Smettetela di usare “piuttosto che” al posto di “oppure”
08/09/2015 di Alessio Barbati
Negli ultimi anni è dilagata la terrificante abitudine di utilizzare “piuttosto che” con valore disgiuntivo, come se fosse un sinonimo di “oppure”. Il fenomeno non è affatto sfuggito agli storici della lingua e, per porre fine a questa fastidiosa questione, è intervenuta l’Accademia della Crusca.
«Si tratta di una voga d’origine settentrionale, sbocciata in un linguaggio certo non popolare e probabilmente venato di snobismo»
scrive l’accademica Ornella Castellani Pollidori, spiegando come l’uso invalso tra le classi agiate del settentrione sia stato golosamente intercettato da
«conduttori e giornalisti televisivi, che insieme ai pubblicitari costituiscono le categorie che da qualche decennio – stante l’estrema pervasività e l’infinito potere di suggestione (non solo, si badi, sulle classi culturalmente più deboli) del “medium” per antonomasia – governano l’evolversi dell’italiano di consumo»
LA REGOLA –
“Piuttosto che” significa “Anziché”, “Invece di”, vuole cioè indicare una preferenza accordata ad un elemento rispetto ad un altro. Si usa correttamente davanti a proposizioni avversative e comparative, ma non per le disgiuntive.
“Preferisco andare in bicicletta piuttosto che usare l’automobile”
Non è uguale a dire
“Preferisco andare in bicicletta oppure usare l’automobile”
Così come
“Questa sera vorrei andare a cena fuori, possiamo mangiare una pizza piuttosto che un sushi”
Non è uguale a
“Questa sera vorrei andare a cena fuori, possiamo mangiare una pizza oppure un sushi”
NON SCHERZIAMO –
Se a qualcuno la questione può sembrare una mera bega da salotto altolocato non è così. Non c’è bisogno infatti di essere un linguista per rendersi conto di quanto questo vezzo sia fastidioso oltre che errato. «Intendiamoci – ammonisce ancora Ornella Castellani Pollidori – se quest’ennesima novità lessicale è da respingere fermamente non è soltanto perché essa è in contrasto con la tradizione grammaticale della nostra lingua e con la storia stessa del sintagma (a partire dalle premesse etimologiche); la ragione più seria sta nel fatto che un piuttosto che abusivamente equiparato a o può creare ambiguità sostanziali nella comunicazione, può insomma compromettere la funzione fondamentale del linguaggio».
Per questo e per altri motivi smettetela, ce lo chiede la Crusca.