Quelli che volevano fare i soldi con la frase ‘Je Suis Charlie’

Je Suis Charlie’, lo slogan che ha accompagnato le manifestazioni di condanna della ferocia dei terroristi jihadisti e di solidarietà verso la redazione di Charlie Hebdo, vittima di un attentato terroristico a Parigi lo scorso 7 gennaio, non diventerà un marchio. L’istituto nazionale francese per la proprietà intellettuale (Inpi), infatti, in questi giorni ha rifiutato decine di richieste di registrazione della frase.

 

FRANCE-ATTACKS-CHARLIE-HEBDO

 (Foto: Martina Bureau / Afp / Getty Images)

LEGGI ANCHE:
«Ecco cosa significa la nuova copertina di Charlie Hebdo»
Charlie Hebdo, la tragedia di Parigi ha riacceso la presidenza di François Hollande
Lotta al terrorismo, 10 islamici indagati a Roma. E arriva la superprocura

 

 

JE SUIS CHARLIE, SLOGAN NON REGISTRABILE – ‘Je Suis Charlie’ è un’espressione diventata celebre in tutto il mondo e di conseguenza molti hanno pensato in questi giorni di provare a sfruttarla per fini commerciali. Secondo l’agenzia France Presse sarebbero state avenzate una cinquantina di domande. Ma, stando a quanto riferito dall’Inpi, lo slogan non può essere ottenuto da un qualsiasi attore economico a causa del suo largo utilizzo da parte della collettività. Tuttavia, l’istituto francese per la proprietà intellettuale nulla ha potuto contro l’ampia diffusione degli ultimi giorni di gadget, adesivi, magliette ed altro contraddistinte dalla frase ‘Je Suis Charlie’. Molti prodotti con la frase in francese sono stati anche venduti su eBay e Amazon, che si sono però impegnati a donare le loro commissioni al settimanale satirico rimasto vittima dell’attacco. L’inventore dello slogan ‘Je Suis Charlie’ è un giornalista della rivista gratuita Stylist, che ha lanciato l’hashtag su Twitter appena 30 minuti dopo l’irruzione armata nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo. Poi è diventato virale.

(Foto di copertina: Juan Barreto / Afp / Getty Images)

Share this article