Quegli applausi senza imbarazzo per chi ha ucciso Federico Aldrovandi
30/04/2014 di Alberto Sofia
Nessun imbarazzo mostrato dal Sindacato autonomo di polizia per quei cinque minuti di applausi agli agenti condannati in via definitiva per la morte di Federico Aldrovandi, ucciso durante un controllo il 25 settembre del 2005 a Ferrara. Nessuna vergogna per la standing ovation dedicata a Rimini a tre dei quattro poliziotti colpevoli (Paolo Forlani, Enzo Pontani e Luca Pollastri, mentre mancava Monica Segatto), nonostante l’indignazione dell’opinione pubblica. Oltre alle condanne del premier Matteo Renzi e del capo della polizia Alessandro Pansa. Non è arrivata nessuna scusa, soltanto giustificazioni: il giorno dopo il congresso delle polemiche del Sap, il segretario Gianni Tonelli ha replicato, evocando un presunto «esercizio della libertà di pensiero». Fino ad aggiungere: «Non è il fermo di polizia la causa della morte di Aldrovandi. Considero i colleghi condannati per errore giudiziario e cerchiamo una revisione del processo».
Tutto mentre sui social network continuano a rimbalzare le condanne per il gesto e si chiede alla politica di non limitarsi a telefonate di solidarietà alla madre Patrizia Moretti – come quelle fatte dal presidente del Consiglio -, prevedendo invece sanzioni e chiedendo le dimissioni dei vertici del sindacato. E la politica? Se, dopo la standing ovation, la gran parte dei partiti ha preso le distanze, è stato Matteo Salvini, il segretario della Lega Nord a «schierarsi con gli agenti» sul proprio profilo Facebook. Con il “nuovo corso” del Carroccio ormai sempre più vicino a posizioni di estrema destra: «Polemiche contro il Sap che ha osato applaudire dei loro colleghi condannati. Io sto con i poliziotti, con i Carabinieri e con chiunque rischia la vita per difendere i cittadini». Peccato che i 4 agenti siano stati condannati il 21 giugno del 2012 dalla Cassazione per eccesso colposo in omicidio colposo a tre anni e sei mesi (con pena effettiva di soli sei mesi, considerati i tre anni coperti dall’indulto). Non certo per aver difeso il cittadino Aldrovandi.
Dentro la Lega Nord, però, è stato Roberto Maroni a esprimere sul caso posizioni differenti. «Io sono sempre stato dalla parte dei poliziotti, spesso mandati allo sbaraglio, in piazza. Ma di fronte a una sentenza di condanna, che ha accertato i fatti, bisogna inchinarsi», ha spiegato ai microfoni di Radio Capital, il governatore lombardo, per due volte ministro dell’Interno.
GLI APPLAUSI AI CONDANNATI E LE GIUSTIFICAZIONI – Per la madre Patrizia quegli applausi ai condannati sono stati terrificanti: «Mi si rivolta lo stomaco», ha spiegato all’Ansa. Una ferita riaperta. «Cosa significa? Che si sostiene chi uccide un ragazzo in strada? Chi ammazza i nostri figli? È estremamente pericoloso», ha aggiunto. Nei mesi scorsi gli agenti, scontata la pena residua, erano stati riammessi in servizio con compiti da impiegati, lontano da Ferrara. Come forma di protesta contro questa decisione e per chiedere che i poliziotti venissero radiati dalla forze dell’ordine era nato il movimento “Via la divisa“, che aveva indetto una manifestazione a Ferrara lo scorso 15 febbraio. Ieri alla madre di Aldrovandi, oggi attesa al Viminale, sono arrivate le telefonate di solidarietà di Matteo Renzi e del capo della polizia Pansa. Poi è arrivata la condanna anche di Angelino Alfano. Bastano? In rete non manca chi chiede provvedimenti. Per ora il ministro dell’Interno ha spiegato di voler revocare l’appuntamento che «aveva dato al Sap per martedì prossimo». Troppo poco. Roberto Saviano ha invitato Renzi a pretendere le dimissioni del segretario generale del Sap Gianni Tonelli che «ha mostrato di essere incapace di avere rispetto delle istituzioni e della vita umana invitando i poliziotti condannati al congresso del Sap e celebrando la loro condanna». Lo stesso Tonelli che, invece di scusarsi o dimettersi, ha preferito giustificare i condannati: «I colleghi sono stati giudicati sotto un bombardamento mediatico. È omicidio colposo, non sono assassini. Noi rispettiamo la madre e le sentenze, ma che male c’è nella difesa umana dei colleghi?», si è difeso. Già prima di essere eletto segretario del Sap aveva lanciato su Twitter l’hashtag #vialamenzogna per difendere gli agenti condannati. Tanto che Lino Adrovandi, padre del ragazzo ucciso, aveva chiesto un intervento di Renzi e Alfano. Invece, al congresso di Rimini era arrivato soltanto un messaggio di saluto del premier (prima della condanna degli applausi), mentre Berlusconi aveva anche chiamato in diretta, cercando di racimolare voti, di fronte alla crisi di consensi di Forza Italia. Al contrario, su Facebook la campagna “Via la divisa” è stata rilanciata, per protestare contro la standing ovation riservata ai condannati.
Non è la prima volta che Patrizia Moretti è stata costretta a rispondere alle provocazioni di un sindacato di polizia. Basta ricordare la manifestazione del Coisp del segretario Franco Maccari, a poca distanza dal suo ufficio a Ferrara. Oggi la madre di Aldrovandi su Facebook è tornata a chiedere che i condannati vengano radiati.
I SINDACATI CHE HANNO PRESO LE DISTANZE – Se i delegati del Sap hanno applaudito gli agenti che hanno ucciso Aldrovandi, altri sindacati hanno preso le distanze. «Le sentenze – per di più se definitive – si rispettano. Le donne e gli uomini del sindacato di polizia della Cgil si dissociano da un simile episodio che nulla ha a che vedere con la nostra cultura», ha spiegato Daniele Tissone, segretario generale del Silp Cgil. «Se si è verificato un tale episodio, a cui non vorremmo mai più assistere, è la dimostrazione evidente che vi sia ancora molto da fare sul versante della formazione interna. Utilizzare strumentalmente la vicenda, rinnovando il dolore della famiglia Aldrovandi è del tutto intollerabile», ha concluso. Anche Felice Romano, del Siulp, ha condannato gli applausi: «Condivido le dichiarazioni del ministro Alfano e del capo della polizia. Per i poliziotti il rispetto e la sacralità della vita sono un elemento irrinunciabile per lo svolgimento del nostro lavoro». Si è dissociato anche Giuseppe Tiani, per il Siap: «La mia organizzazione non si riconosce e prende le distanze da quegli applausi che riteniamo inopportuni». Non sono stati registrati altri commenti dal Coisp, il piccolo sindacato che aveva manifestato un anno fa a Ferrara in sostegno dei condannati. Ma la loro posizione è nota, rilanciata con un controverso video su YouTube , visibile anche sulla homepage del sindacato. Hanno però già ricevuto una risposta simbolica dalla società civile per la loro vecchia provocazione. Con un contro corteo di 5 mila persone nella stessa Ferrara, con in testa la mamma di Federico.