Rissa al ristorante, la replica della mamma: «Mi hanno insultata perché sono moldava»

Un episodio di cronaca locale, la rissa al ristorante di Treviso Rosa Peonia, scoppiata sabato sera, sta diventando un caso nazionale. Su diverse testate locali ieri è stato raccontato di un ristoratore, Gianluca Marcis, finito in ospedale, dopo uno scontro con alcuni clienti. Il motivo scatenante erano le bambine, che – a detta dei proprietari – facevano confusione nel locale. Da lì la discussione con i genitori, sfociata poi in una rissa.

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Una notizia curiosa non tanto per l’epilogo violento, quanto più perché i bambini al ristorante sono sempre un tema divisivo: c’è chi vorrebbe per loro assoluta libertà e chi invece è intollerante. Per questo anche Giornalettismo ha ripubblicato la notizia della rissa al ristorante di Treviso. Abbiamo riportato la versione della famiglia Marcis, come l’avevano raccontata a Sapori di Repubblica. Oggi siamo stati contattati dalla mamma di una delle due bambine, Aliona, una giovane donna moldava, in Italia da 12 anni e a Treviso – dove ha un bar in centro – da 6. Ci ha raccontato – inviandoci anche alcuni screenshot – che dopo la notizia della rissa al ristorante, molte persone su internet l’hanno attaccata, rivolgendole insulti razzisti. Al di là del fatto che la sua nazionalità in questa storia c’entra molto poco, certi commenti sono inaccettabili.

RISSA AL RISTORANTE DI TREVISO, LA VERSIONE DELLA MAMMA DELLA BAMBINA ACCUSATI DI FARE CONFUSIONE

La versione di Aliona sulla rissa al ristorante è molto diversa da quella dei ristoratori. Entrambi comunque hanno intenzione di procedere per vie legali, quindi sarà il giudice a stabilire dove stiano le colpe e dove le ragioni. Detto questo, noi abbiamo il dovere di pubblicare la replica della mamma di Treviso: Aliona ci ha raccontato di aver organizzato la cena al Rosa Peonia insieme alla sorella (che ha una figlia di un anno più piccola della sua, rispettivamente di 2 e 3 anni) e altri amici. In tavola erano nove adulti. Per le bambine il posto non c’era, perché «dato che sono piccole e le teniamo in braccio, non ho pensato di avvertire». «Già da lì – prosegue la donna – sono partite le occhiatacce». Le due piccole si annoiavano, la mamma ha chiesto un pezzo di carta per farle disegnare, ma la cameriera ha detto di non averlo. Le bambine hanno trovato altri coetanei nella sala accanto e così sono andate a fare amicizia. «Sempre accompagnate per mano», assicura la donna. «Tornando indietro, il papà di mia figlia si è sentito dire dal cameriere: «Togli le bimbe dal corridoio e poi per delle bimbe così piccole non è l’orario per stare in giro». Il cameriere era Gianluca Marcis, il figlio dei titolari, quello che poi è finito al pronto soccorso con graffi sul viso e sul collo.

La rissa al ristorante, però, non esplode in questo momento, ma alcuni minuti dopo, quando Aliona si avvicina al bancone dove è seduta la titolare: «Le chiedo: “Signora mi può mandare per favore il cameriere che ce l’ha con mia figlia?”. Non sapevo che lei fosse sua madre e avrebbe preso le sue difese in tal modo». Scoppia un diverbio tra le due donne: Aliona sostiene che le due bambine non avessero dato fastidio e che nessuno, a parte i titolari, si fossero lamentati di loro. Ci racconta che la signora le dice: «Se non ti piace, prendi tua figlia e vattene via». «Ci sono rimasta male e per lo stupore il calice di vino che avevo in mano mi è caduto». La titolare ha riferito invece alla stampa locale che il bicchiere le è stato tirato addosso.

«Mi sono girata per uscire fuori a fumare una sigaretta – prosegue il racconto – e penso di averla mandata a quel paese. La signora è arrivata e mi ha dato una pacca da dietro. Io sono alta 1 metro e 74 e la signora mi arrivava al seno. Se volevo farle male, avrei potuto farglielo, però non ho reagito. Ci siamo messe a urlare, è arrivato il mio compagno, sono arrivati tutti. Le cameriere sono corse al tavolo e hanno intimato: “fuori, fuori, fuori!”. Mia sorella si è trovata con due bambine che doveva portare fuori senza giacca. Nel frattempo è scoppiata la rissa tra gli uomini, ma mi trovavo nel mezzo anche io». Questa è la sua versione della rissa al ristorante.

RISSA AL RISTORANTE DI TREVISO PER LA CONFUSIONE DEI BAMBINI

I clienti sono usciti per strada, senza che la tensione si allentasse. Aliona ci racconta che il titolare del Rosa Peonia, il padre di Gianluca Marcis, le avrebbe rivolto frasi xenofobe. A cui lei ha risposto ironizzando sull’origine sarda della famiglia di ristoratori. A sedare l’atmosfera sono stati i carabinieri. La donna afferma di essere stata lei a chiamarli (ci ha inviato anche gli screenshot delle telefonate). Non sappiamo se in contemporanea, dall’interno del locale, anche i titolari avessero fatto lo stesso.

Aliona fa altre due precisazioni. La prima riguarda il conto: «Noi eravamo tutti fuori, e il ragazzo è uscito urlando “venite a pagare!”. Il primo pensiero è stato di non pagare e il carabiniere mi ha detto “entra e paga e poi vai avanti con la tua denuncia”. Non è mai stato detto che il conto non sarebbe stato pagato. Io non sono una morta di fame che va a far casino in giro per non pagare un conto». La seconda puntualizzazione è sulle lesioni riportate: anche lei e il compagno quella sera sono andati al pronto soccorso per farsi medicare. Abbiamo letto i loro verbali di dimissione: fortunatamente – come Gianluca Marcis – hanno riportato solo lievi ferite.

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