Sabina Began e il dossier nell’archivio di Paolo Oliverio
08/01/2014 di Alberto Sofia
C’è anche l’Ape Regina di Silvio Berlusconi e delle feste di Arcore, Sabina Began, nell’archivio di Paolo Oliviero, il faccendiere e commercialista dei «potenti» arrestato lo scorso novembre, insieme a due membri delle Fiamme Gialle e all’ex Superiore generale dell’Ordine religioso dei Camilliani, Renato Salvatore. Nell’inchiesta della Procura di Roma, condotta dal pm Giuseppe Cascini, è emersa la rete di rapporti riservati tra lo stesso Oliverio con il gotha dell’intelligence, alti prelati, militari della Guardia di Finanza, politici e imprenditori. Come ha spiegato Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, tra i file al vaglio degli inquirenti ci sono anche quelli sull’attrice tedesca di origine bosniaca: «File 0004888 denominato “visto Sabina Beganovic” che riporta un apparente visto turistico rilasciato alla stessa Beganovic», si legge. Ma non solo: tra i dossier analizzati anche ricatti ed estorsioni da 150mila euro al mese.
SABINA BEGAN NELL’ARCHIVIO DI PAOLO OLIVIERO – Oliverio è adesso sotto indagine per l’attività estorsiva che avrebbe effettuato su politici, manager, uomini dei servizi segreti, alti ufficiali della Guardia di Finanza. Tra i dossier i pm stanno analizzando quello che riguarda proprio l’Ape Regina, cercando di scoprire se Began fosse vittima di estorsione, oppure fosse inserita tra la lista dei clienti del faccendiere. Come sottolinea Sarzanini, resta poi da capire a cosa servisse il «visto» e chi se ne fosse occupato. Rinviata a giudizio, il 12 novembre scorso, nell’ambito del «caso escort» a Bari – insieme all’ex imprenditore Giampaolo Tarantini e altre sei persone, ndr – con le accuse di associazione a delinquere e sfruttamento delle prostituzione (il processo inizierà il prossimo 6 febbraio, ndr), Sabina Began è finita così anche tra i file riservati del «commercialista dei potenti».
Tra i fascicoli segreti del fiscalista, anche dossier che sembrano mostrare come Oliverio avesse la capacità di orientare le verifiche fiscali delle Fiamme Gialle, in cambio di decine di migliaia di euro.
I FASCICOLI SEGRETI DI PAOLO OLIVERIO – Dall’archivio del faccendiere sembra emergere una rete di relazioni che comprende diversi professionisti: dagli ispettori dell’agenzia di riscossione Equitalia, ai banchieri,fino a politici e top manager. Senza dimenticare le intercettazioni illegali realizzate da Oliverio attraverso un’attività di controllo e spionaggio illegale che, secondo Sarzanini, «potrebbe avere sviluppi clamorosi». Diversi «dossier giudiziari riservati — compreso un fascicolo sulla cosiddetta loggia P3 — erano stati occultati nella cassaforte di padre Renato Salvatore, superiore generale dei Camilliani», si spiega. Già lo stesso giudice per le indagini preliminari, negando all’indagato la scarcerazione, aveva spiegato come Oliverio «disponesse di un sistema software per le intercettazioni illegali» e come nel suo computer fossero stati ritrovati numerosi «dossier segreti» su personalità e personaggi illustri, con i quali era in affari. Ma non solo: Oliverio, con le sue conoscenze tra le Fiamme Gialle, era in grado di orientare controlli fiscali su imprenditori e aziende, così come incidere sull’attività degli ispettori di Equitalia.
PAOLO OLIVERIO E LE INDAGINI – L’indagine potrebbe riservare sorprese, considerando come lo stesso gip, negando domiciliari e scarcerazione, aveva spiegato come il quadro relativo alle attività criminose dell’indagato fosse «ben più ampio e allarmante di quello finora emerso». Tutto deriva dall’analisi dei file segreti sequestrati, dove emergono anche pratiche illegali, come «la captazione non autorizzata di conversazioni, l’estorsione, l’intervento su procedure di controllo». Scrive Sarzanini:
«Oliverio aveva informazioni sulla vita privata degli agenti segreti e dei generali delle Fiamme Gialle e avrebbe utilizzato queste notizie per ottenere favori per sé e per i propri clienti, tanto da evitare loro verifiche fiscali o successivi versamenti all’Erario. Ma avrebbe anche ricattato alcuni imprenditori e almeno un politico proprio grazie alle notizie segrete che gestiva. Tutti i nomi sono nei file trovati nella pen drive e nei computer sequestrati al momento dell’arresto che gli investigatori della Finanza guidati dal colonnello Cosimo De Gesù stanno analizzando in questi giorni»
Sul Corriere della Sera si sottolinea come dopo l’arresto Oliverio abbia ammesso di aver effettuato bonifici per circa 3 milioni di euro utilizzando anche alcuni conti correnti dei Camilliani per trasferire le somme all’estero. «Un’operazione di riciclaggio del denaro in un «sistema» che mescola i beni dell’ordine religioso con quelli di provenienza illecita, probabilmente della ‘ndrangheta. E si è scoperto che padre Salvatore si è prestato — come lui stesso ha confessato ai magistrati — pure per custodire alcuni documenti riservati nella propria cassaforte. «Era per fargli un favore, non sapevo di che cosa si trattava», si è giustificato», conclude il quotidiano di Via Solferino.