Saviano: cosa dice davvero la sentenza sul plagio in “Gomorra”
16/06/2015 di Redazione
Per il Giornale Roberto Saviano è da ieri un copione per legge condannato dalla Cassazione insieme alla Mondadori per il plagio di tre articoli in “Gomorra”. Per altri quotidiani nazionali, invece, la Corte ha accolto il ricorso del giornalista e scrittore contro la casa editoriale “Libra”. Ovvero, la stessa che aveva ottenuto in Appello nel 2013 60mila euro di risarcimento danni per i tre pezzi riprodotti all’interno del libro, senza che fossero stati citati fonti e autore (Cronache di Napoli e Cronache di Caserta, editi appunto da “Libra”, ndr). Tanto che, come riportava anche l’Ansa (agenzie qui riprese dal Corriere del Mezzogiorno, ndr), si dovrà ora ridiscutere il risarcimento.
Tesi e letture differenti, nonostante lo stesso verdetto. Con tanto di confusione a mezzo stampa. Ma cosa dice realmente la sentenza della Cassazione sul caso Gomorra e le accuse di plagio? A pubblicare il dispositivo, permettendo di fare chiarezza, è stato il quotidiano on line FanPage. E nell’articolo di Ciro Pellegrino si spiega come, di fatto, gli ermellini abbiano in gran parte confermato la sentenza di appello. Quella con la quale giornalista ed editore venivano condannati nel 2013 a risarcire 60mila euro, più altri 20mila di spese legali (al contrario, i giudici in primo grado si erano espressi in favore di Saviano, ndr).
La Cassazione ha respinto ora la gran parte del ricorso dell’autore di Gomorra, accogliendo soltanto la parte relativa ai criteri di liquidazione del danno subito dall’editore Libra. E non quella in cui Saviano considerava la pubblicazione delle parti ritenute plagiate (una minima parte, va precisato, lo 0,6% del libro, ndr) una “appropriazione legittima di notizie“. Così come Saviano aveva rivendicato nel 2014:
«Ho sempre cercato fonti e notizie ovunque le trovassi. Ho sempre voluto come prima cosa accertarmi che quanto stessi raccontando fosse vero, provato, verificato. Anche se si tratta dello 0,6% del mio libro, non voglio che nulla mi leghi a questi giornali: difenderò il mio lavoro e i sacrifici che ha comportato per me e per le persone a me vicine».
COSA DICE LA SENTENZA –
Ora la sentenza ha spiegato come, per la Cassazione, «è evidente che», nella causa sul diritto d’autore, «non era in discussione l’originalità e la creatività del libro Gomorra, ma solo il plagio di alcune sue parti specifiche e limitate» per le quali non è «intervenuta l’attività creativa dell’autore stesso». Tradotto, l’opera è originale. E non ci sono dubbi. Ma, il plagio – seppur minimo – c’è stato per la Cassazione: «Riguardo a tre dei sette brani riportati vi era stata una illecita appropriazione plagiaria degli stessi in quanto in questi casi il romanzo riportava quasi integralmente gli articoli in questione».
Allo stesso tempo, è vera anche la parte del risarcimento da rivedere. Perché, si legge, «si sarebbe dovuto enucleare in che cosa poteva concretizzarsi il lucro cessante della controricorrente in relazione alla peculiarità della fattispecie, in cui l’opera plagiata – gli articoli apparsi sui giornali, ndr – e l’opera plagiaria – il romanzo, ndr – non si ponevano in concorrenza tra loro, essendo distribuite su circuiti commerciali completamente diversi e avendo diverso tipo di pubblico nonché esaurendo la prima propria distribuzione nell’ambito di pochissimi giorni (se non del giorno stesso) mentre la seconda (edita dopo più di un anno dalla uscita dei giornali, ndr) usufruiva di un periodo di distribuzione e di vendita molto più lungo». Di conseguenza, i 60mila di risarcimento – Libra ne aveva chiesti 600mila in primo grado, ndr – potrebbero davvero essere ridotti. Oppure essere cancellati.
Non è stato invece accolto il ricorso di Saviano di non pubblicare tra i “credit” dei tre articoli riprodotti il nome dell’editore di Libra, Maurizio Clemente, condannato in primo grado a otto anni e mezzo di reclusione per ricatti a mezzo stampa. Si legge nella sentenza: «Detta citazione è espressamente prevista dall’art. 70 comma 3 della legge sul diritto d’autore».
In primo grado, invece, con sentenza passata in giudicato, Libra è stata condannata in via definitiva a pagare 5mila euro a Saviano per aver riprodotto sui suoi quotidiani locali due articoli che lo stesso giornalista aveva scritto per Il Manifesto e per La Repubblica.