Sinodo Famiglia 2015, le cinque cose da sapere
03/07/2015 di Tommaso Caldarelli
Sinodo della Famiglia, le cinque cose da sapere sull’assemblea dei vescovi della cristianità che si aprirà il prossimo ottobre in Città del Vaticano, seconda puntata dell’assemblea straordinaria sugli stessi temi, quelli della “Vocazione della Famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”, che Papa Francesco ha messo al centro delle riflessioni dell’episcopato.
SINODO FAMIGLIA, INSTRUMENTUM LABORIS: LE QUESTIONI CRITICHE
Molti passi e temi controversi sono stati anticipati dagli organi di stampa: gli omosessuali, le coppie risposate, le unioni civili, le nullità matrimoniali, le difficoltà economiche delle famiglie sono solo alcuni dei punti che l’episcopato dovrà affrontare nella discussione collettiva. E ad una più profonda lettura dell’Instrumentum Laboris, il documento preparatorio dell’Assemblea sinodale, si individuano alcune questioni che non potranno non risultare particolarmente delicate nell’analisi dei vescovi della cattolicità.
SINODO FAMIGLIA, I DIVORZIATI RISPOSATI DOVRANNO RIMANERE IN CASTITA’
Quella delle persone divorziate è stato uno dei principali temi che hanno monopolizzato la discussione lo scorso ottobre, durante i lavori del Sinodo straordinario, ancora sui temi della famiglia. Per la Chiesa innanzitutto c’è divorzio e divorzio: se il partner divorziato sceglie di proseguire il rapporto con il nuovo compagno, anche sul piano fisico, o se sceglie di viverlo in continenza “come fratello e sorella”; la differenza sta tutta qui. Per tutti, in ogni caso, vale la scelta della Misericordia.
Le persone divorziate ma non risposate, che spesso sono testimoni della fedeltà matrimoniale, vanno incoraggiate a trovare nell’Eucaristia il cibo che le sostenga nel loro stato. La comunità locale e i Pastori devono accompagnare queste persone con sollecitudine, soprattutto quando vi sono figli o è grave la loro situazione di povertà.
Quindi innanzitutto la Chiesa si pone il problema del farsi carico delle persone in stato di separazione e divorzio. Fra le notizie uscite, particolarmente importanti anche lo scorso ottobre sono risultate quelle su un ipotetico cammino di penitenza, sul modello della chiesa ortodossa, che riporti i divorziati nel seno della Chiesa. Sul punto, dice l’Instrumentum, ci sarebbe “comune accordo”. Ma bisogna leggere bene quali potrebbero essere le caratteristiche di questo cammino penitenziale.
Per affrontare la tematica suddetta, c’è un comune accordo sulla ipotesi di un itinerario di riconciliazione o via penitenziale, sotto l’autorità del Vescovo, per i fedeli divorziati risposati civilmente, che si trovano in situazione di convivenza irreversibile. In riferimento a Familiaris Consortio 84, si suggerisce un percorso di presa di coscienza del fallimento e delle ferite da esso prodotte, con pentimento, verifica dell’eventuale nullità del matrimonio, impegno alla comunione spirituale e decisione di vivere in continenza. Altri, per via penitenziale intendono un processo di chiarificazione e di nuovo orientamento, dopo il fallimento vissuto, accompagnato da un presbitero a ciò deputato. Questo processo dovrebbe condurre l’interessato a un giudizio onesto sulla propria condizione.
Insomma, per essere riammessi alla comunione con la Chiesa si dovrà percorrere un cammino penitenziale che porti la nuova coppia ad accettare le tradizionali regole della cattolicità, fra cui la vita in continenza. È escluso l’accesso ad una procedura di tipo ortodosso – nella chiesa greca, le nuove unioni vengono benedette “per la cura delle anime” – che, dicono i vescovi estensori del documento, ha presupposti del tutto diversi.
Il riferimento che alcuni fanno alla prassi matrimoniale delle Chiese ortodosse deve tener conto della diversità di concezione teologica delle nozze. Nell’Ortodossia c’è la tendenza a ricondurre la prassi di benedire le seconde unioni alla nozione di “economia” (oikonomia), intesa come condiscendenza pastorale nei confronti dei matrimoni falliti, senza mettere in discussione l’ideale della monogamia assoluta, ovvero dell’unicità del matrimonio. Questa benedizione è di per sé una celebrazione penitenziale per invocare la grazia dello Spirito Santo, affinché sani la debolezza umana e riconduca i penitenti alla comunione con la Chiesa.
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SINODO FAMIGLIA, GLI OMOSESSUALI NELLA CHIESA
La posizione della Chiesa cattolica sulle persone omosessuali sembra pronta ad evolvere, ma non certo nella direzione in cui taluni auspicano. Certo non c’è alcuna possibilità che la Chiesa vada a legittimare o accettare le unioni fra persone dello stesso sesso; quella che ci si aspetta è una rivoluzione di diversa portata.
Alcune famiglie vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con orientamento omosessuale. Al riguardo ci si è interrogati su quale attenzione pastorale sia opportuna di fronte a questa situazione riferendosi a quanto insegna la Chiesa: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia». Nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza. «A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione». Si ribadisce che ogni persona, indipendentemente dalla propria tendenza sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con sensibilità e delicatezza, sia nella Chiesa che nella società. Sarebbe auspicabile che i progetti pastorali diocesani riservassero una specifica attenzione all’accompagnamento delle famiglie in cui vivono persone con tendenza omosessuale e di queste stesse persone.
Quale sia il valore, importante ma non da travisare, di queste aperture lo illustra Francesco Grana, vaticanista del Fatto Quotidiano, intervistato da Intelligonews.
Ciò che in questo documento verso il Sinodo è importante, è che bisogno avere un’accoglienza particolare anche per le famiglie con tendenze omosessuali. Un padre e una madre che vanno dal sacerdote e vivono come una dramma il fatto che il figlio sia gay, non è certo che devono essere guariti con il loro figlio da quella che in maniera aberrante è stata definita una ‘malattia’. Semmai è l’opposto: è capire che le tendenze omosessuali vanno affrontate e superate in un contesto cristiano ma non sono come il Parkinson o l’Alzheimer… Questa è un’aberrazione nella quale, purtroppo, è caduta la Chiesa anche in tempi recenti. E c’è un’indicazione per i sacerdoti
Insomma, posizioni rivolte prima di tutto alla Chiesa, perché cambi i suoi atteggiamenti prima di tutto interni, il suo linguaggio spesso non accogliente nei confronti degli omosessuali, ma non le sue pratiche né le sue dottrine in materia di accettazione di eventuali unioni gay.
SINODO FAMIGLIA, NULLITA’ MATRIMONIO CANONICO
Non è un mistero: molti matrimoni sacramentali celebrati in chiesa sono in realtà nulli. I sacerdoti sono i primi ad ammettere di celebrarli nonostante non siano del tutto sicuri della loro effettiva validità, confidando nell’opera … “dello Spirito Santo”, ci ha confessato un presbitero. Ma in molti casi, un più facile accesso alle nullità ecclesiastiche, e sopratutto una più diffusa cultura della possibilità di dichiarare la nullità del vincolo, finirebbe per togliere d’impaccio molte coppie. Questo è certamente il punto sul quale, al termine del Sinodo di ottobre, ci si aspettano le più importanti novità e le più facili discussioni.
Un grande numero dei Padri ha sottolineato la necessità di rendere più accessibili ed agili, possibilmente del tutto gratuite, le procedure per il riconoscimento dei casi di nullità. Tra le proposte sono stati indicati: il superamento della necessità della doppia sentenza conforme; la possibilità di determinare una via amministrativa sotto la responsabilità del Vescovo diocesano; un processo sommario da avviare nei casi di nullità notoria. Alcuni Padri tuttavia si dicono contrari a queste proposte perché non garantirebbero un giudizio affidabile.
Il punto è questo: un sacramento, fra due battezzati, che vi accedono con consapevolezza di ciò che stanno facendo, è “rato”, ovvero indissolubile, anche al di là della consumazione dell’atto generativo. I capi della nullità sono molti, ampi e di vario genere, e la procedura è in generale molto lunga: basti pensare che non basta una sola declaratoria di nullità, ma è sempre necessaria la cosiddetta “doppia conforme”, ovvero il provvedimento deve essere confermato necessariamente anche dal Tribunale ecclesiastico di livello superiore. Questo è uno degli obblighi che il Sinodo probabilmente proporrà di abolire.
Circa la doppia sentenza conforme, larga è la convergenza in ordine al suo superamento, fatta salva la possibilità di ricorso da parte del Difensore del vincolo o di una delle parti. Viceversa, non riscuote unanime consenso la possibilità di un procedimento amministrativo sotto la responsabilità del Vescovo diocesano, poiché alcuni ne rilevano aspetti problematici. Diversamente, c’è maggiore accordo sulla possibilità di un processo canonico sommario nei casi di nullità patente.
La base di ogni sacramento cattolico dovrebbe essere la fede, ma non è raro che ci si sposi in Chiesa senza esserne completamente sicuri di aderirvi. Sul punto, il documento del Sinodo rimane vago.
Riguardo alla rilevanza della fede personale dei nubendi per la validità del consenso, si rileva una convergenza sull’importanza della questione e una varietà di approcci nell’approfondimento.
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SINODO FAMIGLIA, MATRIMONI CIVILI E CONVIVENZE: UN NUOVO APPROCCIO
Non tutti, e anzi, sempre meno persone scelgono di sposarsi in Chiesa: in realtà sempre meno persone scelgono di sposarsi. I dati e le tendenze a livello globale lo confermano, e la cattolicità si interroga su come venire incontro alle trasformazioni del mondo moderno. Innanzitutto, scrive il documento preparatorio, la Chiesa riflette su se sia il caso di smetterla con i toni a volte molto pesanti verso le persone non in un unione stabile e regolamentata.
Una dimensione nuova della pastorale familiare odierna consiste nel prestare attenzione alla realtà dei matrimoni civili tra uomo e donna, ai matrimoni tradizionali e, fatte le debite differenze, anche alle convivenze.
L’obiettivo per la Chiesa è comunque sempre quello del matrimonio sacramentale, ma in ossequio agli insegnamenti del Concilio Vaticano II, l’idea è quella di individuare nelle forme stabili di convivenza, anche non “regolari” secondo la dottrina cattolica, elementi di bellezza su cui si possa costruire qualcosa di nuovo e più simile agli obiettivi della dottrina.
Quando l’unione raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico, è connotata da affetto profondo, da responsabilità nei confronti della prole, da capacità di superare le prove, può essere vista come un’occasione da accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio. Molto spesso invece la convivenza si stabilisce non in vista di un possibile futuro matrimonio, ma senza alcuna intenzione di stabilire un rapporto istituzionale.
Ancora una volta dunque, più che un cambiamento dei contenuti, ciò su cui la Chiesa punta è innanzitutto un cambiamento dei linguaggi e degli stili comunicativi.
SINODO FAMIGLIA, ECONOMIA, POVERTA’ E CAPITALISMO
Il Sinodo della Famiglia si inserisce nell’anno in cui Papa Francesco ha proclamato il Giubileo della Misericordia. Prevedibilmente saranno le questioni dei diritti civili a guadagnarsi i titoli di prima pagina, ma le parole che i vescovi utilizzano sui problemi economici delle famiglie sono nette e pesanti.
Si è parimenti sottolineata la necessità di una evangelizzazione che denunzi con franchezza i condizionamenti culturali, sociali, politici ed economici, come l’eccessivo spazio dato alla logica del mercato, che impediscono un’autentica vita familiare, determinando discriminazioni, povertà, esclusioni, violenza. Per questo va sviluppato un dialogo e una cooperazione con le strutture sociali, e vanno incoraggiati e sostenuti i laici che si impegnano, come cristiani, in ambito culturale e socio-politico.
I problemi economici non sono certo gli unici che incontrano le famiglie, ma pesano e molto sulle spalle delle coppie che scelgono di unirsi per la vita.
Dal punto di vista dell’economia i problemi più rilevanti sono quelli collegati a salari insufficienti, disoccupazione, insicurezza economica, mancanza di un lavoro dignitoso e di sicurezza sul posto di lavoro, traffico di persone umane e schiavitù. Nella famiglia si riflette in modo particolarmente acuto l’effetto dell’inequità economica, che le impedisce di crescere: manca una casa propria; non si generano figli; quelli che ci sono hanno difficoltà a studiare e a rendersi indipendenti; resta preclusa la serena progettazione del futuro.
Per questo la Chiesa chiede ai governi un cambio di rotta deciso sulle politiche sociali in favore delle famiglie.