“Se ti stuprano mi giro dall’altra parte”
13/12/2012 di Floriana Rullo
Violenza e indifferenza, due facce della stessa medaglia. Come quella capitata a Barbara, 23enne di Milano costretta a subire abusi mentre stava camminando in via Padova martedì sera. Lei, studentessa di arti motorie, era assorta nei suoi pensieri mentre stava andando a seguire uno stage di ginnastica. Una sera come tante con la giovane che con calma attraversa la via per recarsi in palestra.
UN INCUBO – Una sera che si è trasformata in un incubo per la ragazza, molestata da un uomo egiziano di quarantacinque anni. Lo ha sentito mentre si avvicinava e la palpeggiava. Così ha iniziato ad urlare e chiedere aiuto ai passanti che erano sulla sua stessa via. Ma nessuno l’ha aiutata. Da loro ha ricevuto solo indifferenza. Subito dopo, quando l’uomo si è allontanato, ha chiamato i carabinieri e li ha aspettati, senza mai perdere di vista il suo aggressore, per poi denunciarlo. L’egiziano, che aveva già dei precedenti per furto, è stato quindi arrestato per violenza sessuale. Fortunatamente questa disavventura si è conclusa in modo positivo, anche se l’indifferenza dei passanti non è stata d’aiuto per la ventitreenne.
IL CASO DELLA CASILINA – Stessa cosa era accaduta il 17 novembre scorso a Casilina vecchia, Roma. La vittima era una donna 40enne violentata ripetutamente in pieno centro davanti agli occhi dei passanti, da due connazionali. Gli uomini hanno abusato ripetutamente di lei. Era pomeriggio. A denunciare l’accaduto un uomo mosso da pietà . E sono sempre più i casi alla ribalta della cronaca in cui le persone, testimoni di un’aggressione o di una violenza, preferiscono voltare lo sguardo dall’altra parte, diventare freddi, indifferenti, quasi menefreghisti piuttosto che aiutare la vittima. Paura, orrore o semplicemente fretta, le motivazioni che spingono a questo atteggiamento. Molte volte si preferisce lasciare la vittima a terra e coprendosi gli occhi, andare avanti.
NAPOLI – Napoli, New York e Pechino quelli più eclatanti. Dal musicista rumeno ucciso per sbaglio nella stazione di Montesanto a Napoli nel 2009 in uno scontro tra bande mentre i viaggiatori attorno continuano nel loro tram tram quotidiano, salgono e scendono dai treni, obliterano i biglietti come nulla fosse successo, all’omicidio in pieno giorno ripreso persino dalle telecamere, davanti ad un bar del quartiere Sanità. Un assassinio diviso tra omertà e indifferenza che costringe addirittura la Dda campana a dover rendere pubblico il video pur di incastrare il killer, che badare bene, aveva agito a volto scoperto. Perché nemmeno la donna che è alle spalle del killer, ne i passanti in strada, ne il personale ne gli avventori del bar dicono di aver visto nulla. Persino chi, dopo che il killer ha colpito il pregiudicato e lui è disteso a terra, passa vicino al corpo agonizzante senza fermarsi, ma anzi affrettando il passo. Indifferenti.
NEW YORK – E come non ricordare il caso di New York, forse il più eclatante e per questo rimasto impresso nella mente di tutti. E’ un pomeriggio di dicembre con la solita routine nella metropolitana di Times Square. Due uomini litigano sulla banchina, uno è di colore, l’altro è coreano, tra l’indifferenza degli altri viaggiatori che stanno aspettando il treno. L’uomo di colore è molto alterato e, in un attimo, passa dalle parole ai fatti spingendo il coreano sui binari. Il treno è in arrivo Ki Suk Han si aggrappa al bordo della banchina, tentando di risalire. Il gruppo di viaggiatori, tranne uno, si sposta all’imbocco della galleria, gesticolando all’indirizzo del conducente perché si fermi. Uno è un fotografo free lance. E’ lì per caso. Anche lui è un utente della metropolitana. Così senza pensarci un attimo sfodera la macchina fotografica e scatta gli ultimi istanti di vita di Han che, il giorno dopo, vengono pubblicati in prima pagina sul New York Post, con la didascalia quest’uomo sta per morire. In realtà quell’uomo è morto sul serio. Non è sopravvissuto a quel treno che lo ha travolto. E il fatto ovviamente ha alzato polemiche enormi e contrastanti. Perché nessuno ha aiutato il giovane a risalire la banchina porgendogli una mano e invece, addirittura il fotografo ha fatto persino i propri interessi.
IL BIMBO SOTTO IL BUS – Ed è solo di qualche giorno fa la diffusione di un video in cui si vede un bimbo di 5 anni di Pechino correre davanti ad un autobus fermo che parte pochi secondi dopo, proprio quando il bambino è davanti al mezzo di trasporto. La madre chiede aiuto corre verso una macchina di passaggio che, ovviamente, non si ferma per prestare soccorso. Tutto sotto gli occhi indifferenti dei passati che ignorano l’accaduto. Nessuno si ferma, nemmeno l’autista dell’autobus. Solo un mese prima una donna, sempre in Cina, era stata buttata a terra per strada e nessuna l’aveva soccorsa, anzi alcuni passanti le erano addirittura passati sopra, conducendola alla morte. Perché in fondo si sa tutto il mondo è paese, anche nelle tragedia.
IVREA – Ma non solo violenze e morte. L’indifferenza regna sovrana anche durante scippi, furti ad anziani e borseggi. Come successo il 3 agosto scorso ad Ivrea dove neanche la caduta dopo uno scippo di uomo di 82anni davanti all’ufficio postale è servito a far ammorbidire il cuore delle persone presenti. Decine i testimoni che non hanno mosso un dito per aiutarlo e nemmeno per soccorrerlo. Storie di indifferenza dei giorni nostri, si direbbe. Di un tempo dove ognuno pensa per se e dove non si è più disposti ad aiutare gli altri. Storie di ordinaria follia al quale con cui ci si è talmente abituati a convivere che non ci si fa nemmeno più caso. Perché ormai, abituati come siamo a telefilm e serie tv, forse, pensiamo sempre che ciò che accade attorno sia una grande, immensa fiction del quale essere solo le comparse che indifferenti passano vicino alla protagonista e indifferenti da lei si allontanano.