La scuola più degradata d’Italia
27/04/2015 di Redazione
Ha il soffito bucato con il trapano per evitare che il tetto crolli, per far uscire l’acqua che s’infiltra quando piove. Parliamo dell’Istituto Tecnico Industriale Giovanni Caso di Piedimonte Matese, in provincia di Caserta, considerata la scuola più degradata d’Italia. da quando è stato collocato all’ultimo posto nella classifica contenuta nel XII Rapporto di Cittadinanza su sicurezza, qualità ed accessibilità negli edifici scolastici.
L’istituto accoglie ben 360 allievi e ha bisogno di secchi strategicamente posizionati in aule e corridoi per raccogliere l’acqua che scorre dall’alto in caso di pioggia. Ne parla oggi La Stampa con un reportage dell’inviata Flavia Amabile:
Non c’erano alternative, e in questa scuola lo sanno: qui la sicurezza degli edifici è materia di studio, i ragazzi si iscrivono in tanti per imparare che cosa c’è dentro un muro, quello che si deve fare per renderlo indistruttibile, ma anche che cosa accade se in una parete per anni si infiltra dell’acqua. «L’acqua gonfia le pareti, ossida l’acciaio del cemento armato e indebolisce la struttura finché l’edificio crolla», spiega Giovanni Della Paolera, insegnante e addetto alla prevenzione e protezione dell’istituto.
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Una situazione imbarazzante in cui ha avuto un ruolo anche la burocrazia. Scrive ancora Amabile su La Stampa:
Il cancello, ad esempio. Da anni non ha una serratura. Ogni sera l’ultimo ad uscire chiude con una catena, tagliarla non è difficile, entrare a rubare nemmeno. «Perché non c’è serratura? L’istituto è di proprietà della Provincia: da anni, nonostante le segnalazioni, il problema è ancora qui», risponde Della Paolera. Hanno provato a risolverlo loro, creando un’apertura elettrica. «È perfettamente a norma ma, se nessuno viene a collaudarla, non possiamo metterla in funzione», spiega l’insegnante. E, quindi, apertura a mano, chiusura con catena e rischi annessi.
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E in fondo il problema del cancello sarebbe uno dei minori. All’Istituto Caso di Piedimonte Matese si fa lezione con una discarica di pezzi di copertura in giardino e i vetri del laboratorio rotti. E la luce alla fine del tunnel nemmeno d’intravede. Un progetto di finanziamento prevedeva per la scuola 400 milioni di euro per rimettere a posto l’intera struttura. Fondi bloccati dopo il terremoto che nel 2013 ha colpito l’intera area.
(Foto di copertina di Flavia Amabile da La Stampa)