La crisi dei professionisti: fino al 35% di reddito in meno e disoccupazione al 30%
18/01/2016 di Redazione
Tra 2005 e 2014 redditi crolatti del 24%, con un picco del 35% per gli avvocati, e tasso di disoccupazione vicino al 30%. Sono questi alcuni dei principali dati che descrivono la crisi vissuta negli ultimi anni dei professionisti italiani, riportati oggi in alcuni articolo di approfondimento del quotidiano Il Giornale. I numeri sull’attività di avvocati, commercialisti, ingegneri e architetti raccontano bene come il declino della nostra economia sia costato caro anche alle categorie di lavoratori in passato ritenute privilegiate.
«L’1% della popolazione mondiale possiede più del 99% della ricchezza»
PROFESSIONISTI, IN UN ANNO 8MILA AVVOCATI IN MENO
Ora, dicono sostanzialmente le cifre, ci sono anche i professionisti tra i nuovi poveri. L’anno scorso avrebbero lasciato l’attività forense in 8mila, probabilmente anche per l’impossibilità di pagare i contributi pensionistici minimi richiesti, pari a circa 850 euro, 70 euro al mese. Ha scritto Angelo Allegri:
L’anno scorso sono stati almeno 8mila e non era mai successo: un piccolo esercito di persone che ha deciso di appendere la toga al chiodo e di dire addio alla professione di avvocato, cancellando il proprio nome dagli elenchi dell’ordine. Tutti, o quasi, si sono mossi per lo stesso motivo: l’impossibilità di pagare i contributi minimi richiesti dalla Cassa Forense (il fondo pensionistico della categoria) a partire dal 2015. Più o meno si tratta di 850 euro l’anno, 70 euro al mese. Non una cifra proibitiva, ma per molti comunque troppo alta, visto che si andava ad aggiungere a tutte le altre spese legate all’esercizio della professione.
Il dato delle cancellazioni può fare felice chi ritiene che in Italia gli avvocati siano troppi (siamo a quota 220mila e sono molti, anche tra gli stessi interessati, a pensarlo), ma è un segnale d’allarme significativo. Che non riguarda, tra l’altro, solo gli avvocati, ma un po’ tutto il mondo delle professioni. «Gli architetti? Sono i nuovi poveri» ha dichiarato qualche tempo fa il presidente dell’Ordine Leopoldo Freyrie. E lo stesso grido di dolore arriva dai rappresentanti degli altri albi. I professionisti italiani sono le vittime più silenziose della grande crisi economica iniziata tra il 2007 e il 2008.
PROFESSIONISTI, TRA 2005 E 2014 IN MEDIA REDDITI GIÚ DEL 24%
Le preoccupazioni certamente non mancano per coloro che restano in attività. Ingegneri ed architetti, in dieci anni hanno perso il 22% di reddito medio. Ha spiegato ancora Allegri sul Giornale (riportando dati dell’Adepp, associazione che riunisce le casse pensionistiche dei professionisti):
Tra il 2005 e il 2014 il professionista italiano ha, in media, mantenuto a fatica i suoi livelli di reddito nominale, ma se si tiene conto dell’inflazione, la perdita in termini di reddito reale sfiora il 24%. Non tutti hanno segnato degli arretramenti così marcati. Medici, infermieri e veterinari, per esempio, si sono salvati: negli ultimi 10 anni il loro reddito reale è cresciuto del 7,1%. Commercialisti e ragionieri, un tempo considerati insensibili alle fluttuazioni del ciclo economico, hanno perso il 14%. Ingegneri ed architetti, alle prese con la più grande crisi edilizia dal dopoguerra, hanno perso il 22%, mentre la peggio è toccata proprio agli avvocati con un drammatico -35% del reddito depurato dall’inflazione (e anche a guardare solo il reddito nominale in questo caso il calo è del 23%).
PROFESSIONISTI, IN ITALIA IL TRIPLO DEGLI AVVOCATI DELLA FRANCIA
Il calo del numero degli avvocati è in parte dovuto dal loro elevato numero. In Italia ci sono infatti 269 legali ogni 100mila abitanti, cifra superata in Europa solo dalla Spagna (277). In Germania gli avvocati ogni 100mila abitanti sono 191, in Francia invece 84. Ma un peso ha certamente avuto anche la riforma della cassa di previdenza varata dal governo Monti e avviata a fine 2014:
Fino a quel momento l’iscritto all’ordine che non raggiungeva un reddito di 10.300 euro l’anno era esentato dalla contribuzione alla Cassa Forense ed era invece tenuto a dei versamenti a una gestione separata dell’Inps.
PROFESSIONISTI, INDEBITATO IL 57% DEGLI STUDI
Altri dati allarmanti per i professionisti sono quelli relativi a disoccupazione (al 30%), reddito d’ingresso (intorno agli 800 euro), tempo d’attesa per ottenere il pagamento delle parcelle (172 giorni nel caso di privati) e indebitamento:
Secondo dati del Cresme e dell’Ordine di Torino relativi al 2014 tra gli iscritti all’ordine il tasso di disoccupazione è del 30%, il reddito di ingresso è sì e no di 800 euro e dopo cinque anni di professione gli emolumenti si aggirano sui 1.500 euro. Farsi pagare dai committenti è diventato un problema gravissimo: i tempi medi di attesa sono di 217 giorni se il cliente è pubblico, 172 nel caso di privati. Non sorprende, vista la fatica fatta a incassare, che il 57% degli studi professionali abbia debiti con banche, istituzioni finanziarie o fornitori.
(Foto di copertina: Ansa / Franco Silvi)