Sinodo della Famiglia, i divorziati risposati torneranno alla comunione?
30/09/2014 di Tommaso Caldarelli
Sinodo della Famiglia, una delle questioni centrali discussa dai vescovi che si riuniranno a Roma a partire da domenica per l’assemblea dei vescovi della Cristianità convocata da Papa Francesco sarà certamente quale comportamento tenere, o continuare a tenere, verso i cristiani in “situazioni canonicamente irregolari”, ovvero cristiani che hanno contratto matrimonio religioso in Chiesa e poi si sono separati, hanno divorziato e magari convivono in una nuova unione, e che magari hanno dei figli dalla prima o dalla seconda di queste unioni, o da entrambi, e quale debba essere il comportamento della Chiesa in relazione a questi casi.
DIVORZIATI SEPARATI, ALLARME NELLA CHIESA – Il questionario diffuso a tutte le diocesi parla chiaro, dalle varie parti della cristianità arriva l’allarme: “La realtà dei separati, divorziati e divorziati risposati è rilevante in Europa e in tutta l’America; molto meno in Africa e in Asia“, dove però sono comuni altre pratiche come “il matrimonio a tappe” basato sulla verifica della fertilità della donna, e in ogni caso “il numero crescente di conviventi rende il problema dei divorzi meno rilevante: la gente divorzia di meno, perché tende a sposarsi sempre di meno“.
Insomma, ad essere in crisi nelle terre di più risalente evangelizzazione è la tradizionale disciplina della famiglia cattolica: fondata sul matrimonio indissolubile fra un uomo e una donna. “Quel che Dio ha unito, l’uomo non divida”, dice Gesù rispondendo alla domanda diretta dei Farisei nel vangelo di Matteo, e su questa affermazione la Chiesa Cattolica fonda la sua dottrina sull’indissolubilità del matrimonio. E’ un fatto però che tale assetto sia ormai sempre più in discussione nel mondo moderno, e sono molti i cattolici che portano il peso del fallimento della loro unione.
FRA PECCATO E MISERICORDIA – Di questo, la Chiesa sembra volersi avvedere: “Tra quelli che vivono in situazione canonicamente irregolare, si riscontrano diversi atteggiamenti“, dice l’Instrumentum Laboris, “che vanno dalla mancanza di consapevolezza della propria situazione alla indifferenza, oppure ad una consapevole sofferenza“. Il punto infatti è che, chi ha abbandonato il proprio legame coniugale e sceglie la via della continenza, senza nuovi legami stabili con altre persone, non si trova in condizione di peccato; chi invece segue la via della nuova unione, per la dottrina della Chiesa è in situazione di peccato e dunque non può accostarsi alla Comunione, alla Confessione e, quel che è più sentito da molti cristiani, sorgono problemi quando c’è da battezzare un figlio proveniente da una delle due unioni, o quando si vuole essere padrini o madrine di comunione o cresima. Su questi dati di fatto, finora assunti come immutabili, impattano come un treno in corsa le parole e il pensiero del cardinale Walter Kasper, autore della relazione introduttiva al concistoro dei Cardinali che ha aperto il cammino del sinodo della Famiglia.
UNA NUOVA STRADA PER DIVORZIATI RISPOSATI – “Ieri, prima di dormire, ma non per addormentarmi, ho letto – ho riletto – il lavoro del cardinale Kasper e vorrei ringraziarlo, perché ho trovato profonda teologia, anche un pensiero sereno nella teologia“, ha detto Papa Francesco prima dell’estate. “Mi ha fatto bene e mi è venuta un’idea – mi scusi eminenza se la faccio vergognare –, ma l’idea è che questo si chiama ‘fare teologia in ginocchio”. Il cardinale Kasper, che ha dunque dato l’impostazione ideologica del Sinodo, ha sempre sostenuto di voler solo “porre questioni”, ma nella Chiesa mettere in discussione degli argomenti è già una presa di posizione che non rimane senza effetti. “La Chiesa può trovare una nuova strada affinché un divorziato risposato, dopo un periodo penitenziale, venga riammesso ai sacramenti“, ha dichiarato Kasper a Repubblica in marzo; “ogni peccato può essere perdonato se il peccatore lo chiede. Secondo me, davanti a Dio, non è possibile che esista una situazione in cui uno si trovi immerso in una buca senza via d’uccisa. Questo è contro la misericordia di Dio”, ha aggiunto a Famiglia Cristiana. Dunque, sacramenti ai divorziati risposati? “E’ una domanda che pongo. Ma non posso dare io una risposta, deve decidere la Chiesa“: e dunque, il Sinodo.
LE LINEE CONTRASTANTI – In concreto quel che è sul tavolo è l’idea di un percorso penitenziale, di un cammino sacramentale con cui il divorziato possa tornare ad essere ammesso a pieno titolo e pubblicamente nella Chiesa. Il che non vuol dire negare l’indissolubilità del matrimonio, si badi: “Dobbiamo essere chiari, la dottrina non si può togliere. Quello che si può fare è riflettere sulla differenza tra dottrina e disciplina e dunque capire su come agire“, continua Kasper. Tuttavia, se la prima unione è fallita, bisogna fare in modo che queste persone trovino comunque nella Chiesa la loro casa e non vivano la loro condizione in maniera penosa, e d’altronde testimonianze del genere stanno emergendo. La posizione del cardinal Kasper non è certo unanimemente accolta e benvoluta nella Chiesa: da più parti si sollevano voci che richiamano alla conservazione della linea più rigida, più pura, sulla pastorale della famiglia. La più netta, ne abbiamo parlato già su queste pagine, è quella dei cinque cardinali che hanno scritto un libro in i per l’editore Cantagalli.
LA LINEA DURA – Scrivono i cardinali Gerhard Muller, Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, Raymond Burke, Walter Brandmuller e Velasio di Paolis che “il Nuovo Testamento ci mostra Cristo che proibisce senza ambiguità divorzio e successive nuove nozze sulla base del piano originale di Dio sul matrimonio disposto in Genesi 1,27 e 2,24. La soluzione ‘misericordiosa’ al divorzio sostenuta dal cardinale Kasper non è sconosciuta nella Chiesa antica, ma di fatto nessuno degli autori giunti a noi e che consideriamo autorevoli la difende. Anzi, quando la accennano, è piuttosto per condannarla”; né può valere un paragone con la Chiesa Orientale che conosce procedimenti penitenziali, chiamati “Oikonomia”, che sarebbero inapplicabili nella Chiesa Cattolica. Accanto a questo libro si registrano gli interventi di altri importanti esponenti quali Angelo Scola, arcivescovo di Milano, e anche di George Pell, uno dei fedelissimi di Papa Franceso e che però, sui temi familiari, non condivide le nuove sirene Kasperiane. Insomma, la diversità delle posizioni è evidente: ma da quale parte sta Papa Francesco?
LA POSIZIONE DEL PAPA – La risposta è, da tutte e da nessuna. L’obiettivo del Papa, che pur condivide la linea di Kasper, è quella di provocare la discussione. Ne sia testimonianza il fatto che fra i vescovi e i prelati di nomina papale nel Sinodo ci sono moltissimi ecclesiastici su posizioni molto diverse da quelle del Cardinal Bergoglio. Scrive l’Espresso della settimana scorsa che “chiunque si aspetti cambiamenti epocali in materia di sessualità resterà deluso. E’ più probabile che il 15 ottobre arrivino dal Vaticano svariate sfumature di bianco che non un bagno di realtà. Papa Francesco dice molte cose, alcune le afferma, altre le accenna, ma sopratutto (…) intende favorire il dialogo. Lascia così in sospeso il suo uditorio, i tradizionalisti restano sconcertati ma non troppo, i progressisti plaudono, ma non troppo forte. (…) Comunque vada, però, non si torna indietro”.
Un significativo passo in avanti potrebbe arrivare non sul fronte della riammissione dei divorziati all’eucarestia, ma sulla procedura di nullità dei matrimoni cattolici, oggi estremamente macchinosa e in ultima analisi sempre affidata a Roma. Da più parti si chiede una velocizzazione e una procedura dei tribunali ecclesiastici molto più spedita, e tale soluzione è esplicitamente sponsorizzata dal Cardinale Angelo Scola; Papa Francesco su questo fronte ha già iniziato a muoversi ed è realistico che questa linea “troverà largo ascolto nel Sinodo”, scriveva sull’Espresso Sandro Magister.