTADINI – Viceversa un qualunque altro cittadino italiano, un manager ad esempio, che guadagnasse la stessa cifra dovrebbe sborsare 74.625 euro pari ad un’aliquota Irpef del 39,4%. A consentire ”questa incredibile iniquita’ – spiega Livadiotti – è un’interpretazione alquanto generosa da parte del Parlamento” del Tuir in base al quale non concorrono a formare il reddito le somme erogate a titolo di rimborso spese ai titolari di cariche elettive pubbliche”. Una fortuna che riguarda parlamentari, consiglieri regionali, provinciali e comunali e anche i giudici costituzionali. Questa scelta ha costretto ”altri uffici pubblici a fare i salti mortali per non doverne censurare le scelte”.
MISURE DI RILEVANZA SOCIALE – Tanto che, ad esempio, il Gruppo di lavoro sull’erosione fiscale istituito al Tesoro dall’ex ministro Giulio Tremonti fu costretto a classificare questi benefici fiscali come ”misure di rilevanza sociale”. Ma non solo: un nuovo escamotage fu trovato in Parlamento per rendere del tutto esentasse l’assegno di fine mandato. Sconfortante la considerazione che Livadiotti affida alle righe finali: ”Non e’ certo da questi politici che ci si puo’ aspettare una seria guerra ai ladri di tasse. Per l’ottimo motivo che, con qualche lodevole eccezione, Lorsignori lo sono per primi”.(ANSA)