«Vi spiego perché la Bce deve aumentare l’inflazione»
09/01/2014 di Andrea Mollica
L’eurozona sta scivolando in una pericolosa deflazione. La Banca centrale europea deve agire di conseguenza per preservare la stabilità dei prezzi, favorendo in questo scenario la loro crescita. La tutela del risparmio attraverso l’incremento dei tassi di interesse contraddirebbe il suo mandato secondo l’analisi di Wolfgang Münchau.
PROBLEMA DEFLAZIONE – L’inflazione nell’eurozona continua a scendere. Ciò provoca un enorme problema per i banchieri centrai, che si trovano alle prese con le difficoltà di realizzare scelte di politica monetaria in uno scenario di interesse a tassi zero. Un dilemma che caratterizza l’attuale dibattito della Bce, che viene reso più aspro dalle richieste del paese più importante d’Europa. La Germania infatti chiede da tempo di aumentare i tassi di interesse al fine di tutelare maggiormente il risparmio. Paul Kirchhof, tributarista conservatore che sarebbe dovuto diventare ministro delle Finanze se la Merkel avesse vinto le elezioni nel 2005, poi pareggiate anche per le proposte shock dello stesso giurista, ha perfino proposto di inserire in Costituzione un tasso minimo di interesse per proteggere l’accumulo di denaro. Un’idea bocciata con sarcasmo da Wolfgang Münchau, che la ritiene equivalente a fissare il prezzo di una bottiglia di birra. « Il tasso di interesse è un prezzo di mercato. Il fatto che le banche centrali lo fissino temporaneamente non cambia nulla rispetto a ciò».
IL VERO MANDATO DELLA BCE – Il commentatore economico di Financial Times e Der Spiegel sottolinea come in questo momento la Bce non stia raggiungendo il suo obiettivo di mantenere la stabilità dei prezzi. Nello Statuto della Banca centrale europea non è determinata un numero preciso, ma si ritiene che in un tempo determinato, circa due anni, la crescita dei prezzi all’interno dell’eurozona debba assestarsi intorno al 2%, in una banda che oscilla tra l’1,7% e l’1,9%. In questo momento la stabilità dei prezzi è minacciata non dall’inflazione, l’unica cosa di cui la Germania teme, ma dalla deflazione. Infatti l’ultimo dato relativo alla crescita dei prezzi core, ovvero senza gli alimentari e gli energetici, i più soggetti a fluttuazioni immediate, indica un valore pari ad un aumento dello 0,7%. Una crescita dei prezzi troppo bassa, che potrebbe avere effetti esiziali sul’andamento del ciclo economico. Contro questa minaccia deflazionistica la Bce dovrebbe agire, nel rispetto pieno del suo mandato.
MAGGIORE INFLAZIONE – Il dato dell’inflazione core mostra una tendenza verso la continua discesa che andrebbe immediatamente fermata. Questa scivolata deflazionistica però non preoccupa l’establishment tedesco, che interpreta il mandato della Bce in modo asimmetrico. L’inflazione va contrastata appena ci sono dei rialzi dei prezzi pericolosi, ma non si fa nulla quando il costo della vita non cresce come dovrebbe. Wolfgang Münchau rimarca però che l’obiettivo di medio termine di una crescita dell’inflazione al 2% è stato fissato dalla Banca centrale europea proprio per avere un margine di manovra contro la deflazione. Il ribasso dei prezzi ha conseguenze molto negative per l’economia, viste le sue conseguenze recessive e la pressione esercita sui debitori, che si trovano a dover fare i conti con un peso più oneroso del credito ricevuto. Per questo motivo l’analisi di Der Spiegel evidenzia come la protezione del risparmiatore tedesco non sia il vero obiettivo della Bce. « Se l’Eurotower aumentasse i tassi di interesse, il giorno dopo l’istituto centrale dell’eurozona dovrebbe iniziare a comprare in modo massiccio i titoli di Stato per salvare l’Italia, o qualcosa di simile. Per questo motivo l’unica azione che la Bce deve mettere in campo è il mantenimento della stabilità dei prezzi, sia che la minaccia arrivi dall’alto, sia dal basso».