Quando una bufala ti distrugge la vita
10/03/2014 di Redazione
Rodolfo Ruiz non è morto in nessuno dei quattro treni fatti esplodere a Madrid, in quell’11 marzo del 2004 che ha segnato la storia della Spagna. Eppure, in seguito a quegli attentati, la sua vita è stata comunque distrutta: la moglie si è tolta la vita, la figlia ha avuto a lungo bisogno di supporto psicologico e lui stesso ha perso ogni cosa.
QUELLO ZAINO PIENO DI ESPLOSIVO – Alla vigilia del decimo anniversario del M-11, il quotidiano spagnolo El País torna a raccontare la storia di Rodolfo Ruiz, vittima delle false teorie circolate subito dopo gli attentati di matrice islamica. Nel 2004, Ruiz era commissario del distretto di Vallecas, un quartiere periferico di Madrid da dove partì uno dei treni carichi di esplosivo. Nelle concitate ore successive al disastro, Ruiz diede ordine di raccogliere tutte le borse e gli zaini presenti sul treno esploso a Pozo del Tio Raimundo, che vennero trasportati prima in una stanza del commissariato di Vallecas e poi in uno spazio del polo fieristico IFEMA. Tra quelle borse era presente uno zaino pieno di esplosivo, con un detonatore collegato a un telefono cellulare: l’unico zaino-bomba che non era esploso, e che è stato fatto poi brillare dagli artificieri vicino al commissariato.
TEORIE DELLA COSPIRAZIONE – Ed è proprio questo zaino pieno di esplosivo che distrugge la vita di Ruiz: tra la mole di informazioni che presero a circolare nelle ore successive agli attentati si diffuse anche la teoria che fosse stato proprio lui, Ruiz, a mettere quello zaino nella zona del commissariato, per depistare le indagini. Ruiz divenne così il principale capro espiatorio di chi vedeva negli attentati la collusione tra PSOE e forze di polizia in modo da portare Zapatero al potere nelle successive elezioni.
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IL COMMISSARIO CHE HA PERSO TUTTO – Una bufala, come venne poi dimostrato anche dalle informazioni che lo stesso Ruiz fornì agli investigatori e che portarono alla cattura dei primi complici degli attentatori, che distrusse completamente la sua vita: insultato per strada e a mezzo stampa, Ruiz tentò di portare in tribunale quanti lo accusavano ingiustamente. Ma non furono mai condannati. Oggi Ruiz, vedovo dopo la triste resa della moglie, vive a Saragozza dopo aver accettato una proposta di prepensionamento. Ma nella sua mente resta, incancellabile, il ricordo di quella mattina: di «quei corpi senza vita tra le lamiere contorte e dei cellulari delle vittime che squillavano a vuoto».
(Photocredit copertina: Getty Images)