Così Raqqa è scivolata nell’orrore dell’Isis giorno dopo giorno
23/11/2015 di Redazione
Arruolamento di soldati esperti che avevano combattutto con l’esercito iracheno sotto Saddam Hussein e della quasi totalità dei combattenti del fronte al Nusra. Violenza sulla popolazione locale, in particolare sulle donne. Indottrinamento dei bambini. Sono alcune delle scelte e dei metodi utilizzati dall’Isis per la sua avanzata in Siria e per la conquista e il controllo sulle attività di intere città, come Raqqa, considerata la vera e propria capitale dello Stato Islamico. A parlarne è un reportage a firma di David Remnick pubblicato sul settimanale statunitense The New Yorker, che riporta il racconto di uno degli attivisti che nella città di Raqqa ha lottato contro il regime di Bashar al Assad e si oppone ora alla follia jihadista. Si chiama Abdel Aziz al-Hamza, ha 24 anni ed è uno degli animatori di Raqqa-sl.com, un sito d’informazione che, nonostante le minacce dei combattenti islamici, continua a raccogliere e diffondere in tutto il mondo immagini e testimonianze sullo Stato Islamico.
LEGGI ANCHE: Che faceva l’Isis Merano?
ISIS A RAQQA, COMBATTENTI DA AL-NUSRA –
Il caos della Siria, spiega Hamza, comincia nel 2011, quando il paese sprofonda nella guerra civile. Il numero delle vittime aumenta nel giro di poche settimane e mesi. Le città, come Aleppo, Homs e Idlib, si svuotano. Molti arrivano a Raqqa, che diventa una sorta di «hotel della rivoluzione». È proprio in quel periodo che si apre un altro scenario. In giro si vedono bandiere nere. L’Isis cresce nella vicina città di Slouk. «In un primo momento c’erano solo una quindicina di persone», ricorda Hamza. I combattenti non erano conosciuti. Poi le truppe aumentano quando allo Stato Islamico si uniscono i combattenti del fronte al-Nusra, originario dell’Iraq. Col passare del tempo circa il 90% dei membri di al-Nusra sembra essere passato nelle fila dell’Isis e solo il 10% avrebbe invece rifiutato l’adesione allo Stato Islamico.
ISIS A RAQQA, ARMI DALL’IRAQ –
È nel mese di maggio del 2013, invece, che i combattenti dell’Isis a Raqqa iniziano a compiere rapimenti e attaccare i leader dell’Esercito Siriano Libero (i ribelli al regime di bashar al Assad). Mentre i ribelli cominciano a subire sconfitte, alcuni soldati dell’Esercito Siriano Libero si uniscono all’Isis, che continuerà ad estendere il controllo su tutta la città, anche grazie alle armi portate dall’Iraq e ai soldati esperti che avevano combattuto nell’esercito iracheno sotto Saddam Hussein. Comincia la caccia ai cristiani, mandati via dalla città, e l’occupazione di sedi istutuzionali in sedi proprie dello Stato Islamico.
ISIS A RAQQA, COMBATTENTI DALL’EUROPA –
Una fase successiva è quella del sostegno di molti miliziani europei. «Nessuno – è il racconto di Hamza – pensò al Califfato fino a quando, nel 2014, lo Stato dichiarò Raqqa capitale. Poi cominciarono ad arrivare ragazzi da tutto il mondo». «Era come New York! una seconda New York! Persone provenienti da Australia, Belgio, Germania, Francia!», ha proseguito il giovane attivista. «Forse la prossima Coppa del Mondo sarà a Raqqa!», ha aggiunto un altro. Con il tempo i combattenti stranieri diventano, e rimangono, personaggi privilegiati in città. «Sono in migliaia a Raqqa – continua Hamza – li vedi dappertutto. Amano fast food e Internet. Amano la Nutella e hanno lattine di Red Bull. Cioccolatini! Cheescake! La gente è povera e vede queste cose costose! Ma l’Isis vuole mantenere felici le reclute occidentali».
ISIS A RAQQA, UCCISIONI –
Poi arrivano le esecuzioni. All’inizio le crocifissioni, poi la decapitazione, un tipo di violenza a Raqqa mai visto prima. L’Isis diffonde paura ovunque. «Ci sono divieti a bere e fumare. Alle donne è stato imposto il velo, poi le scarpe nere». Sono loro che soffrono maggiormente sotto il regime dell’Isis. Rischiano di essere prese a bastonate se mostrano il volto. Molte adesioni all’Isis sono in qualche modo forzate, non volute. Anche chi non ne condivide l’ideologia è costretto spesso ad unirsi per avere la possibilità di condurre una vita più serena, non subire violenza, poter svolgere il proprio lavoro. «Se volevo lavorare, dovevo unirmi a loro», è la confessione di un medico riportata da Hamza.
ISIS A RAQQA, INDOTTRINAMENTO –
Anche i bambini imparano simili leggi. Il lavoro di reclutamento e indottrinamento è infatti rivolto soprattutto ai giovanissimi. Secondo i ragazzi di Ragga-sl.com, i combattenti dell’Isis offrono a bambini e adolescenti dolci e regali, come un telefonino, per convincerli a seguirli. Chiedono loro di non dire nulla ai genitori. E a volte i piccoli scompaiono nel nulla. Li portano in moschea o ai campi di addestramento. Alcuni genitori si vedono costretti ad offrire per riaverli a casa. Il più potente strumento di indottrianmento resta comunque la rete Internet.
(Foto di copertina da archivio Ansa. Creidt: Dabiq / Planet Pix via ZUMA Wire)