«Perché l’ondata di profughi non si può fermare»
29/07/2015 di Redazione
Profughi
, l’ondata di nuovi arrivi che sta inquietando l’opinione pubblica europea non si può arginare, ma solo gestire con solidarietà e lungimiranza. Le guerre che devastano Paesi ai nostri confini come Siria, Libia o Iraq hanno creato un’emergenza umanitaria che ha messo in moto milioni di persone, a cui l’Europa può solo dare una risposta di tipo globale.
EMERGENZA PROFUGHI –
Da diversi mesi il tema che più divide l’Europa, oltre alle difficoltà economiche, è la gestione dei profughi. La pressione migratoria ai confini dei Paesi UE è diventata molto più forte dopo la degenerazione della Primavera araba. L’infinita guerra civile siriana e l’affermazione dell’ISIS hanno spinto più di dieci milioni di persone a mettersi in movimento, tanto che nel confinante Libano oltre un quarto della popolazione è composto da profughi. Gli Stati membri dell’UE sono divisi su come gestire questa situazione, e diversi governi, di destra come di sinistra, propongono una politica ancora più restrittiva di quella attuale, disciplinata dal sistema di Dublino. Un’impostazione illusoria secondo Dirk Messner, direttore dell’Istituto tedesco per l’aiuto allo sviluppo di Bonn, e consulente del ministero degli Affari esteri di Berlino. Per Messner l’idea di “aiutare gli stranieri a casa loro” è al momento illusoria e fallace, visto che la maggior parte delle persone che attraversano il Mar Mediterraneo scappano da guerre, persecuzioni religiose e politiche oppure carestie. Chi rischia la vita per scappare dal proprio Paese non può esser convinto a rimanere, rimarca il docente universitario in un’intervista a Die Welt.
La maggior parte dei profughi viene dall’Africa del Nord, da situazioni di guerra come la Libia. Le persone scappano dall’Eritrea, governata da una dittatura militare brutale, dalla Nigeria, dove domina il terrorismo dei Boko Haram, e dal Mali, anch’esso teatro di numerosi attacchi da parte dei jihadisti islamici. Nessuno rischia la vita fuggendo, se non per ragioni valide.
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PROFUGHI E RIFUGIATI –
Un altro fattore che sta spingendo i giovani africani a emigrare è lo sviluppo del Continente, con l’aumento degli investimenti in istruzione adottati da diversi governi. Messner definisce quasi una legge fondamentale dello sviluppo umano il fatto che ci sia una spinta verso la ricerca di migliori opportunità quando cresce il livello di formazione delle persone. Il docente tedesco rimarca come l’Africa sia abitata da moltissimi giovani under 25, ansiosi di trovare nuove chance. Accoglierli e farli lavorare in Europa per aumentare le loro conoscenze potrebbe stimolare anche la cosiddetta migrazione circolare, ovvero l’allontanamento e il successivo ritorno nei Paesi di provenienza. Per Dirk Messner
La dinamica della migrazione non può essere fermata completamente, ma governata e resa più umanitaria. Dobbiamo accettare di vivere in un mondo interconnesso, di cui i movimenti delle persone sono parte integrante. I profughi di guerra e i perseguitati dalle violenze statali devono essere aiutati, perché questa è una componente centrale dell’umanismo europeo. Per gli altri profughi, che cercano una vita migliore (quelli che in Italia spesso vengono chiamati clandestini) devono essere creare possibilità legali e limitati per lavorare in Europa in determinati lassi temporali. Un aiuto per chi vuole venire nel nostro Continente, che beneficia di forza lavoro giovane visto il suo progressivo invecchiamento. Un processo a cui ci dobbiamo abituare, perché senza un contrasto al riscaldamento globale l’attuale massa migratoria è solo un anticipo di movimenti di persone di dimensioni ben più consistenti.
Per Dirk Messner un altro fattore importante che renderà inevitabile la crescita della pressione migratoria è la destabilizzazione provocata dalla spinta verso la democratizzazione, come dimostrato dagli esiti contradditori della Primavera araba. Una svolta fallita anche per il supporto dato dall’Occidente ad autocrati alla fine insostenibili per la popolazione.
Photocredit: MARCOS MORENO/AFP/Getty Images