Festival di Venezia: Sangue del mio sangue di Bellocchio promosso
08/09/2015 di Boris Sollazzo
SANGUE DEL MIO SANGUE, IL FILM –
“Bobbio è il centro del mondo” è una delle battute centrali del terzo lungometraggio italiano in concorso a Venezia 72.
SANGUE DEL MIO SANGUE, LA RECENSIONE –
I due italiani visti finora in concorso in questo Venezia 72 che vive una delle sue giornate più curiose – in spiaggia la tribù Yakel protagonista del film Tanna, della Settimana della Critica, davanti alle sale i commenti alla sostanziale conferma di Alberto Barbera alla direzione -, non avevano convinto. E toccava a Marco Bellocchio, maestro sempre bistrattato alla Mostra, con il suo film più piccolo e indipendente portato in competizione, invertire la tendenza. E il genio ribelle non tradisce neanche questa volta, con un’opera inaspettata, divertente, con ritmo e momenti quasi goliardici, ma anche con un sottotesto da fiaba moderna che vuole guardare in controluce cosa avviene attorno a noi.
E’ un gioco cinematografico, è la reiterazione della ribellione del regista all’autorità contro cui ha sempre combattutto (la Chiesa e le sue regole), è un divertito ma sensibile richiamo ai pericoli della globalizzazione, evidenti nel momento in cui il Conte va dal dentista – un meraviglioso Bertorelli -, e l’autore si concede un dialogo di nostalgia senile e di ironica ferocia verso i vizi e i vezzi della società attuale. Attori superbi, scrittura felice. A volte per fare ottimo cinema basta poco, ma buonissimo.
SANGUE DEL MIO SANGUE, MARCO BELLOCCHIO –
Colpisce, come sempre, l’energia di Marco Bellocchio e la capacità di ripensarsi, attraverso mezzi diversi, l’uso di tecnologie nuove e di una struttura produttiva indipendente e leggera, oltre che il talento mutevole e pur sempre riconoscibile e il divertimento nell’usare gli attori, dalla bigotta Alba Rohrwacher, al pazzo finto invalido Filippo Timi, perché i grandi con lui fanno anche piccole (ma gustosissime) parti.
Classe 1939, ma ancora con il desiderio di sperimentarsi, andare oltre e altrove. Certo, Sangue del mio sangue è un’opera piccola, forse minore, ma allo stesso tempo speciale, leggera, che si permette di non percorrere le solite strade di un cinema italiano stanco. E ha il coraggio di portarlo in competizione – “lo faccio per la mia troupe, giovane, a cui sarebbe ingiusto negare l’esperienza, ma io tutta questa voglia di tornare e magari perdere ancora non è che ce l’avessi” – dove, come spesso gli accade, si staglia. E ancora di più in un programma debole, nella seconda settimana divenuto asfittica e con i migliori italiani (Caligari su tutti e poi Marra) fuori dalla corsa al Leone d’Oro. Difficile che la giuria, per come è formata, abbia il coraggio e il desiderio di premiare questo film. Ma sarebbe bello e beffardo come riconoscimento, proprio come il film.
SANGUE DEL MIO SANGUE, IL TRAILER –
Se merita o no la vittoria, potrete giudicarlo tutti. Il film esce infatti il 9 settembre.