Sei buone ragioni per non perdere la terza stagione di Black Mirror
02/11/2016 di Alessandro De Simone
In realtà sono molte di più le ottime ragioni per non perdere un’altra stagione di Black Mirror, serie televisiva inglese creata dal quel geniaccio di Charlie Brooker nel 2011 per Channel 4 e adesso passata nelle sapienti mani di Netflix (su cui trovate anche le prime due stagioni. Se non le avete viste fatelo subito).
Sei ragioni, ovvero quante gli episodi di questa terza serie, ognuno un piccolo gioiello, con un season finale da 90′ minuti che è un film a tutti gli effetti. L’assunto è sempre lo stesso: la tecnologia sta rovinando il genere umano, lo sta soggiogando, rendendo schiavo di device e applicazioni che stanno prosciugando creatività, socialità e umanità. Brooker lo racconta con una lucidità rara e con un livello di scrittura televisiva incredibile, attingendo a piene mani, e con sapienza, da un immaginario letterario e cinematografico ricchissimo, rielaborandolo e rendendolo attuale. Il futuro distopico marchio di fabbrica di Black Mirror è un tragico neorealismo hi-tech su cui dovremmo fare prima o poi delle riflessioni serie.
E adesso, ecco I nostri Two Cents sulla terza stagione di Black Mirror.
******ATTENZIONE SPOILER ***********
BLACK MIRROR TUTTI GLI EPISODI
- Nosedive – Caduta libera
Il Season Opening è l’episodio nobile, diretto da Joe Wright (Espiazione, Pan, Orgoglio e pregiudizio) e interpretato da Bryce Dallas Howard, figlia di Ron, già musa di M. Night Shymalan e protagonista di Jurassic World. Il mondo è governato dai voti che le persone si scambiano sui social network. Più alto è il punteggio, maggiore è la casta in cui puoi vivere socialmente. Lacie è un 4,2 su 5 e vorrebbe tanto andare a vivere in un bell’appartamento in un’esclusiva zona residenziale, ma le serve almeno un 4,5. Deve quindi trovare una maniera per aumentare il suo appeal social.
I Like domineranno il mondo, che oltretutto sarà grande quanto il display di un telefono. Niente che non si stia già vivendo. La corsa al pollice alto è una delle maggiori preoccupazioni della giornata, perché una buona social reputation può fare di te ciò che non sei. Competente, per esempio, o brillante, o addirittura con delle opinioni. Banali, populiste, semplici da esporre, ma buone a sufficienza per diventare uno dei tanti leader dell’imperante cialtronismo. Il problema è quando la vita, quella vera, inevitabilmente prende il sopravvento.
Curiosità: questo episodio è scritto da Brooker con Michael Schur e Rachida Jones. Quest’ultima altri non è che la figlia di Quincy Jones. Attrice, sceneggiatrice, ex fidanzata di Tobey Maguire e Mark Ronson, quasi cognata di Tupac Shakur, come se non bastasse anche di straordinaria bellezza. Roba da film anche lei.
Un giovane americano dopo la morte del padre decide di lasciare tutto per un anno e fare il giro del mondo. Si mantiene facendo il tester di videogiochi ogni volta che è a corto di soldi. Arrivato a Londra, scopre che la sua carta di credito è stata clonata, ma per fortuna trova subito una grossa videogame factory con un segretissimo progetto da provare. Tanti soldi, ma saranno abbastanza?
Non è ovviamente il mondo dei videogiochi nel mirino di Brooker, ma l’incapacità che abbiamo oggi nel provare sentimenti ed empatia anche nei confronti delle persone più care. Questa è una delle caratteristiche più intriganti di Black Mirror, il riuscire a gestire parallelamente due o tre linee narrative, dando a ognuna uno stile cinematografico o televisivo differente. Scritto da Brooker in solitaria, l’episodio è diretto da Dan Trachtenberg, regista di quel gioiellino della scorsa stagione dal titolo 10 Cloverfield Lane.
- Shut Up and Dance – Zitto e balla
Avete presente la storia che potete essere spiati dalle vostre webcam e dai vostri telefonini? Tranquilli. È vera. Ma ci devono essere delle buone ragioni per perdere del tempo con voi. Quindi pensate bene se state conducendo una vita senza macchie. Brooker qui racconta di una strana catena di montaggio che porta a una conclusione apparentemente scontata. Ma ovviamente non è così che stanno le cose. L’era digitale ci sta facendo credere di poter fare tutto quello che vogliamo, perché tutto è a portata di mano. Ma non è così, anzi. Il frutto proibito, una volta colto, può diventare di dominio pubblico in un click e rovinare la tua vita e quella di chi ti vuole bene. Tanto a me non succederà mai, direte voi. Vi sbagliate, lo fate tutti i giorni più volte al giorno. Solo che non ve ne accorgete, siete troppo impegnati a pensare a voi stessi.
Anche qui Brooker scrive da solo, dirige James Watkins, già regista del gotico The Woman in Black, già un classico dell’horror con protagonista Daniel “Harry Potter” Radcliffe.
- San Junipero
Due donne si incontrano in un bar, al ritmo delle Bangles e Belinda Carlisle. Due anime smarrite che entrano in contatto. Inutile raccontare altro di questo episodio, che entra senza problemi nella Top Five delle cose più belle mai viste sul piccolo schermo. Tra Spielberg e Richard Curtis, Brooker fa una riflessione di una profondità straordinaria su una serie di temi piccolissimi: la vita, la morte, l’amore. E con una colonna sonora da lacrime agli occhi. Meravigliose le due protagoniste, Gugu Mbatha-Raw e Mackenzie Davis, sentiremo parlare moltissimo di entrambe molto presto. In cabina di regia Owen Harris, che aveva già diretto Be Right Back, il primo episodio della seconda stagione con protagonisti Domnhall Gleeson e Hayley Atwell.
Il Regno Unito è infestato da infettati da una misteriosa malattia che il governo chiama semplicemente scarafaggi. E come tali devono essere schiacciati. Per farlo, ci sono uomini e donne senza paura. Ma che tipo di addestramento hanno ricevuto questi soldati?
La Brexit ha confermato quello che ogni inglese con un po’ di cervello (quindi non molti) sa da sempre: I sudditi di Sua Maestà sono uno dei popoli più razzisti del mondo. Alan Moore, P.D. James, e prima di loro molti altri, non si sbagliavano, conoscevano bene il loro vicino di casa. Lo conosce anche Brooker, che ci racconta che la realtà può essere molto diversa da quella che vediamo.
Attenzione al regista di questo episodio, Jakob Verbruggen. Sarà lui a dirigere tutta la nuova serie ideata da Cary Fukunaga, ovvero Mr. True Detective. Si tratta di The Alienist, tratta dal bestseller di Caleb Carr. Attesissima.
E si arriva così all’ultimo episodio, un film di 90′ che parla della grande vera piaga dei nostri tempi: i social haters, categoria ignobile e inutile, fazione non organizzata che riesce a pensare e scrivere cattiverie atroci e fragorose cazzate con la coordinazione della mente collettiva dei Borg. Capaci addirittura di spezzare vite con la loro idiozia. Ed è su queste strane morti che indaga l’ispettore Karin Parke, coadiuvata dalla sua esperta informatica Blue Coulson.
Qui Brooker riesce a superarsi, citando Hitchcock e Il silenzio degli innocenti, ma soprattutto mandando un messaggio di una potenza devastante che è la giusta conclusione di una stagione straordinaria: i social distruggeranno il mondo. Ma soprattutto, quando followi qualcuno, prima controlla di non avere un follower alle spalle.