Piero Sansonetti: «Vogliamo tirar fuori dalla clandestinità i garantisti»

Pietro Sansonetti all’anagrafe, ma per tutti Piero. Il direttore dalle opinioni scomode, troppo di destra per chi è a sinistra. E viceversa. Dopo la codirezione de L’Unità, la direzione di Liberazione, de L’Altro, quotidiano, divenuto Gli Altri, settimanale, ora arriva con Il Garantista a cercare di sconvolgere i benpensanti e i portatori insani di pregiudizi. Tranne nel primo caso, queste avventure le ha vissute sempre con la vicedirettora coraggiosa Angela Azzaro e con lo stile scapigliato e quel grado di incoscienza che lo ha spinto sempre ad affrontare sfide difficili, se non impossibili. L’ultima è quella di un giornale così libero da contraddirsi nella stessa pagina. Oggi, 18 giugno, Cronache del Garantista (questa è la testata) è partito con 24 pagine (più tre edizioni locali in Calabria, da 20 pagine), a 1,30 euro a copia. E con due particolarità difficili da dimenticare: il titolo principale in prima pagina “Il ministro gridò: Dagli al mostro!” e l’editoriale di Papa Francesco.

 

Garantista

 

Cos’ha provato ieri notte con la prima copia tra le mani?

A 63 anni l’emozione la tieni a bada, soprattutto se ci hai provato tante volte, come me. Però è vero che non avevo mai provato a fare un giornale così strano, senza precedenti né modelli, né nella forma né nei contenuti. Un quotidiano di informazione che sia anche di opinione, anzi di opinioni. Perché tutti i pareri, se civili, motivati e non volgari, troveranno spazio qui da noi. Non abbiamo i mezzi giganteschi degli altri giornali di informazione, è vero, ma vogliamo comunque essere nazionalpopolari e allo stesso tempo di opinione.

Perché Il Garantista? Quali sono i vostri obiettivi?

Vogliamo andare controcorrente, parlando di stato di diritto, nasciamo per questo, in una tempesta giustizialista cerchiamo di essere la barca che mantiene la rotta su uno dei principi più importanti della nostra Repubblica. Vogliamo ricordare che dovremmo essere garantisti per natura e anche per la nostra presunta cultura. Mi viene in mente una trasmissione in tv in cui sono stato ospite e in cui io e altri siamo stati presentati come garantisti e colpevolisti. A questo siamo arrivati, a far diventare questa parola faziosa, quando esprime il contrario della partigianeria? In quest’Italia si confondono garantismo e innocentismo, lo trovo assurdo.

Lei parla di una malattia politica e sociale che sembra dura da debellare. La sua lotta contro il giustizialismo sembra più ardua di quella di Davide contro Golia

Lo so. E’ talmente stata spazzata via questa cultura garantista che nel linguaggio politico non c’è più spazio neanche per la parola stessa. Basta questo per capire in che situazione siamo.

Dica la verità, tra il caso di Motta Visconti, Frigatti, l’Alfano furioso che dà il nome di un colpevole ancora non tale per la giustizia, e i molti casi di cronaca con tanto di mostro, ha pensato che le avessero servito un grande esordio su un piatto d’argento?

Sembrava una giornata fatta apposta per me, per noi, in effetti. Ma in una nazione come questa è sempre la mia, la nostra giornata. Se a Pompei metti come assessore alla legalità Diego Marmo, il pm che perseguitò Tortora, è la mia giornata. La verità è che c’è tutti i giorni quest’assenza di garantismo, purtroppo. Il Csm non sta forse provvdendo a salvare Bruti Liberati nel suo scontro con Robledo attraverso una decisione ad personam? Tutto mi potrà mancare in quest’avventura, ma non le notizie.

Tanti esperimenti recenti, da Pubblico a Pagina 99, hanno fallito in edicola. Perché si è preso il rischio di un’impresa tanto ardua? Non c’era un’altra strada?

Per contare davvero serve ancora il giornale quotidiano su carta, conta di più nel dibattito pubblico a mio parere. E poi, a differenza degli esperimenti che hai citato, qui c’è un pubblico, perché lo spazio del garantismo non lo copre nessuno, se non forse Il Foglio. A sinistra sono garantisti per i No Tav, a destra per Berlusconi. Sono garantisti per coloro per cui parteggiano, insomma, ma per loro non è un valore.
C’è un nucleo di garantisti in clandestinità, secondo me. Tanti uomini e donne che si tengono nascosti in mezzo a quest’Italia assetata di giustizia sommaria. Noi vogliamo farli uscire dalla clandestinità, dargli un luogo in cui dibattere e (ri)conoscersi.

Garantismo vuol dire anche garantire tutte le opinioni?

Certo, come ti ho già detto, se civili e motivate avranno spazio nel nostro giornale. Dopodomani, ad esempio, avremo un faccia a faccia sulla legge 40. Nel quale facciamo scrivere la Binetti. Il Garantista è anche questo, opinioni diverse a confronto.
Non ci sono tesi, ma una costante riflessione su tutto, senza pregiudizi.

Ecco perché ha dato spazio anche a Papa Francesco!

Ha fatto un discorso sulla corruzione molto garantista: per i corrotti ha parlato di inferno, se non cercheranno il perdono, ma non di carcere. Io, che non credo alla giustizia divina, lascio che se l’amministrino come gli pare. Mi prendo però il suo splendido “editoriale” sulla giustizia, molto illuminato. E garantista, appunto.

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