Reddito di inclusione per le famiglie più povere, il governo è pronto a un decreto
03/01/2017 di Redazione
Il governo è pronto nelle prossime settimane ad introdurre con un decreto un reddito di inclusione per le famiglie più povere. Lo ha spiegato il ministro per le Politiche Agricole Maurizio Martin ain un’intervista rilasciata a Carmelo Lopapa per Repubblica. A beneficiare del sostegno finanziario «non assistenziale» saranno le famiglie con un Isee (Indicatore situazione economica equivalente) inferiore a 3mila euro. Prima di tutte quelle con minori a carico.
LEGGI ANCHE > Rottamazione cartelle Equitalia, già 100mila richieste: ecco come e quando aderire alla sanatoria
REDDITO DI INCLUSIONE PER LE FAMIGLIE PIÚ POVERE, GOVERNO VERSO DECRETO
Si tratta di una buona parte del milione e 600mila famiglie che l’Istat ha certificato come nuovi poveri:
«Noi dobbiamo rispondere all’appello lanciato giorni fa da “Alleanza contro la povertà”, l’associazione che raggruppa 35 organizzazioni con cui abbiamo lavorato in questi anni. Dobbiamo concretizzare in tempi rapidi il reddito di inclusione per svoltare con gli strumenti di contrasto alla povertà, in sostegno di famiglie e persone in grave difficoltà economiche. Un gran lavoro è stato fatto dal governo Renzi: con la legge di stabilità 2016 abbiamo definito un fondo da 1 miliardo 150 milioni. Adesso quel lavoro deve dare i suoi frutti».
A quale platea è destinato?
«I dati Istat ci dicono che un milione e 600 mila famiglie, ovvero 4,5 milioni di persone hanno varcato la soglia della povertà assoluta, un minore su tre è a rischio. Ecco, loro devono essere la priorità. Parliamo di famiglie con reddito Isee sotto i tremila euro».
Di cosa si tratta? Un assegno mensile o cosa?
«Si tratterà di un sostegno finanziario non assistenziale, che dovrà rispettare determinati criteri e che coinvolgerà nella prima fase famiglie con minori. Per ampliare poi il bacino con l’aumento delle risorse. In questi anni la sperimentazione del Sia (Sostegno per l’inclusione attiva) è stato un passo importante in alcune città».
Martina sottolinea che il provvedimento è «atteso da parecchio tempo» e che «siamo l’unico Paese in Europa a non avere uno strumento di contrasto universale alla povertà».
REDDITO DI INCLUSIONE, IN 8 ANNI RADDOPPIATI GLI INDIGENTI
Sempre su Repubblica si spiega che il reddito di inclusione per i più poveri è stato già testato nel 2013 dal governo Letta in 12 grandi città e che l’anno scorso la sperimentazione è stata estesa dal governo Renzi sotto l’etichetta di sostegno per l’inclusione attiva stanziando 750 milioni. L’obiettivo dell’esecutivo è ora quello di rendere il rendo di inclusione strutturale, dal 2017. la platea dei beneficiari verrà estesa stanziando già oltre un miliardo.
La povertà in Italia si è estesa a macchia d’olio. Gli indigenti in 8 anni, dal 2007, sono raddoppiati a 5 milioni. la crisi ha fatto esplodere il disagio. Scrive Filippo Santelli:
Se nel 2007, prima della grande recessione, erano 1,8 milioni le persone sotto la soglia di indigenza assoluta calcolata dall’Istat, nel 2015 quel numero è più che raddoppiato: 1 milione e 582 mila famiglie, pari a 4 milioni e 598 mila cittadini, il 7,6% della popolazione. Prima, la povertà toccava solo alcune parti della nostra società, ora le raggiunge tutte. Ha risparmiato solo i più anziani, i nuclei con capofamiglia sopra i 65 anni. Ma ha travolto le nuove generazioni: lì dove il capofamiglia ha meno di 44 anni è salita in otto anni dal 3,2 all’8,1%; dove ha meno di 34 anni si è impennata dall’1,9 al 10,2%. In quelle case vivono oltre un milione di minorenni per cui ogni mese è a rischio l’accesso ai beni di prima necessità.