La senatrice Rizzotti contro il biotestamento parla di anoressia | VIDEO
13/12/2017 di Redazione
La senatrice del Popolo della Libertà e di Forza Italia. Maria Rizzotti è intervenuta oggi in aula mentre si discuteva della legge sul biotestamento. L’onorevole paragona la proposta a una eutanasia mascherata e parla nel suo intervento anche del dramma dell’anoressia. Non è però ben chiaro come i disturbi sul comportamento alimentare possano esser collegati a una legge sul fine vita in cui si parla di fermare la nutrizione e l’idratazione del paziente proprio per porre fine a una sofferenza non più cancellabile.
guarda il video (minuto 1.49.36):
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Ecco per intero l’intervento della senatrice:
Signor Presidente, certamente siamo arrivati al punto cruciale del disegno di legge in discussione, cioè quello che riguarda la nutrizione e idratazione, considerati presidi terapeutici rifiutabili.
Probabilmente pochi in quest’Aula (o forse sarò stata l’unica) hanno frequentato reparti di terapia intensiva quando autonomamente, in base alla situazione clinica della persona, i medici decidevano di sospendere l’idratazione o l’apporto proteico a seconda di quello che si verificava. In alcuni casi in cui la situazione clinica nel paziente lo richiede, si fa già normalmente la sospensione dell’idratazione perché si creano, negli squilibri dell’organismo, degli edemi importanti che creano dolore e sofferenza, come può essere un edema cardiaco o polmonare. A maggior ragione magari si aumenta la quota proteica proprio per far tornare questo squilibrio elettrolitico, in modo da far riassorbire gli edemi.
Queste cose si fanno e su questo punto si torna all’errore di fondo del disegno di legge in esame, cioè il non riconoscere l’alleanza terapeutica tra medico, paziente e famigliari. Probabilmente si è voluti arrivare a questa legge inseguendo la rete di alcuni o il convincimento mediatico e mi ha stupito il fatto che probabilmente le persone che vogliono approvare questo provvedimento non sanno bene nei termini reali cosa stanno votando.
Mi ha stupito vedere a livello mediatico i casi drammatici e le fotografie del caso Welby o del dj, ma vorrei ricordare che alle persone capaci d’intendere e di volere la legge già permette di rifiutare le terapie e le cure; quando un paziente ammalato di sclerosi laterale amiotrofica ha una crisi respiratoria la legge già gli permette di rifiutare che gli venga messo un respiratore per mantenere la respirazione artificiale. Pertanto probabilmente questi casi sono stati amplificati per arrivare a questo.
È chiaro che togliere la nutrizione e l’idratazione a una persona è un segno di eutanasia mascherata, di cui il medico diventa complice anche se non vuole esserlo, perché non è presente l’obiezione di coscienza. Vorrei solo fosse chiaro e che ci fosse il coraggio di affermare questo principio.
Perché, da un lato, in Commissione sanità – e spero che venga approvato prima della fine della legislatura – stiamo esaminando un disegno di legge, a mia prima firma, per prevenire i disturbi del comportamento alimentare, con l’introduzione nel codice penale dell’articolo 580-bis che prevede il reato di istigazione al suicidio a carico di chi nei siti, inneggiando all’anoressia, produce la morte. E proprio la settimana scorsa la procura di Ivrea ha denunciato una ragazza che amministrava uno dei 300.000 blog su questo tema, su segnalazione della madre di una ragazzina di quattordici anni. Sappiamo perfettamente che togliere nutrizione e idratazione (più idratazione, direi, che nutrizione) portano la persona a morte certa.
Quindi, perché non dire che questa è una forma velata di eutanasia? È la realtà: si abbia il coraggio di dire che, quando una persona rifiuta le cure, deve esservi una sedazione che lo accompagni, come già succede tutti i giorni, alla morte. È capitato, come il senatore Gasparri diceva, nelle nostre famiglie, e capita negli ospedali: quando si dice a un familiare «riportiamolo a casa» è perché magari a casa potrebbe essere più dolcemente accompagnato alla fine delle sue sofferenze. Ma sono cose diverse.
Ecco perché trovo sia inutile mascherarsi dietro la forma di un atto di civiltà. Questo disegno di legge è fatto male, non è certamente un atto di civiltà, ma è l’inseguire un effetto mediatico sulla pelle delle persone sofferenti.