Quando il MoVimento 5 Stelle era a favore di Stamina (e il governo votava il decreto Balduzzi)
14/01/2014 di Valentina Spotti
Dopo la puntata di Presa Diretta sul caso Stamina, andata in onda ieri sera, sul web si continua a discutere del metodo Vannoni anche alla luce delle numerose testimonianze di degli ex pazienti, che hanno raccontato di aver versato ingenti somme di denaro per poter ottenere le infusioni in seguito alle quali molti pazienti hanno riscontrato malori e crisi epilettiche. Ma la discussione, oggi, si sposta anche sul piano politico puntando il dito contro i partiti che hanno appoggiato il metodo Stamina.
IL MOVIMENTO A CINQUE STELLE A FAVORE STAMINA – Sulla pagina Facebook Waffanculo a Cinque Stelle si rimarca come il MoVimento 5 Stelle fosse stato a favore del metodo Vannoni: nel maggio 2013, infatti, il deputato Andrea Cecconi, capogruppo della Commissione Affari Sociali, aveva parlato a nome del Movimento ritenendo «efficace» il metodo Stamina e, dopo aver emendato il testo del decreto Balduzzi lo aveva «fatto approdare alla Camera» dando il via libera alla sperimentazione di Vannoni. Il commento della pagina Facebook punta il dito contro quello che definisce senza mezzi termini il «solito bieco populismo sulla pelle degli altri» che avrebbe «dato ascolto» alle istanze delle autorità, di Vannoni e dei cittadini.
IL VOTO DI CAMERA E SENATO SUL DECRETO BALDUZZI – Ma la questione, comunque, è più ampia perché quel decreto, fu votato anche da Pd e Pdl: il decreto Balduzzi venne approvato alla Camera con 504 voti favorevoli, 1 contrario e 4 astenuti. Due giorni più tardi, il 22 maggio 2013, la palla passava al Senato dove incassava 259 sì, 2 no e 6 astenuti. Quasi un’unanimità. Diventato legge, il decreto Balduzzi permetteva a coloro che avevano già iniziato le infusioni di staminali con Vannoni di poterle continuare, dando il via anche a un programma di sperimentazione della durata di 18 mesi.
LA RISPOSTA DI VANNONI – In quell’occasione, Vannoni si era comunque definito poco soddisfatto perché, come disse ai giornalisti, il testo del decreto come era stato approvato rispondeva «più all’interesse della comunità scientifica italiana e della burocrazia e non assolutamente alle esigenze dei pazienti». Pazienti che ieri sera, hanno fatto sentire la propria voce.
(Photocredit: LaPresse)