Settembrini a Farinetti: il mondo della tv ringrazia

24/03/2015 di Boris Sollazzo

Non siete obbligati a sapere cosa sia Settembrini. Chi scrive, per dire, non ne sospettava l’esistenza fino a un paio d’anni fa ed è sopravvissuto piuttosto sereno.

oscar farinetti figli

Ora, però, fa notizia, nel piccolo mondo dei media, l’entrata nella compagine societaria del noto bar-ristorante di Prati, quartiere “in” di Roma noto per la presenza compulsiva di studi avvocatizi e scantinati adibiti a sedi di società televisive che possono durare anche solo lo spazio di una stagione, del boss di Eataly, il mitico Oscar Farinetti.

Una rivoluzione. Perché per voi non iniziati, è necessario sapere che Settembrini è un locale che dista un tiro di schioppo dal cavallo di Viale Mazzini. E’ il luogo di ritrovo di autori televisivi, registi, presentatori, arrivisti vari, agenti, traffichini, amici degli amici, aspiranti divi, cercatori rabdomantici di un contratto con il servizio pubblico, possibilmente con matricola, lobbiysti e finto tali, cacciatori di pettegolezzi, politici troppo attaccati alle poltrone degli studi Rai o in cerca di collocamento altro. E giornalisti, ovviamente. Se non ci vai almeno una volta la settimana (ed è poco), non sei nessuno. Se non riesci a sedere al tavolo giusto, pure. Non a caso, il sottoscritto, ha fatto l’autore televisivo fino al 2012: a Settembrini non ci andava non tanto per snobismo o per incapacità di accettare compromessi e neanche per mantenere la schiena dritta. Semplicemente costava troppo: l’ultima volta l’avevo scelto per un’innocente colazione con un collega che non vedevo da anni e ho pensato di offrire: sto finendo ora di pagare il mutuo con cui ho saldato lo spuntino. E poi si mangiava così male che, in effetti, dopo, persino i programmi della Rai sembravano belli e anche l’ex concorrente del reality che faceva il suo provino in minigonna, a febbraio, ai tavolini di fuori, ti sembrava un’intellettuale. Certo, per mangiare un po’ meglio, c’è pure Vanni, ma non è la stessa cosa. Antonini, il migliore, è però a Via Sabotino: troppo lontano per la pigrizia dei nostri eroi. Ora, però, è arrivato Oscar. Non giureremmo sull’abbassamento dei prezzi – anche se un eventuale rialzo potrebbe suscitare le ire dell’Unione Europea, dal momento che i rimborsi Rai dei pasti lì consumati potrebbe modificare sensibilmente il nostro debito pubblico -, ma di sicuro si mangerà alla grande. E vista l’amicizia del geniale imprenditore con Matteo Renzi, ora capiamo il senso della riforma Rai voluta dal premier. Altro che cda ridimensionato e distacco dalla politica. Farà molto di più questo cambio al vertice di Settembrini: finalmente la galassia Rai mangerà meglio e si sa che quando si è sani, si è anche più belli. E magari anche su format, programmi e affini si lavorerà meglio. O almeno molti ora potranno far finta, ora, di andar lì (pare da maggio 2015) senza sembrare dei lecchini professionisti o procacciatori di occasioni più uniche che bare. Con Eataly da Settembrini nessuno li potrà contraddire nel caso in cui dicessero “vengo qui per mangiare”.

Poi, certo, continueranno a far da zerbino a direttori di rete e capiprogetto. Ma con molta più soddisfazione. Insomma, dopo la casta, arriverà anche la pasta. Questa volta da leccarsi i baffi.

 

Share this article