Pornografia e Olocausto
30/12/2010 di Andrea Mollica
Un documentario israeliano illustra la letteratura erotica ambientata nei campi di concentramento
A inizio degli anni sessanta comparvero in Israele una serie di fumetti pornografici che ritraevano storie di sesso e violenza tra affascinanti aguzzine naziste e soldati alleati caduti nelle loro peccaminose mani. Un genere letterario che importò la pornografia in Israele, a soli 15 anni dall’infinito dramma della Shoah. Un documentario intitolato “Pornografia ed Olocausto” di un giovane regista israeliano, Ari Libker, che esce in questi giorni in Germania illumina il curioso fenomeno attraendo grande interesse nel Paese dove il genocidio degli ebrei è ancora un argomento tabù.
PORNO NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO – Stalags è il nome dei quadernetti pornografici che comparvero a inizio degli anni ’60 alle fermate dei bus di Tel Aviv. Stalags è un’abbreviazione tedesca che significa campi di concentramento, e il nome dei fogli erotici già illustrava immediatamente l’ambientazione delle avventure sessuali dei protagonisti. Negli Stalags piloti o soldati di fanteria degli eserciti alleati si trovano prigionieri nei campi di concentramento nazisti, ed erano sorvegliati da soldatesse vestite con camice aperte che lasciano intravedere seni molto grossi, stivali a tacco altissimo e pantaloni molto, molto aderenti. Le bionde ed affascinanti kapò prima torturavano i prigionieri, per passare al sadomasochismo e poi al sesso vero e proprio, fino a che le parti si capovolgevano e gli schiavi, sessuali,diventavano i padroni.