Ballarò: volano insulti tra Matteo Salvini e Antonio Pennacchi
19/11/2014 di Valentina Spotti
Rissa verbale a Ballarò tra Matteo Salvini e lo scrittore Antonio Pennacchi, entrambi ospiti del programma di Massimo Giannini. Ieri sera si è tornati sulle vicende di Tor Sapienza e sulle proteste contro gli immigrati che stanno infiammando le periferie delle grandi città italiane. Tra Salvini e Pennacchi lo scontro è frontale, e nasce proprio da una dichiarazione che lo scrittore laziale aveva fatto qualche minuto prima.
PENNACCHI: «GLI ITALIANI SONO RAZZISTI» – «Gli italiani sono razzisti, lo sono sempre stati» – dice Pennacchi, imputando le cause di questi recenti episodi di violenza anche alla crisi economica che ha pesantemente colpito il paese. «La gente ha perso la speranza e la fiducia. Si sente persa e fa ‘sti casini – prosegue Pennacchi – C’è la stagnazione è ognuno difende il pezzettino suo. Noi possiamo uscire da questa situazione solo se riparte l’apparato produttivo».
SALVINI: «ITALIANI RAZZISTI? È UNA FESSERIA» – Salvini, però, non ci sta e dopo qualche minuto torna sull’argomento: «Pennacchi dice che gli italiani sono razzisti. Falso, per me l’Italia è uno dei paesi più accoglienti, generosi e solidali del mondo. Ma un conto è essere generosi e un conto è essere fessi. Dire che gli italiani sono razzisti è una fesseria». Lo scrittore, a quel punto replica: «Dal mio punto di vista è lei che ne dice tante, di fesserie, e mi dispiace per lei». I toni si alzano: Salvini dichiara che non è disposto «a farsi dare del fesso da un signore che neanche conosco», mentre Pennacchi replica che a cominciare è stato Salvini «e se lei dice che io sono un fesso, io rispondo che lei è un fesso e mezzo».
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«IL MIO CONTO IN BANCA…» – Al che se ne fa una questione di soldi: Salvini accusa Pennacchi di poter parlare a quel modo perché «il suo conto in banca è più ricco di quelli che stanno a casa», ma lo scrittore rintuzza l’attacco, facendo saltare una volta per tutte anche il ‘lei’ di cortesia: «Ma tu che ne sai? Sicuramente è più alto il tuo, di conto in banca. Con la differenza che il mio è guadagnato con il mio lavoro, il tuo è fatto col denaro pubblico».
(Photocredit copertina: Rai3/Ballarò)