Roma, paghi Garcia per tutti. Poi niente più alibi per nessuno
29/11/2015 di Giordano Giusti
Dai mostri di Barcellona agli operai di Bergamo, la Roma sempre quella è. Dopo il botto in Champions League contro i blaugrana, la formazione giallorossa cade in maniera indegna sotto i colpi di una modesta Atalanta e perde l’occasione per riscattarsi e per approfittare della scontro diretto tra Napoli e Inter. Messi si trasforma in Maxi Moralez e restano uguali solo l’altezza e la nazionalità, il bel Piqué diventa il molto meno attraente Paletta, il biondo Rakitic muta nello sconosciuto Grassi, Dani Alves è Raimondi detto CR77: eppure il canovaccio non cambia, riproponendo l’atavico refrain di una squadra a cui manca sempre qualcosa. Incapace di diventare grande. Passano i presidenti, cambiano gli allenatori, i giocatori vanno e vengono, generazioni di tifosi si passano il testimone eppure qualcosa sembra costante nella storia della Roma, come se una squadra di calcio potesse avere un dna, un destino scritto negli astri da un dio perfido.
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Fatalismi a parte, la Roma è vittima di se stessa. Di un progetto societario, quello statunitense, arrivato al quinto anno e fin qui disgraziato – quattro allenatori, zero trofei, il derby perso del 26 maggio e i tonfi in Europa – di una dirigenza che ha preso troppi granchi e speso troppo e male sul mercato, di una rosa di giocatori inadeguata, con troppe incertezze e oggetti misteriosi. Di un tecnico idolatrato troppo presto, tanto orgoglioso da non fare mai autocritica e risultare arrogante, tatticamente inadeguato – non ci si muove mai da un 4-3-3 schiavo della corsa e degli spunti dei soli esterni offensivi. Che ha perso credibilità e appeal agli occhi di giocatori e tifosi, passando da opinion leader a principale responsabile, da condottiero a primo degli imputati. Che qualcuno allora paghi adesso, che qualcuno si prenda ora anche una sola responsabilità prima che sia troppo tardi e che anche quei pochi eroi che oggi hanno pagato il biglietto sfidando le stringenti misure di sicurezza e il freddo decidano di dedicarsi ad altro.
Photocredit copertina ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images