Perché la Turchia ha dichiarato guerra all’Isis (solo adesso)
27/07/2015 di Redazione
ISIS Turchia,
l’alleanza tra il “sultano” di Ankara Erdogan e il sedicente califfato guidato dal terrorista al-Baghdadi si è ormai infranta. Dopo anni di appoggio più o meno esplicito la Turchia ha deciso di dichiarare guerra all’ISIS, ormai un ostacolo per la cacciata di Assad, il vero obiettivo strategico di Erdogan.
ISIS TURCHIA
Da alcuni giorni la Turchia ha dichiarato guerra all’ISIS. L’episodio che ha scatenato il conflitto rivela quanto fosse intrecciato il rapporto tra Ankara e l’organizzazione terroristica che controlla vaste porzioni di territorio in Siria e Iraq. Un gruppo di miliziani dell’ISIS voleva attraversare il confine tra Siria e Turchia per portare in ospedale un loro compagno ferito. I militari turchi si sono opposti a questo tentativo di passare la frontiera, e ne è nata una sparatoria che ha ucciso un soldato dell’esercito di Ankara e un guerrigliero dell’ISIS. La Turchia, su spinta dal presidente Erdogan, ha deciso di rispondere bombardando le postazioni dell’organizzazione terroristica, a cui è stata legata per diversi anni, favorendo de facto l’ascesa. Il governo di Ankara ha sempre negato i suoi rapporti con l’ISIS, ma l’imponente flusso di decine di migliaia di foreign fighters che sono andati a combattere in Siria sotto l’egida del califfato islamico è stato permesso grazie a un controllo inesistente delle frontiere. Nomi noti all’opinione pubblica mondiale, come la moglie del terrorista di Parigi Coulibaly e le tre ragazze inglesi spinte dalle madri verso l’ISIS, sono arrivate nei territori del sedicente califfato grazie agli occhi chiusi delle guardie di confine della Turchia, come rimarca il quotidiano tedesco Die Welt.
ISIS TURCHIA ISTANBUL
Numerose fonti hanno indicato come la Turchia, in particolare i servizi segreti MIT, abbia fornito armi e munizioni ai guerriglieri dell’ISIS, attraverso camion spediti verso il califfato. Altra prova dell’effettiva collaborazione tra Ankara e Raqqa è stato il ricco commercio illegale e contrabbando, di petrolio così come di reliquie e altri beni rubati, che ha permesso all’ISIS di finanziarsi con costanza. Il motivo principale per cui la Turchia di Erdogan ha appoggiato il jihadismo sunnita di al-Baghdadi è stata la battaglia comune nei confronti di Assad. Per Ankara la caduta del regime sciita al suo confine è sempre stato il principale obiettivo strategico assunto dall’inizio della Primavera araba. Erdogan ha sostenuto apertamente una forza anti Assad come i Fratelli Musulmani, mentre ora sta stringendo un’alleanza con l’Arabia Saudita per continuare la sua battaglia contro Damasco. L’approdo della Turchia nella coalizione internazionale anti ISIS, con la concessione delle basi militari all’aviazione statunitense, deriva principalmente dal nuovo schieramento di forze in campo contro Assad. Vista la ferocia e l’imprevedibilità dell’ISIS, i Paesi aravi nemici del regime siriano hanno deciso di appoggiare i ribelli sunniti, legati ad al-Qaida, del Fronte al-Nusra. La Turchia ha avallato questa scelta, ma non ha rinunciato a una sua strategia verso la Siria, bombardando i curdi del PKK. Un’azione militare che ha provocato l’immediata reazione dei partner NATO, ormai rassegnati all’erraticità e all’autonomia della Turchia di Erdogan.