Pizzarotti (M5S) avverte: «Il direttorio non basta più»
02/06/2015 di Redazione
Per il M5S è sempre stata la tornata elettorale più complicata, ma le Regionali 2015 sono state superate con successo dai pentastellati. Al 20% in tutte le regioni al voto, quasi al 25% in Liguria con Alice Salvatore, con il M5S secondo partito a livello nazionale, seppur perdendo quasi 900mila voti rispetto alle Europee del 2014. Buoni risultati anche dalle amministrative. Fondamentale per il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, si è rivelato il ritorno dei pentastellati in tv, la maggiore apertura al dialogo e la posizione più defilata di Beppe Grillo. «Non siamo più one man show». Ora però ha avvertito e rilanciato: «Serve una struttura , il direttorio non basta più».
PIZZAROTTI: «CHE FINE HANNO FATTO I FAMOSI COORDINATORI REGIONALI?» –
Intervistato dal quotidiano “La Repubblica“, il pentastellato mai amato dai pasdaran e dai fedelissimi di Grillo e Casaleggio ha rivendicato i risultati del voto: «Entreremo in tante regioni in cui prima non eravamo e questo ci permetterà di lavorare meglio dal punto di vista amministrativo e istituzionale. Saremo al ballottaggio in tanti comuni. Un’inversione di rotta»:
«Cos’è cambiato? Ci sono diversi fattori. Innanzi tutto si è tornati in televisione. […] Andare in tv serve perché si riescono a comunicare le idee, si raggiungono più persone di quanto non si faccia ancora col computer. […] L’altro punto a favore è stato il dialogo. Ci siamo fatti vedere più aperti, abbiamo portato a casa – sebbene con un compromesso – la legge sugli ecoreati. Si è comunicato molto bene uno dei nostri obiettivi fondamentali che è il reddito di cittadinanza. Era quello che chiedevamo da almeno un anno». [..] Poi c’è c’è stato Grillo «che lasciato che a prendersi la scena fosse chi lavora tutti i giorni nelle istituzioni. Ora però bisogna fare di più. Bisogna parlare di organizzazione. Prima c’era solo Beppe, poi è nato il direttorio che doveva lavorare su diversi filoni: i meet up, gli enti locali, l’economia, la scuola. Il lavoro su queste cose però non l’ho visto. Così come ho visto un tour dei comuni che è iniziato a Livorno ed è finito lì», ha attaccato.
Per Pizzarotti è necessario fare rete sui territori. Non a caso ha rilanciato: «I famosi coordinatori regionali che fine hanno fatto?». Tradotto, il direttorio non è sufficiente per il sindaco di Parma:
«Non possono fare tutto in tre e contemporaneamente lavorare in Parlamento, nelle commissioni, andare in tv. Bisogna ampliare questa rete, avere altri riferimenti perché altrimenti rimane una testa molto visibile, ma tutto quel che viene fatto sotto non è valorizzato. E poi c’è da rivedere i processi decisionali: è da un po’ che non si vota su niente. Prima si votava su tutto. Chi lo decide?».
Eppure, nonostante Pizzarotti reclami una struttura diversa, la sua richiesta per un “congresso” è già stata “cestinata”: «È un dato di fatto». Ora, per i prossimi mesi Pizzarotti ha anticipato che verrà organizzata «una grande manifestazione contro lo sblocca Italia»:
«Vuole costringerci ad aumentare la capacità di smaltimento di quell’inceneritore che non volevamo, ma che siamo riusciti ad affamare grazie al record di raccolta differenziata. Il governo vorrebbe costringerci a bruciare i rifiuti di altre regioni. Noi faremo pressione perché chi deve dare questo permesso, cioè la provincia, non lo faccia».
E chiedete ai parlamentari di essere al vostro fianco?
«Chiederemo l’appoggio di tutto il Movimento perché questa è una battaglia soprattutto culturale, è uno dei primi effetti visibili dello sblocca Italia, una di quelle battaglie da fare fuori dal Parlamento di cui tutti parliamo», si legge su “Repubblica”.
Sull’assessorato all’Ambiente proposto da Emiliano in Puglia e rifiutato da Antonella Laricchia, Pizzarotti si è poi mostrato perplesso: «Saranno stati gli attivisti a valutare, sono loro che conoscono il territorio. Ma credo che prendersi responsabilità di governo aiuti a crescere e a dimostrare che siamo meglio degli altri. E che se avessero accettato avrebbero messo in difficoltà Emiliano e il Pd perché sarebbe stato più difficile per loro bocciare le nostre proposte sull’ambiente».
(Photocredit copertina: ANSA/SANDRO CAPATTI)