L’ultima offesa: il Sappe querela Ilaria Cucchi
03/11/2014 di Stefania Carboni
Il Sappe, sindacato di polizia penitenziaria, querela Ilaria Cucchi perché «istiga all’odio e al sospetto nei confronti dell’intera categoria di soggetti operanti nell’ambito del comparto sicurezza». In una nota si precisa: «Dopo essersi improvvisata aspirante deputato, prendiamo atto che Ilaria Cucchi vorrebbe ora vestire i panni di pm, magari consegnando quelli da giudice al suo difensore per confezionare una sentenza sulla morte del fratello Stefano che più la soddisfi». La querela è stata depositata dal Sappe in queste ore.
IL SAPPE CONTRO ILARIA CUCCHI – «Bisogna finirla con essere garantisti a intermittenza, rispettando le sentenze solo quando queste fanno comodo – continua Donato Capece, segretario generale del Sappe – bisognerebbe mostrare pubblicamente anche le 250 fotografie fatte prima dell’esame autoptico (che dimostrano che sul corpo di Stefano Cucchi non c’era nulla) e non sempre e solo quella, terribile, scattata dopo l’autopsia e che presenta i classici segni del livor mortis. E quali sono le presunte nuove prove sulla morte del giovane che non sono state portate in dibattimento».
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Sindacato Sappe (polizia penitenziaria) querela Ilaria #Cucchi: “Istiga all’odio e al sospetto”. Pure.
— Francesco Fumarola (@fra_fuma) 3 Novembre 2014
«INTITOLARE STRADA A CUCCHI? STRUMENTALE» – Nella nota si parla dei «giudizi e illazioni contro la polizia penitenziaria, i cui appartenenti sono stati assolti due volte dalle gravi accuse formulate nei loro confronti». Non solo, si punta il dito contro l’iniziativa capitolina di intitolare una strada per Stefano. «È una proposta demagogica e strumentale. L’insieme delle dichiarazioni diffuse da Ilaria Cucchi – ha sottolineato Capece – pare, con ogni evidenza, voler istigare all’odio e al sospetto nei confronti dell’intera categoria di soggetti operanti nell’ambito del comparto sicurezza, con particolare riferimento a chi, per espressa attribuzione di legge, si occupa della custodia di soggetti in stato di arresto o detenzione. Questo non lo possiamo accettare. Proprio per questo abbiamo deciso di adire le vie legali nei confronti della signora Cucchi: a difesa dell’onore e del decoro della polizia penitenziaria».
«ABBIAMO VINTO STEFANO» – Intanto qualche ora fa Ilaria scriveva sui social: «Abbiamo vinto Stefano. Abbiamo vinto! Mi parlavano di morte naturale. Mi parlavano di te che ti eri spento. Abbiamo vinto. Hanno perso loro. Non noi. Non ci siamo arresi ed abbiamo vinto. Sono loro ad aver perso. Loro che non sono nemmeno capaci di dirci chi è stato a ridurti così. La giustizia non è per te. Non è per noi. Ma oramai tutti sanno e tutti hanno capito. Abbiamo vinto».
Ora Giuseppe Pignatone, procuratore capo di Roma, si è dichiarato disponibile a riaprire le indagini.
(Foto di copertina: Daniele Leone / LaPresse)