Quando il sexting può metterti nei guai
08/01/2014 di Redazione
Abbiamo un sacco di motivi per ringraziare i nostri smartphone: Candy Crush Saga, gli autoscatti e soprattutto il sexting: infatti al giorno d’oggi essere in grado di far sapere quando si è eccitati pare sia diventata una necessità reale. L’avvento della telefonia mobile con la quale è possibile condividere quasiasi cosa in tempo reale è un’arma a doppio taglio per i frequentatori della rete, i quali dovrebbero capire che da grandi fotografie di nudo derivano grandi responsabilità. Mentre la maggior parte degli scatti hot risiedono nel telefono dei destinatari, alcuni finiscono nella rete e mettono in guardia tutti quelli che praticano il sexting condividendo queste immagini con altre persone su alcuni angoli tristi di internet. Fino ad ora i siti che pubblicano questo tipo di immagini, spesso accompagnate da scritte abbastanza degradanti «spero che la tua vita venga distrutta, p*ttana», spesso riescono a farla franca con la giustizia, perchè non vi sono leggi abbastanza moderne per il loro controllo, riporta il DailyBeast.
LE PRIME LEGGI IN MATERIA – In uno stato dell’Australia però è stata introdotta una nuova legge per proteggere coloro che praticano sexting, rendendo di fatto illegale rendere pubbliche immagini esplicite senza il consenso della persona interessata. Nello stato del Victoria, che si trova nel sud – est del paese, sarà ora un reato distribuire intenzionalmente o minacciare di distribuire scatti intimi di altri. Effettivamente la pubblicazione di foto hot online è spesso costata il posto di lavoro ad alcune persone, tradite da altre persone che credevano essere loro amiche, almeno su internet. Anche in altre zone del mondo si è cercato di fare qualcosa contro il fenomeno, ma il successo delle iniziative è stato piuttosto limitato. Alcuni mesi fa in California è stata introdotta una legge per la quale se si pubblicano foto provocatorie di altri si rischia il carcere fino a sei mesi o una multa fino a 1.000 dollari. Nel New Jersey è stato proibito a chiunque di condividere foto private senza il consenso della persona interessata.
UN NUOVO MODO DI COMUNICARE – Secondo Mary Anne Frank, professoressa di diritto e attivista contro lo squallido fenomeno della condivisione non voluta di foto hot questo tipo di abuso è uno dei tanti che le donne devono affrontare ogni giorno nel mondo: «Come altre forme di violenza sessuale, la vendetta porno lancia il messaggio che è accettabile punire le donne». Non basta quindi fare affidamento alle leggi sulla privacy per far rimuovere gli autoscatti privati finiti sul web, ma c’è bisogno di una nuova normativa che tratti il sexting e la “vendetta porno” sul web in maniera specifica, anche perché il modo di comunicare sta cambiando in tutto il mondo ed i legislatori prima o poi dovranno confrontarsi con questa realtà.