Migranti, perché l’Europa dell’Est dice no a più profughi e alle quote

Migranti

, la crisi scuote l’Europa ma aggrava anche le sue divisioni. Le immagini delle morti e una pressione migratoria sempre più forte hanno creato una frattura tra il gruppo dei fondatori dell’UE, guidato ancora una volta dalla Germania, e i Paesi dell’Est, che rifiutano la maggior solidarietà, e le quote di migranti, richieste dalle altre capitali così come dalla Commissione. Un no che rimane fermo e trasversale a pressoché tutti i Paesi dell’Europa orientale, con l’Ungheria in prima fila nell’adozione di una politica muscolare anti immigrazione.

MIGRANTI, IL NO DELL’EST EUROPA

– L’Est Europa continua a dire no alle nuove proposte della Commissione così come di Germania, Francia e Italia, per una politica dell’asilo maggiormente solidale tra gli Stati membri dell’UE. In un’intervista a Bild Zeitung i ministri degli Esteri di Slovacchia, Lettonia e Lituania esprimono una posizione contraria alle quote obbligatorie, così come a una sforzo di maggior accoglienza per gestire la continua ondata di profughi.

LETTONIA. Il ministro degli Esteri della Lettonia, Linas Linkevičius, esponente del LSDP, il partito socialdemocratico al governo a Vilnius, ribadisce come

le quote obbligatorie non risolvano il problema. Noi vogliamo aiutare coloro i quali sono in pericolo di vita e scappano dalle guerre, ma non quelli, che cercano migliori opportunità professionali.

SLOVACCHIA. Miroslav Lajčák, ministro degli Esteri ed esponente del partito socialdemocratico che governa la Slovacchia, rimarca come

la nostra precedente esperienza ci mostra come queste persone non vogliano venire e rimanere in Slovacchia. Il loro obiettivo è arrivare in Germania, Gran Bretagna o Svezia. Le quote di ripartizione tra Paesi membri non fermano nessun migrante, non impediscono che muoiano nei Tir o sulle barche.

LETTONIA . Edgars Rinkēvičs, ministro degli Esteri della Lettonia e appartenente a Vienotība, formazione legata ai conservatori del Ppe, esprime un’altrettanta netta posizione di rifiuto delle quote obbligatorie.

Nella distribuzione dei profughi ai Paesi dell’UE deve essere posta maggior attenzione alle capacità di ogni singolo Paese. Siamo per una soluzione su base volontaria. Ma è necessario riflettere su come vogliamo gestire coloro i quali arrivano in Europa e non hanno diritto allo status di rifugiato.

 

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MIGRANTI, LA DIVISIONE DELL’EUROPA

-La crisi dei profughi è il terzo grande tema, dopo Russia e Grecia, dove i Paesi dell’Est Europa hanno preso una posizione autonoma comune, che sta influenzando in modo rilevante il dibattito all’interno dell’UE. In Europa orientale ci sono cinque primi ministri legati al Pse, più un governo orientato verso il centrosinistra come in Slovenia, ma le posizioni di questi governi sarebbero definibili come “conservatori” in Italia o in altri Paesi storici dell’UE. Sulla crisi dei profughi i Paesi dell’Est Europa hanno rotto con il loro alleato di riferimento, la Germania, sostenuta in modo compatto su austerità e Grecia, dopo la svolta anti Putin dell’esecutivo di Angela Merkel seguita all’annessione della Crimea e alla guerra in Ucraina. Il governo ungherese si è contraddistinto come il più feroce oppositore di una politica di maggior apertura nei confronti dell’immigrazione, ma le altre capitali orientali ne condividono la contrarietà alla nuova linea della Germania e della Commissione Juncker. Proprio l’Est Europa è stato il blocco che più ha frenato contro il primo tentativo di imporre quote obbligatorie per redistribuire i profughi all’interno dei Paesi UE, prima imposto come obbligatorio, e ora suggerito come volontario, anche se l’esecutivo comunitario sembra voler tornare sulla prima opzione. L’Europa dell’Est non è contraria all’accoglienza dei rifugiati, ma rimarca come un numero rilevante di migranti non abbia interesse a rimanere nei loro Paesi, più poveri rispetto all’area occidentale. Oltre all’asilo da condividere a livello europeo, il blocco orientale esprime forti perplessità sui migranti economici, coloro i quali in Italia sono chiamati irregolari o clandestini, su cui la loro posizione di chiusura è oltremodo netta.

Photocredit: FERENC ISZA/AFP/Getty Images)

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