Shock in Arabia Saudita: le guardie decapitano una donna per strada
15/01/2015 di Redazione
Laila Bint Abdul Muttalib Basim era accusata di aver ucciso e torturato la sua figliastra, a condannarla ci sarebbe la sua confessione, ma ha gridato la sua innocenza fino a che il boia non l’ha decapitata, per strada, in Arabia Saudita.
DECAPITATA ALLA MECCA – L’esecuzione di Laila Bint Abdul Muttalib Basim s’iscrive nel nuovo trend saudita, che ha visto un netto aumento delle esecuzioni capitali fin dall’estate scorsa. Un tempo le esecuzioni si tenevano nelle piazze, ma con l’aumentare del numero il governo saudita ha pensato bene di portare le esecuzioni presso una platea più vasta, così la povera Laila è stata uccisa ai bordi di una strada dopo esservi stata trascinata da quattro guardie.
UN’ESECUZIONE CHE HA SUSCITATO POLEMICHE – Ci sono voluti tre fendenti per spiccarle la testa dal corpo, tanto che i cruentissimi video che hanno documentato l’esecuzione sono stati ripetutamente pubblicati e rimossi da YouTube e dai social network, dove intanto hanno sollevato numerose polemiche e reazioni inorridite. L’esecuzione della donna, originaria del Myanmar, è stata uno spettacolo cruento e inutilmente crudele, al quale hanno comunque assistito in pochissimi di persona, con l’aumento delle esecuzioni sembra infatti che sia tramontato anche l’interesse dei sauditi per questo genere di spettacolo, ormai inflazionato.
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LE DECAPITAZIONI COME STRUMENTO DELLA TIRANNIA – Poco interesse quindi per l’esecuzione di una donna di servizio immigrata accusata di un infanticidio, tra i decapitati il 43% sono stranieri. Un’esecuzione estremamente cruenta anche perché la donna non era stata sedata come accade in altri casi. Più che sulla pena di morte, le proteste dei sauditi si sono quindi concentrate sulla modalità dell’esecuzione e sulla richiesta di modalità «più umane» per mettere a morte i condannati. Meno interesse desta il fatto che la condanna della donna sia giunta grazie a una confessione che la stessa ha evidentemente ritrattato in punto di morte, e al termine di un processo nel quale non ha avuto alcuna possibilità di difesa. Secondo una nota del ministero dell’Interno saudita, che rappresenta una monarchia assoluta nella quale l’unica legge è quella della famiglia reale, l’esecuzione: «implementa le leggi di Dio contro tutti quelli che attaccano gli innocenti e spargono il loro sangue. Il governo avverte tutti quelli che sono indotti a commettere crimini simili, che nel nel loro destino c’è la giusta punizione».