Perchè la Scozia vuole lasciare il Regno Unito
08/09/2014 di Andrea Mollica
Se la Scozia avesse battuto la Germania, ora sarebbe l’ufficiosa nazionale campione del mondo, e favorito l’indipendenza. Una fantasia ironica di cui si discute in questi giorni a Glasgow e dintorni, mentre il mondo guarda stupito alla possibile fine del Regno Unito per come lo conosciamo ora. Dopo più di 300 anni la Scozia potrebbe dire addio a Londra, una secessione che diventerebbe un problema rilevante anche per l’Unione Europea.
LA SCOZIA E L’INDIPENDENZA – Nelle prime ore del mattino di venerdì 19 settembre si sapranno i risultati definitivi del referendum sull’indipendenza della Scozia. La consultazione popolare, concordata tra il governo regionale scozzese e l’esecutivo guidato da David Cameron, potrebbe portare alla storica disgregazione della Gran Bretagna. La Scozia è entrata nel Regno Unito nel 1707, e da allora la sua storia si è unita a quella dell’Inghilterra. Stesso sovrano, stesso Parlamento, stessa moneta e così via. Il sentimento di autonomia non si è mai sopito, tanto che l’allora premier Tony Blair decise di “addormentarlo” concedendo una piuttosto significativa devoluzione di poteri. La devolution di poco meno di vent’anni fa non ha però fermato la lotta per l’indipendentismo, ed ora, a pochi giorni dal voto dal referendum la Scozia potrebbe davvero smettere di fare riferimento a Downing Street. Gli ultimi sondaggi di Yougov, uno dei maggiori istituti demoscopici britannici, rilevano una poderosa ascesa dei sì all’indipendenza.
LA SCOZIA E LE RAGIONI DELL’INDIPENDENZA – I quotidiani Süddeutsche Zeitung, Bild Zeitung così come l’edizione tedesca del Wall Street Journal analizzano la progressiva affermazione di Yes Scotland. Secondo queste valutazioni emergono alcuni fattori decisivi. Il primo è la campagna elettorale, che sta spostando gli indecisi verso le ragioni del sì (nonostante vip di Glasgow e dintorni, come la madre di Harry Potter, la Rowling, si siano espressi in senso contrario). I promotori dell’indipendenza hanno scelto toni moderati, basati sul desiderio di una maggiore autonomia decisionale e non sulla contrapposizione frontale con Londra. La campagna del no ha invece dipinto scenari catastrofici che non hanno convinto particolarmente, nonostante l’iniziale consenso maggioritario verso la permanenza del Regno Unito. La ripresa del sì nei sondaggi è favorita dalla grande popolarità di Alex Salmond, primo ministro della Scozia e leader dello Scottish National Party. Salmond ha proposto una tipologia di indipendentismo contemporaneo, distante dagli stereotipi del passato, e vicino all’orientamento socialdemocratico della maggior parte della popolazione. Il primo ministro è riuscito a convincere che le prestazioni sociali fornite dal Welfare britannico non cambieranno, e questo ha rassicurato una significativa fetta di elettorato. La Scozia è tradizionalmente dominata dai laburisti, e la presenza di un governo conservatore a Londra favorisce ulteriormente il distacco.
LA SCOZIA E IL CALCIO – In questo momento l’esito del referendum sull’indipendenza scozzese appare molto incerto, e già questo appare un grande successo del fronte del sì. Fino a poche settimane fa i sondaggi rilevavano confortevoli maggioranze del no, ma la fine dell’estate ha portato ad un repentino mutamento di clima. Come rimarcano i quotidiani tedeschi, il calcio, e lo sport in generale, hanno storicamente rafforzato l’identità degli scozzesi e la contrapposizione con Londra. La nazionale di football della Scozia è la più antica del mondo insieme a quella dell’Inghilterra, un motivo di vanto per uno dei paesi più appassionati di questo sport nel mondo. Le due squadre più prestigiose e seguite del paese, i Rangers e i Celtic Glagow, sono divise da una storica e fortissima rivalità; diversi istituti demoscopici così come vari giornali hanno raccontato però come le due tifoserie si siano unite nel supporto alla causa dell’indipendenza. Un sentimento che si è rispecchiato pochi giorni nella protesta sui social network contro le leggende del calcio scozzese, che avevano lanciato un appello per il no al referendum di giovedì 18 settembre. I tifosi di Celtic e Rangers in particolare hanno attaccato i loro beniamini del passato, criticandoli aspramente per questa presa di posizione pubblica.
Photocredit: Jeff J Mitchell/Getty Images