Sigaretta elettronica: davvero non fa male?
29/05/2013 di Dario Ferri
Anche la sigaretta elettronica fa male alla salute? E’ questo il frequente interrogativo sollevato dai fumatori che hanno sostituito le tradizionali bionde con l’alternativa tecnologica. La risposta non è chiara. In tutto il mondo, insieme alle vendite di sigarette elettroniche, sta aumentando a dismisura negli ultimi mesi anche il numero di studi e pubblicazioni che cercano di far luce sugli effetti dell’utilizzo del nuovo strumento sull’uomo. Ma i rapporti degli esperti (sui quali aleggia pure il sospetto di complicità con aziende farmaceutiche) forniscono responsi assai discordanti. Del caso parla l’Huffington Post francese in un articolo a firma di Clement Parrot.
STUDI DISCORDANTI – Uno dei più importanti studi – rileva Parrot – è stato commissionato dall’istituto francese per la prevenzione del tabagismo, l’Oft (Office francais de prevention du tabagisme) ed è stato guidato dalla dottoressa Elizabeth Tamang, ricercatrice vicina alla Pfizer, la più grande società del mondo operante nel settore della ricerca, della produzione e della commercializzazione di farmaci. Nella relazione, che è stata consegnata al ministro della Sanità transalpino Marisol Touraine, e che minimizza sui rischi della sigaretta elettronica, tutti gli esperti che hanno partecipato al lavoro hanno mostrato le loro credenziali compilando un elenco dei loro legami con l’industria farmaceutica, sottolineando pure l’assenza di conflitti di interesse, ma la dottoressa Tamang ha evitato ogni riferimento alla collaborazione con la Pfizer.
I RISCHI POSSIBILI – Non si tratta dell’unica anomalia. Gli studi sulla sigaretta elettronica (dei quali, secondo l’Oft, circa il 20% sarebbero legati ad interessi privati e l’82% indipendenti) si concentrano prevalentemente sugli effetti sulla salute a breve e medio termine. Nessuna relazione offre risposte sulle conseguenze della bionda tecnologica nel lungo periodo. Nel 2011, ad esempio, uno studio pubblicato su una rivista di politica sanitaria pubblica assicurava che le sigarette elettroniche comportano pochi o nessun rischio per la salute. Un altro rapporto, pubblicato negli Stati Uniti nel 2009 dalla Food and Drug Administration, invece, metteva in guardia dalla presenza di composti tossici. Altri esperti hanno, infine, lanciato l’allarme per la possibile riduzione della penetrazione di aria nei polmoni. Altri ancora hanno sottolineano i rischi per il cuore. Tutto mentre in diversi paesi, come Turchia, Brasile, Argentina e Singapore, hanno imposto un divieto totale al fumo tecnologico.
LA SOSTITUZIONE – Insomma, allo stato attuale, avere un quadro chiaro sui possibili problemi per la salute alimentati dalla sigaretta elettronica è impresa titanica, soprattutto se relativi al lungo periodo. In Francia la relazione dell’Oft, che considera le nuove bionde meno dannose delle tradizionali, era stata anticipata da uno studio dell’agenzia nazionale per la sicurezza dei farmaci che consigliava di non utilizzare lo strumento elettronico. Poche le certezze. L’Organizzazione mondiale della Sanità nel 2008 ha dichiarato che la sigaretta elettronica non può essere affatto considerata come una terapia per aiutare i fumatori a smettere. Lo studio odierno dell’Oft la considera una potenziale via d’ingresso al mondo del fumo. L’attenzione dei ricercatori è rivolta all’inalazione di glicole propilenico. E gli studi hanno dimostrato la non tossicità sui topi da laboratorio. In futuro sapremo di più.