La vera storia della scritta “Allah” nei tessuti dei vichinghi svedesi
19/10/2017 di Redazione
Si stanno esaltando un po’ tutti. A quanto pare un gruppo di ricercatori svedesi ha trovato dei caratteri in cufico, uno stile calligrafico arabo, ricamati sugli abiti funebri e sugli arredi di una tomba dell’epoca vichinga, in Svezia. Un particolare non da meno è la parola ‘Allah’, scritta in maniera speculare, individuata dall’archeologa specializzata in tessuti Annika Larsson dell’Università di Uppsala.
Il @Corriere lancia la notizia il giorno dopo un’autorevole smentita #tempismo @lucasofri @disinformatico https://t.co/XWlQVO8Dmy pic.twitter.com/qsflMqquVi
— fabio filippi (@faaabio4011) 19 ottobre 2017
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ALLAH E LA STORIA DEI VICHINGHI SVEDESI
Procediamo per passi. Altri esperti non sono sicuri che la seta riporti la parola “Allah”. Le persone potrebbero esser spinte a crederci semplicemente per il desiderio di attaccare i suprematisti bianchi. Come ricostruisce l’Atlantic diverse personalità nutrono dubbi a tal merito. Una di loro è Stephennie Mulder, professoressa associata di arte e architettura islamica all’Università del Texas, a Austin. Mulder ha spiegato le sue perplessità in un lungo thread su Twitter.
It’s a style called square Kufic, and it’s common in Iran, C. Asia on architecture after 15th c., ex: Safavid Isfahan w/Allah and Ali 9/60 pic.twitter.com/pbGJNFITGk
— Stephennie Mulder (@stephenniem) 16 ottobre 2017
Lo stile dell’arabo che Larsson dice di aver identificato – il quadrato Kufic – non è noto per essere stato utilizzato nel X secolo; è diventato solo comune circa 500 anni dopo l’età indicata dalla studiosa di tessuti. In secondo luogo, anche se si legge in arabo, non ci sarebbe la parola “Allah”, ma “lllah”, una parola senza significato. Al posto di un alif o “a”, c’è un lam o “l”. Infine la parola “Allah” non appare effettivamente nell’oggetto. Si tratterebbe di una supposizione di Larsson su ciò che ci sarebbe potuto essere oltre i bordi del frammento sfregiato.
There is a small triangular shape, but no final ha ـه. Frag. was published in 1938 by Agnes Geijer, original drawing looked like this: 31/60 pic.twitter.com/DxDossuWzs
— Stephennie Mulder (@stephenniem) 16 ottobre 2017
Stessa linea anche quella di Paul Cobb, professore di storia islamica presso l’Università della Pennsylvania. Contattato dalla testata ha spiegato: «La gente vuole vedere l’arabo lì, perché sogna un’Europa più inclusiva».
Nonostante la cultura vighinga sia molto “internazionale” i critici ritengono che non ci siano ancora prove sufficienti per sostenere la tesi di Larsson.
In una email Larsson ha indicato al giornalista di The Atlantic la disponibilità a ulteriori dettagli sulla sua ricerca. Un’altra parola che lei dice di aver scoperto nei vestiti di sepoltura è “Ali”, il nome del quarto califfo dell’Islam, venerato in particolare dai musici. Ali però non figura nello stesso nastro tessile in cui comparirebbe Allah.