Perché la guerra all’aborto è un orrore

LA PERSECUZIONE DEGLI ABORTI SPONTANEI –  Molto più preoccupante invece il fenomeno segnalato dalla National Advocates for Pregnant Women (NAPW), che ha documentato centinaia di casi d’adolescenti arrestate e imprigionate per aver abortito accidentalmente, uno di quei casi si materializza «l’interesse dello stato» secondo i legislatori locali. Una donna dell’Indiana che ha tentato il suicidio mentre era incinta ha fatto un ano di carcere prima che l’accusa cadesse, una donna in Iowaè stata arrestata e incarcerata dopo aver abortito in seguito a una caduta dalle scale, nel New Jersey un donna che ha rifiutato di firmare l’autorizzazione al cesareo, di cui non ha avuto poi bisogno, è stata accusata di aver messo in pericolo il suo bambino, del quale le è stata tolta la custodia. Il tutto in nome di leggi che proteggono la vita dei feti e che criminalizzano le madri al solo sospetto che abbiano contribuito ad aborti accidentali e che, inutile dirlo, colpiscono casi rari come quelli menzionati sopra, ma soprattutto le ragazze nere e povere che abortiscono per cause naturali, ma che risultano drogate alle analisi.

ERGASTOLO PER LE TOSSICODIPENDENTI – Tracce di droga autorizzano i procuratori ad accusarle di aver ucciso i bambini che hanno perso, anche se nella letteratura medica non esiste dimostrazione che l’assunzione più o meno moderata di droghe più o meno pesanti abbia effetti abortivi, anche le tossicodipendenti danno abitualmente alla luce figli più o meno sani. L’abuso di alcune sostanze può sicuramente danneggiare il feto e il suo sviluppo e tanto basta come appiglio giuridico per accanirsi contro tossicodipendenti e consumatrici, basta un niente. Un caso che ha fatto scalpore è quello di Rennie Gibbs, che ha perso la figlia perché è stata strangolata dal cordone ombelicale nell’utero, una causa d’aborto al 100% accidentale, e che è stata accusata di omicidio aggravato, secondo la legge del Mississippi dopo che nel suo sangue sono state rinvenute tracce di cocaina. Era il 2007 e la ragazza aveva 16 anni e per lei chiesero l’ergastolo. Dopo sette anni andrà a processo il mese prossimo ed è uno dei casi più clamorosi tra centinaia di casi simili nei quali i legislatori, i procuratori, i giudici, i giurati ed altri vedono degli omicidi, fondandosi sul labile presupposto che se una gravidanza va a male c’è una buona possibilità d’accusare la madre di qualche delitto e che bisogna farlo per difendere i diritti dei poveri bambini e terrorizzare le donne affinché badino alla loro gravidanza, come se valesse della loro libertà. Il procuratore generale del Mississippi ha spiegato che lo stato ha la responsabilità di proteggere i bambini dalle azioni pericolose dei loro genitori. Dire che la povera Gibbs non dev’essere processata per omicidio sarebbe come dire che «ogni drogato che rapina o ruba per ottenere denaro per la droga non debba essere ritento responsabile delle proprie azioni a causa della sua dipendenza», e lo ha scritto nero su bianco. Peccato che Gibbs non abbia rubato o rapinato, che manchi qualsiasi volontarietà e che l’assunzione di droga non sia adatta come causa di morte nel caso in questione, oltre il dettaglio per il quale chiedere l’ergastolo per una sedicenne e tenerla 7 anni sotto questa minaccia, fondata su una presunzione del tutto priva di basi scientifiche. Inutile dire che il Mississippi nonostante leggi del genere ha altissimi tassi di diffusione delle malattie sessuali e delle gravidanze indesiderate, che dipendono dalla povertà, dall’alimentazione scadente, dalla mancanza d’accesso alle cure sanitarie e altri fattori che affliggono una delle comunità nere più povere e discriminate d’America. Vittime, la parte più debole ed esposta della società, giovani che finiscono per essere indicate e perseguite come assassine invece di essere assistite ed aiutate, una barbarie senza se e senza ma.

LA GUERRA ALLE CLINICHE – Nel vicino Texas hanno deciso d’imitare invece un’altra iniziativa del Mississippi, cambiando un regolamento richiedono da luglio che i fornitori di aborti siano attrezzati come una clinica chirurgica. Da allora le cliniche che forniscono il servizio sono passate da 40 a 28 e quando a settembre tutte le nuove regole entreranno in vigore ne rimarranno solo 6, dei quali solo la metà probabilmente continuerà a fornire il servizio, perché erogato in strutture a parte che non hanno le caratteristiche richieste. Passati i tempi nei quali per salvare i bambini i fanatici sparavano ai medici che praticano gli aborti, che comunque non se la passano bene perché si possono trovare sotto casa il picchetto che li indica come assassini ai passanti e d’abitudine sono subissati di minacce, l’attacco al diritto all’aborto ha quindi preso strade traverse, senza andare troppo per il sottile pur di sabotare un diritto che le leggi americane riconoscono a ogni donna. Un altro esempio illuminante è quello dell’ostruzione all’inserimento nelle polizze sanitarie degli anticoncezionali o dell’aborto, per il Viagra non c’è problema, ma molte assicurazioni che sono controllate da fondi d’ispirazione cattolica o altra diversamente cristiana, hanno detto che loro quelle polizze non le vogliono fare e che non è giusto che le facciano gli altri perché altrimenti la concorrenza sarebbe falsata. Logica conclusione: la corsa a far leggi che impongano polizze a parte per questo genere di prestazioni. Il che non è carino in un paese quasi del tutto privo di sanità pubblica, non è carino per le abortienti per scelta e lo è ancora meno per quelle per necessità, che nella disgrazia si trovano anche costrette a pagare la colpa di non avere colpe, anche negli stati che non le criminalizzano per aver perso il bambino.

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