Scandalo Volkswagen, l’Europa sapeva dal 2013
26/09/2015 di Redazione
Il Financial Times ha scovato un rapporto dell’Ue, illustrato ai vertici comunitari due anni fa, che suggeriva di effettuare i test sui gas inquinanti su strada e non dentro officine attrezzate per evitare che il software truccasse i risultati.
Ieri è arrivato il mea culpa di Volkswagen, recitato dal presidente ad interim e sindacalista Berthold Huber, mentre il gruppo di Wolfsburg ufficializzava la nomina a nuovo Ceo di Matthias Mueller, che è stato incaricato di fare pulizia e rilanciare il marchio di Wolfsburg. Per il nuovo CEO, già alla guida di Porsche, è un «disastro politico e morale», un «danno enorme causato da un piccolo gruppo» di manager. «Abbiamo di fronte una sfida senza precedenti», ma «possiamo superare e supereremo questa crisi». Così Mueller che succede a Martin Winterkorn, che si è assunto la responsabilità del «Dieselgate». Movimenti anche sul fronte azionario, Suzuki ha annunciato infatti di aver venduto la quota rimanente di azioni Volkswagen in suo possesso, poi Porsche ha fatto di aver acquistato da Suzuki l’1,5% di Volkswagen. All’azienda la liquidità non manca e comprare le proprie azioni a prezzo di saldo non sembra un cattivo affare.
LA SVIZZERA BLOCCA LE VOLKSWAGEN, IN ITALIA VIA AI CONTROLLI –
La Svizzera ha bloccato la vendita dei veicoli diesel del gruppo Volkswagen coinvolti nello scandalo. Lo ha deciso l’Ufficio stradale federale elvetico. Il divieto in Svizzera non influisce sulle auto che sono già in circolazione, ha specificato l’Ufficio federale stradale in un comunicato, sottolineando di aver contato 180mila veicoli che potrebbero essere stati truccati. In Italia invece spuntano i primi dati sul numero di veicoli coinvolti nel nostro Paese. «C’è una previsione di massima che parla di circa 1 milione di veicoli coinvolti», ha ammesso Riccardo Nencini, viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, a margine del meeting nazionale dei centri privati per le revisioni dei veicoli a motore, in corso a Genova. «Ci sono i controlli in corso per verificare il danno provocato anche in Italia da Volkswagen».
L’UNIONE SAPEVA ALMENO DAL 2013 –
Fa notizia la «scoperta» del rapporto del Joint Research Center dell’Ue illustrato ai vertici comunitari due anni. Lo ha annunciato il quotidiano britannico Financial Times in prima pagina. Il rapporto suggeriva già allora di effettuare i test sui gas inquinanti su strada e non dentro officine attrezzate solo a simulare l’andatura più o meno veloce delle auto. Il rapporto cadde nel vuoto nonostante al suo interno fosse spiegato chiaramente l’espediente per evadere i controlli, e non solo quello incriminato.
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QUELLI CHE DIFENDONO VOLKSWAGEN E LO FANNO MALE –
Fa rumore un editoriale di Piero Ostellino sul Giornale, che difende Volkswagen con argomenti bizzarri e dalla sua particolare posizione di opinionista che combatte a spada tratta chiunque parli di ridurre l’inquinamento. Per Ostellino:
Ciò che conta – come per ogni altro prodotto – è il giudizio dell’utente e il mio è decisamente positivo. Ho tenuto per quindici anni una Passat, che non mi ha mai offerto l’opportunità di lamentarmene. Me ne sono liberato per comprare una Mercedes – altra prova della mia fiducia nelle auto tedesche – della quale sono parimenti soddisfatto. Ho viaggiato con mio figlio alla guida, che non è propriamente uno che non sottoponga le auto a test impegnativi. Se non siamo usciti di strada è evidentemente perché l’auto è stabile.
Ostellino misure del mondo, chiude il pezzo con un lapidario «Ciò che dico è frutto dell’esperienza», anche se a leggere il paragrafo precedente verrebbe da tirare in ballo altre categorie dello spirito:
«Quando compro un’auto, mi preoccupo di altri parametri – estetici, stabilità, comodità, velocità e ripresa, consumi – fra i quali non c’è l’anti-inquinamento. Anche quella dell’anti-inquinamento è un’industria che, probabilmente, fa i propri interessi esattamente come la Volkswagen fa i propri. Tutto sta che a pagarne il prezzo non siano l’utente e il cittadino.»
Dato che l’inquinamento non esiste o che, se esiste, non fa male a nessuno, Ostellino conclude di conseguenza che non c’è motivo di preoccuparsene e che non c’è nessun prezzo da pagare da parte di alcuno se milioni di auto inquinano più di quel che dovrebbero. Se lo dice lui, dall’alto della sua grande esperienza automobilistica (uso l’auto solo per i viaggi lunghi), bisogna fidarsi.