La polizia di Ferguson è razzista. Ora è ufficiale
04/03/2015 di Redazione
Il Justice Department americano ha completato il rapporto sulla polizia di Ferguson, la città teatro di manifestazioni e conseguenti repressioni dopo l’omicidio del diciottenne Michael Brown, nero, da parte dell’agente Darren Wilson, bianco.
LA MORTE DI MICHAEL BROWN – Tutto è cominciato il 9 agosto scorso con l’uccisione di Michael Brown, poi sono venute le proteste, l’incredibile repressione e ora arriva il ministero della giustizia americano, che presenta un rapporto che inchioda la polizia di Ferguson alle proprie responsabilità e dà ragione a quanti hanno protestato per l’esistenza di un pregiudizio razziale e per i modi con i quali gli agenti trattano la popolazione di colore.
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LA POLIZIA DI FERGUSON SOTTO ACCUSA – Nel rapporto si legge che in effetti la polizia di Ferguson, un corpo composto in prevalenza di bianchi in una città con il 67% di popolazione nera, usa la violenza contro gli arrestati neri 7 volte di più che contro i bianchi e le perquisizioni due volte di più, che contro i neri usa i cani e contro i bianchi no e che l’85% delle perquisizioni e dei blocchi stradali è riservato ai neri. Stessa cosa per la giustizia, il 90% degli arrestati e il 93% dei citati sono neri, in un periodo di 5 mesi dello scorso anno il 95% delle persone che hanno passato più di due giorni in cella è di colore, alcuni sono stati imputati di accuse minori al limite del ridicolo.
LA PAROLA PASSA AI TRIBUNALI – Lo studio ha riguardato i dati degli ultimi due anni, ma anche le mail degli agenti, dalle quali sono emersi discorsi pregni di razzismo e la dimostrazione che quegli straordinari risultati sono frutto di una mentalità ben radicata tra i poliziotti di Ferguson. Il rapporto diventerà ora il punto di partenza per una serie di cause già annunciate contro il dipartimento di polizia. Soddisfatti gli attivisti locali, che vedono finalmente dimostrati e certificati i motivi che li hanno spinti a protestare a lungo dopo l’uccisione di Michael Brown e il rifiuto di perseguire il suo assassino da parte delle autorità locali.