Shenzhen, il nuovo ombelico del mondo

Shenzhen è la città dalle mille opportunità e dal guadagno facile. Certo, non mancano le opportunità per accontentarle entrambe, ma il prezzo può essere davvero salato. Anche Shenzhen non è diversa da tante altre città del mondo. Anche qui non mancano le difficoltà e quando si perde il lavoro, specie se non si è più giovanissimi, può essere davvero un dramma. Così, proprio a Shenzhen, capita che una coppia di disoccupati che aveva denunciato il proprio datore di lavoro per il mancato pagamento del loro stipendio, perda il lavoro e nessuno gliene offre un altro. Da queste parti i piantagrane non sono ben accetti. E poi, infine, la storia di Mister e Miss Shenzhen, due giovani ventenni simbolo della nuova città cinese: lui inizia con alcune esperienze girando spot pubblicitari, poi diventa modello e in seguito attore e nel 2006 vince il concorso per l’elezione di Mr. Shenzhen; lei diventa Ms. Shenzhen nel 2005 e il suo ruolo è quello di promuovere scambi internazionali. Attraverso il loro racconto emerge la presenza di un nuovo stile di vita in una città in cui la maggior parte della popolazione ha un’età media di 25 anni.

CAPICOMUNISMO CON GLI OCCHI A MANDORLA – A chiarire anche a noi italiani cosa sia il “modello cinese” ci ha pensato qualche mese fa, l’economista Loretta Napoleoni. Lei, il modello cinese, lo definisce “capicomunismo”, un neologismo che nasce dall’unione non proprio spontanea tra capitalismo e comunismo. Secondo la Napoleoni “Che si voglia chiamare modello o meno, la realtà è che oggi è vincente: lo dicono i tassi di crescita sempre vicini al 10% ormai da diversi anni”. Ma il capitalismo occidentale, come dimostrano le recenti crisi da cui fatichiamo (Italia in primis) ad uscire, non se la passa certamente bene. Per l’economista “Il neoliberismo è morto ma non per il nuovo modello cinese, ma perché il sistema economico occidentale non funziona più ormai da tempo: non è colpa della Cina, insomma. Non credo che si debba temere il fascino della Cina, perché in primo luogo il modello cinese non è applicabile al nostro sistema. E poi non dobbiamo cadere nell’errore di pensare che esista un modello perfetto: questo è proprio un difetto del neoliberismo, che ha avuto la pretesa della perfezione. Oggi abbiamo scoperto che il neoliberismo non funziona da noi, che siamo economie avanzate; ma nemmeno nell’ex blocco sovietico ha funzionato”. Ma la Cina e il suo “modello” sono per noi un pericolo? La Napoleoni lo esclude. “La peculiarità del sistema cinese è il grande paradosso di un’economia di mercato, dai caratteri spiccatamente liberisti, sotto la governance di un regime politico comunista e a partito unico. Questa realtà in qualche modo conferma quel trilemma, teorizzato di recente da Dani Rodrik, secondo cui ogni sistema politico può scegliere solo due elementi tra democrazia, economia globalizzata e Stato nazionale”. Con una facile battuta (che poi tanto non è) verrebbe da dire che i cinesi stanno quasi meglio di noi… visto che nel nostro paese stiamo rischiando di perdere tutti e tre questi elementi- Ma questa forse è un’altra storia…

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