Pubblicare il video di Mango che muore, che senso ha? (e condividerlo pure)
08/12/2014 di Maddalena Balacco
La scorsa notte è venuto a mancare Mango, notissimo cantautore lucano vittima di un malore durante un concerto a Policoro.
Questa è una notizia. Mango era un simbolo, lo era per la sua musica, lo era il suo personaggio, e dai più è stato giustamente ricordato per le sue doti artistiche. Dicevamo, la notizia è questa: è morto, durante un concerto. Possa riposare in pace.
Possa riposare in pace anche se le ultime immagini che ricorderemo di lui, anzi, ricorderanno quelli che hanno avuto lo stomaco di andarsele a vedere, sono quelle del suo malore sul palco. Certo, era quasi ovvio che qualcuno – viste le circostanze della sua morte – avesse a disposizione delle immagini dell’accaduto. Quanti di noi ai concerti filmano le canzoni preferite, interpretate in diretta dal proprio idolo.
Meno normale che a queste persone sia venuto in mente di mettere il video online, ma anche qui, tant’è. Assolutamente anormale è invece il fatto che questo/questi video siano stati scaricati, ricaricati online con tanto di logo da qualcuno, e infine pubblicati e dati in pasto al grande pubblico.
Cosa aggiungono al dolore, alla notizia, le immagini di un uomo che sta morendo? Se già per le decapitazioni dell’Isis questo tema è diventato di pubblico dominio, lo dovrebbe essere a maggior ragione per la morte di un uomo che si sente male mentre sta lavorando.
Ma c’è di più: se anche mostrare la morte come se fosse un film diventa normale, cosa sarà anormale? Dove ci si fermerà? Questo è un periodo in cui il giornalismo di carta e quello online devono necessariamente trovare nuove forme di narrazione che si adattino al tempo e ai mezzi. Sbagliare ci sta. Ma ci si chiede quanto ci sia, di errore, in questa spettacolarizzazione della morte.
E ci si chiede dove sia l’umanità non solo in chi mostra queste cose, ma anche in quelli, tanti, che le guardano. In quelle, tanti, che le condividono. Responsabilità dei media è anche questa. Pensateci quando avete finito di guardare e condividere il video di un uomo che muore. E auguratevi di morire a casa vostra, dove nessuno può filmarvi.