Problemi di autostima? Leggi con calma
23/03/2017 di Redazione
Parlare di autostima vuol dire, innanzitutto, parlare di tre sentimenti di base.
(All’interno dell’articolo troverai due esercizi di auto-conoscenza)
Il concetto di autostima è, ormai da tempo, considerato un caposaldo della psicologia, la conditio sine qua non per vivere in armonia con se stessi e con gli altri. Se pensiamo al linguaggio comune, infatti, sono moltissime le espressioni che fanno riferimento all’autostima: stima di sé, fiducia in se stessi, amor proprio, sicurezza in se stessi, etc.
Alcuni autori hanno teorizzato l’esistenza di un’autostima specifica (più razionale), derivante dalla valutazione del rapporto tra le proprie aspirazioni e le proprie competenze effettive in settori specifici (ciò che vorrei e ciò che so fare), e un’autostima globale (più affettiva), che è riferibile al valore globale che una persona dà a se stessa.
L’autostima è una componente essenziale del concetto di sé, in quanto ne costituisce l’orientamento affettivo, inteso come valutazione positiva o negativa su di sé.
L’autostima si definisce dinamica, plastica e fluttuante perché tendente a modificarsi nel tempo. E’ un percorso di scoperta e conoscenza, di costruzione e ricostruzione che dura tutta la vita: l’obiettivo è integrare qualità e limiti in un’immagine globalmente buona o accettabile di sé.
Per migliorare la propria autostima globale occorre partire da tre sentimenti di base che ne rappresentano l’essenza e favoriscono un’auto-valutazione più realistica: la benevolenza, la comprensione e l’accettazione di sé (Giusti, 2005).
La benevolenza è un sentimento di gentilezza e amorevolezza verso se stessi. Significa guardare se stessi con tenerezza e umanità. La benevolenza è una sorta di auto-carezza.
Pur essendo presente in noi allo stato potenziale, la benevolenza necessita di essere sviluppata ed esercitata, modificando, o ridimensionando, il più comune atteggiamento giudicante e punitivo verso se stessi.
Il concetto di benevolenza è collegato anche a quello di indulgenza e auto-perdono. Perdonare se stessi non vuol dire giustificare, dimenticare o approvare, ma andare oltre ciò che è accaduto per poter agire meglio nel futuro (“Vorrei che non fosse successo, ma posso andare oltre”).
La comprensione deriva, da un lato, dal conoscere se stessi (sapersi descrivere in termini di pensieri, emozioni, bisogni, aspettative, comportamenti, etc.), dall’altro, dalla capacità di imparare qualcosa in più di se stessi dall’esperienza.
Riconoscere la propria realtà interna, vivere in accordo con quello che sentiamo, può aiutare a comprendere meglio le nostre scelte e le nostre azioni, ad essere più consapevoli (“Quali bisogni cercavo di soddisfare con quel comportamento?”, “Quali sentimenti hanno influenzato le mie azioni/opinioni?”).
La comprensione fa riferimento anche ad un atteggiamento comprensivo nei confronti di se stessi, che consenta di valutarsi con giustizia ed equità. E’, infatti, importante assumersi la responsabilità delle proprie azioni, riconoscere di essere gli artefici dei propri pensieri e delle proprie emozioni, comprendere gli errori commessi, evitando però di cadere nell’eccessiva severità di giudizio.
Spesso accusiamo gli altri di essere rifiutanti o giudicanti, senza considerare che noi per primi lo siamo nei nostri confronti.
L’accettazione di sé è uno dei passi obbligati per cambiare e crescere.
Quando si parla di accettazione generalmente si pensa a un atteggiamento passivo e rinunciatario (accettare come sinonimo di accontentarsi). Niente di più sbagliato. L’accettazione è il presupposto di ogni cambiamento! Non possiamo cambiare in noi qualcosa che neghiamo, combattiamo o rifiutiamo: non possiamo abbandonare un luogo se prima non ci siamo stati (Giusti, 2005). In sostanza, accettarsi significa riconoscere che quello che si pensa, si sente e si fa è espressione di se stessi in quel dato momento.
Molto spesso diamo più importanza all’essere accettati dagli altri piuttosto che all’accettare noi stessi. Eppure, quando manca il sentimento di accettazione di sé anche un feedback esterno positivo può apparire meno credibile o essere meno nutriente.
Commettere degli errori non equivale a essere persone incapaci, avere dei difetti o dei limiti non equivale a essere inadeguati. Accettare i propri limiti significa accettare di stare dentro la propria realtà e da questa lavorare per spostare i propri limiti più in là.
Esercizio n. 1 (p. 85, Giusti, 2005): Auto-conoscenza
Il seguente esercizio favorisce una visione di sé più ampia e consapevole. E’ importante completare le frasi con immediatezza, senza rifletterci troppo. E’ consigliabile ripetere l’esercizio più volte.
- Non è facile accettare me stesso quando…
- Non è facile per me ammettere che…
- Una delle emozioni che ho difficoltà ad accettare è…
- Uno dei pensieri che cerco di allontanare dalla mente è…
- Una delle cose del mio corpo che non riesco ad accettare è…
- Una cosa che non mi piace di me è…
- Una cosa che mi piace di me è…
- Sento di non piacere agli altri quando…
- Sento di piacere agli altri quando…
- Se accettassi di più il mio corpo…
- Se accettassi i miei sentimenti…
- Se accettassi quello che ho fatto…
- Quello che mi spaventa di accettarmi è…
- Mentre imparo a non negare le mie esperienze, sto diventando consapevole di…
Esercizio n.2:
Completare le seguenti frasi senza pensarci troppo. E’ consigliabile ripetere l’esercizio più volte.
- Ho difficoltà ad accettare… (indicare un aspetto di sé, fisico o caratteriale)
- Se potessi accettarlo…
- Sto diventando consapevole di…
Accettarsi vuol dire darsi l’autorizzazione ad essere così come si è, riconciliandosi con gli aspetti di se stessi che si ritengono “imperfetti” o che spaventano. Sembra molto difficile da mettere in pratica, eppure è sufficiente iniziare ad “ammorbidire” il proprio atteggiamento verso se stessi.
Benevolenza, comprensione e accettazione di sé vanno a costituire una forza motivante, incoraggiante e fortificante cui attingere di fronte a situazioni emotivamente impegnative. Non preservano dalle difficoltà, ma proteggono dalla disperazione, intesa come assenza di speranza.
Consentono di trovare supporto dentro noi stessi per fronteggiare delusioni, defaillance, errori e insuccessi cui inevitabilmente andiamo incontro nella vita, guardando oltre con rinnovate energie.
Alessia Leotta è una collaboratrice sul sito Miss Strawberry Fields.
Laureata in Psicologia Clinica e di Comunità all’Università La Sapienza di Roma e iscritta all’Albo degli Psicologi del Lazio (n°11884). Nel 2012 ho collaborato con il Mensile “Ragazza Moderna” per la rubrica dei professionisti “S.O.S.”. Nello stesso anno, sono stata invitata a partecipare a un esperimento in vivo, “Aperitivo con lo Psicologo”, per la rivista “Cosmopolitan” (Italia). Il mio obiettivo sarà quello di offrire spunti di riflessione su tematiche di psicologia ad ampio spettro, facendo incontrare, così, due mie grandi passioni: la Psicologia e la Scrittura. E per rendere tutto più dinamico, vi aspetto numerosi e attivi con domande, chiarimenti e curiosità!