Il delirante paragone del Fatto tra Thailandia e «dittatura renziana»
09/08/2016 di Andrea Mollica
La Thailandia ha una nuova Costituzione, che rafforza i poteri dell’esercito. Il colpo di stato del 2014 ha trovato così una legittimazione istituzionale, che garantirà alle forze armate di mantenere il controllo sul Paese asiatico. Per descrivere quanto successo in Thailandia, il Fatto Quotidiano di martedì 9 agosto 2016 riesce a trarre un’incredibile analogia con il referendum sulle riforme costituzionali promosse dal governo Renzi.
IL FATTO QUOTIDIANO E LA THAILANDIA RENZIANA
Il giornale diretto da Marco Travaglio ha una linea editoriale di ferma contrapposizione all’esecutivo guidato dal segretario del PD. Una posizione rispettabile, talvolta anche condivisibile, a parere di chi scrive, che però provoca scivolate imbarazzanti. Difficile definire in modo diverso l’articolo, scritto da Alessandro Cisilin, che ha un titolo che è tutto un programma, come si diceva una volta: «La Thailandia è renziana e ha detto Sì: il premier non eletto ha la sua Costituzione». Il seguito di questo titolo non potrebbe che essere, purtroppo, una incredibile forzatura per mantenere un paragone che non sta in piedi in nessun modo. Una deriva di un pezzo in realtà piuttosto ben scritto sulla situazione in Thailandia, causato semplicemente da un paragone impossibile, implausibile e anche un po’ scoraggiante. Nel Paese asiatico, giusto per rimarcare il significato di «non eletto» , l’attuale primo ministro è stato indicato dalla giunta militare dopo un golpe costato l’arresto al premier precedente così come a diversi dei suoi ministri. Matteo Renzi dal presidente della Repubblica, e il Parlamento eletto nel 2013 gli ha concesso la fiducia nel pieno rispetto della Costituzione.
DIFFERENZE TRA UN DITTATORE E MATTEO RENZI
Prayut Chan-o-cha è l’attuale primo ministro della Thailandia, che ha promosso una riforma costituzionale per cementare il suo potere. L’analogia con Matteo Renzi può finire qui, e non proseguire come fa purtroppo il Fatto. Il premier a Bangkok è l’ex capo dell’esercito del Paese asiatico alla guida di una giunta militare, già responsabile di sanguinose repressioni costate la vita a centinaia di persone. Da due anni l’ex militare è diventato primo ministro, dopo un colpo di Stato dell’esercito contro il premier Yingluck Shinawatra, sorella di Thaksin Shinawatra, miliardario anch’egli esautorato da primo ministro con un golpe.
La riforma costituzionale thailandese garantisce ai militari di mantenere il potere di nominare il primo ministro, grazie a un nuovo Senato che manterrà una percentuale di membri nominati dall’esercito. Cosa c’entri questo con la situazione italiana è davvero un mistero. Cisilin descrive il parallelo tra il referendum voluto da Prayut Chan-o-cha e la consultazione ex articolo 139 come un precedente con curiose analogie. In realtà non c’è nessuna similitudine possibile, ed è un peccato che un giornale di qualità come il Fatto scada in un sensazionalismo così sciatto.